Il covid non ferma l’entusiasmo per le sfide di Sandro Gorli che ci parla della voglia di fare musica, del ricco cartellone di contemporanea del festival di Rondò 2021 e del lancio della Web tv
All’alba di una nuova stagione facciamo due chiacchiere con Sandro Gorli, direttore di Divertimento Ensemble, che quest’anno riparte con il lancio della web tv e un cartellone ricolmo di nuove iniziative. Di entrambi siamo curiosi di conoscere i contenuti.
Sembra che questo periodo stia fornendo più occasioni che impedimenti per voi: sono numerosissime le novità introdotte e la vostra offerta rimane ampia come sempre. È solo un’impressione? Come vi siete trovati a confrontarvi con un periodo simile e con le relative difficoltà?
Non è un’impressione; contrariamente a chi in questo periodo ha ridotto di molto la propria attività noi continuiamo a proporre novità e ad andare ancora una volta controcorrente; ma si sa che il futuro non è dalla parte verso cui scorre l’acqua, ma alla sorgente del divenire, e l’attenzione di Divertimento Ensemble è sempre stata rivolta verso il futuro, il nuovo, il non conosciuto; guardare al futuro, stando ben ancorati dove si è, cercando di non farsi portar via dalla corrente, corrobora e rinforza. L’arte è da sempre una cura per l’individuo e per la società, e, in questo periodo, è più necessaria del solito. Per debellare l’epidemia abbiamo bisogno del vaccino, ma per curare una parte dei danni che il covid ha prodotto e sta producendo l’arte ha una grande efficacia. L’isolamento forzato a cui siamo costretti spaventa tutti, l’incertezza del futuro, avvertita soprattutto dai giovani, toglie energie. Il confronto, al contrario, dà forza. Per questo vogliamo continuare ad offrire occasioni di incontro e di confronto ai giovani musicisti che seguono la nostra accademia, al pubblico che ci segue e naturalmente a noi stessi. Questa è la nostra risposta più umana, o forse dovrei dire “politica”, alla difficile situazione in cui ci troviamo.
Impresa ammirevole e ardua…
Dal punto di vista intellettuale devo confessare che mi sento molto aiutato nelle scelte delle strategie dalla mia attività di compositore, dalla pratica compositiva che per molti anni mi ha accompagnato giorno e notte insegnandomi a utilizzare i limiti in modo positivo, ad osservare le coincidenze per capire quello che succede, a credere nell’immaginazione, e a cercarla non solo dentro di me ma soprattutto in quello che succede intorno a me, nella realtà. Non è vero che in questo periodo ci sono più occasioni che impedimenti, ma sappiamo trasformare gli impedimenti in occasioni, le difficoltà in opportunità. Anche gli animali selvatici, quelli che devono pensare tutti i giorni a sé, in inverno si coprono di un pelo più lungo.
Ovvero?
Mi spiego meglio ripercorrendo il filo delle osservazioni e delle riflessioni che si sono trasformate nei nuovi progetti che proponiamo per i prossimi anni. Non era difficile osservare come tutti, dopo poche settimane di lockdown, avessimo un forte desiderio di far qualcosa insieme: nascevano cori spontanei dalle finestre dei cortili, si assisteva ogni giorno a nuove idee per stare insieme pur mantenendo la distanza fisica. Anche i musicisti di Divertimento Ensemble, non abituati a trascorrere così tanto tempo senza far musica insieme, avevano sicuramente voglia di tornare al loro lavoro: l’esecuzione di Flans di Franco Donatoni che avevamo programmato in un concerto di aprile dello scorso anno, l’abbiamo realizzata registrando ciascuno a casa sua la propria parte e poi sovrapponendo, ovviamente con qualche artificio, le singole parti. E il risultato è stato così buono che ho pensato: chissà come sarebbe venuta bene l’esecuzione di una partitura pensata per essere realizzata in questo modo, non suonando insieme ma sovrapponendo singole parti. E avrebbe dato la possibilità al compositore di scrivere un pezzo per un coro femminile formato da quaranta soprani con lo stesso identico timbro di voce, sovrapponendo la voce di un solo soprano che canta tutte le parti, o una partitura per un ensemble di 24 corni, inimmaginabile in altri contesti; visioni utopiche di qualcosa che nella realtà non può esistere.
Sembra proprio un metodo di lavoro drammaticamente attuale – lo “smart working” dei musicisti.
Così è nato il progetto Radio Musical Drama con le due commissioni a Solbiati e Dadone. Ma quell’esecuzione di Flans e la qualità delle singole registrazioni fatte tutte con cellulari, mi ha fornito un’altra idea: chiedere attraverso una “call” internazionale ai giovani musicisti europei di registrare con i loro telefoni i pezzi contemporanei del loro repertorio e pubblicare i migliori sul nostro sito, uno al giorno; e la scorsa primavera il progetto #iorestoacasa #esuonoperte è durato quasi due mesi. Quel progetto, elaborato, strutturato meglio avendo più tempo a disposizione, ha fatto nascere Young Performers on Digital Stage, la rassegna di 16 concerti solistici che inizierà in marzo ed entrerà nel palinsesto della nostra nuova web tv.
Tutto questo fa davvero pensare e ripensare alla “musica al tempo del covid” e al suo modo di intenderla e integrarla nelle nostre vite.
Devo confessare che il particolare repertorio di cui ci occupiamo, la musica di oggi, quella recentissima e soprattutto le prime esecuzioni, rivela in questo particolare momento una sua peculiare differenza dal grande repertorio del passato, una differenza che ha conseguenze pratiche evidenti. La grande musica del passato si rivolge a un pubblico molto più ampio del repertorio che offriamo noi, e – soprattutto il repertorio sinfonico e operistico – ha bisogno di un grande pubblico; senza pubblico sembra perdere la sua necessità ed è messa in difficoltà anche dal punto di vista economico: le grandi sale, i teatri devono essere pieni per “mantenersi”. La musica d’oggi è espressione più diretta del pensiero contemporaneo – non che Beethoven non lo sia, ma lo è in modo meno diretto – e paradossalmente può continuare a vivere anche senza pubblico; i compositori continuano a scrivere, la produzione musicale non si è ridotta in questo periodo, il disagio non frena la creatività, e la necessaria e continua produzione costituisce una forte spinta alla nostra attività (in questo senso andiamo “con” la corrente).
Ma le iniziative sono davvero tantissime – Musica e moda, Merge up!, Radio Musical Drama; cosa vi ha spinto verso tutte queste direzioni?
In parte ho già risposto a questa domanda: ci spinge la forza creativa dei compositori, la sintonia che sentiamo con loro, la comprensione delle loro necessità. I tre progetti da lei citati hanno in comune l’offerta di nuovi “paesaggi” alla creatività dei compositori, lo spostamento dei “limiti” entro cui agire. Di Radio Musical Drama ho già detto: mettiamo a disposizione dei compositori un’utopica orchestra visionaria senza limiti e, vantaggio non indifferente, possibile anche in lockdown. Merge up! e Musica e moda sono progetti nati molto prima dell’assalto del virus, nel contesto del network europeo Ulysses del quale Divertimento Ensemble fa parte da otto anni. Il primo consiste nell’invito alla formazione di un collettivo di compositori, o nel sostegno di un collettivo già esistente, per la creazione di un’opera scritta a più mani. Il secondo mette in relazione giovani stilisti e giovani compositori nella ricerca dei punti di contatto di due linguaggi, molto diversi per i materiali utilizzati e per la funzione svolta, ma entrambi linguaggi formalizzati e quindi necessariamente con punti di contatto fra loro; la forte spinta che da qualche anno i giovani stilisti stanno manifestando per la “sostenibilità” ecologica del loro lavoro, e quindi la loro attenzione non più solo fortemente commerciale ma rivolta al “sociale”, è un’altra ragione che ci ha spinti ad elaborare il progetto. Entrambi i progetti nascono e iniziano i lavori nel 2021 ma avranno la loro conclusione e i risultati solo nel 2022.
Riprendendo le riflessioni di prima, sono in molti a pensare che dopo questa pandemia alcuni dei cambiamenti avvenuti in ambito lavorativo verranno mantenuti anche oltre l’emergenza. Come valutate l’apporto dei mezzi di comunicazione virtuale in questo senso?
L’utilizzo della comunicazione online e delle potenzialità del web applicate sia alle attività di formazione che a quelle performative è una delle novità che oggi caratterizzano molte attività. Divertimento Ensemble è stato costretto a sperimentare – e sta tuttora sperimentando – una serie di attività “a distanza” a causa delle restrizioni imposte dall’epidemia.
E dunque?
La crisi anche economica che tutto il mondo sta vivendo provocherà una rottura delle consuetudini che obbligherà i sistemi a reinventarsi e darsi nuove regole. Non sappiamo come sarà il dopo emergenza, ma crediamo che alla prudenza che in questo periodo ha in qualche modo rinsaldato la società, dato responsabilità agli individui, creato solidarietà e ristabilito una certa disciplina, debba subentrare una decisa audacia nelle nuove proposte. Stiamo maturando una consuetudine per gli strumenti digitali che si depositerà sul sentimento comune della gente e non ci abbandonerà più. Contemporaneamente però ci accorgiamo di quanto ci manchino i rapporti umani diretti, di quanto sia importante condividere esperienze spirituali ed emozioni. Stiamo imparando che più cresce la civiltà digitale più assumerà importanza, bellezza e perfino valore economico tutto ciò che ci manterrà umani. Stiamo forse assistendo all’inizio di una nuova era digitale e alla nascita di un nuovo umanesimo in cui la comunicazione digitale rinforzerà i rapporti umani anziché impoverirli, e potrà diventare una nostra prassi quotidiana e una vera ricchezza.
Sono parole che riempiono di ottimismo. Se ho capito bene, una nuova strategia per rimpiazzare (temporaneamente) i concerti dal vivo è la web TV DEDS?
Con le convinzioni maturate nell’ultimo anno a cui ho appena accennato, abbiamo introdotto nelle nostre linee strategiche l’utilizzo della comunicazione online nella nostra offerta musicale, applicandola ad alcune attività e facendole convergere nella nuova web TV Divertimento Ensemble Digital Stage. È appena nata, e dovrà crescere, svilupparsi e consolidarsi, ma la sua fisionomia è chiaramente individuabile fin d’ora: ha un suo palinsesto che alterna produzioni specifiche e riprese di concerti programmati “in presenza”, ovvero i concerti di Rondò, e un archivio sempre presente e consultabile on demand dove confluirà tutto quello che viene trasmesso e parte del nostro attuale archivio. Per ora e fino a quando continuerà l’emergenza Covid assorbirà anche tutta la programmazione che non potrà essere realizzata in presenza. Sarà accessibile in abbonamento, mensile o annuale, a costi molto contenuti e, raddoppiando l’offerta e rendendola ancor più variegata, aprendo nuove vie di accesso alla musica d’oggi, ne aiuterà la diffusione.
Abbiamo visto sdoppiarsi la figura del compositore in residence. A cosa si deve questa scelta?
A una nostra maggior attenzione al tema della parità di genere. Nulla vietava ovviamente anche prima che il compositore in residence fosse una donna; ma di fatto nei nove anni da cui abbiamo introdotto la figura del compositore in residence abbiamo avuto solo una compositrice e otto compositori. Non è strano perché la percentuale delle compositrici rispetto ai compositori corrisponde all’incirca alle nostre scelte. La decisione di sdoppiare la figura del compositore in residence e di avere tutti gli anni una compositrice e un compositore è un nostro piccolo contributo alla parità di genere, un’offerta di pari opportunità. E siccome i cinque pezzi eseguiti nella stagione, la commissione di un nuovo pezzo e il CD che offriamo ai compositori in residence costituiscono un aiuto non indifferente ai giovani compositori, in questo modo ne aiutiamo il doppio.
Foto di Giovanni Daniotti
In copertina: Sandro Gorli