Sei anni dopo il primo episodio il magnetico Cumberbatch torna a interpretare il mago newyorchese impegnato a salvare l’umanità. Questo nuovo cinecomic a sfondo un po’ mistico è un turbine spettacolare di incantesimi di ogni sorta e colore, spiriti e morti viventi per la verità più grotteschi che davvero spaventosi, in stile Raimi. E il patchwork dell’assurdo ha in serbo nel 2022 molte altre novità
Sei anni fa, in occasione dell’uscita nelle sale del primo Doctor Strange, su Cultweek scrivevamo: “sarebbe opportuno accompagnare allo sbigliettamento un’avvertenza: lasciate perdere la trama e godetevi due ore buone di caleidoscopico spettacolo”. Cos’è cambiato da quell’esordio cinematografico del mago newyorkese, interpretato dal sempre bravo (e un po’ marpione) Benedict Cumberbatch, fino al nuovissimo Doctor Strange nel multiverso della follia? Tutto e niente. Innanzitutto è cambiato il regista, e quindi, almeno in parte, le atmosfere: allo scopo dichiarato di ottenere un prodotto più dark, persino con qualche furba incursione nell’horror, la Disney, proprietaria del marchio MCU, ha deciso infatti di affidarsi a un maestro del genere, Sam Raimi, che fa così il suo ritorno nel mondo dei fumetti su pellicola dopo la primissima trilogia di Spider Man di fine anni ’90 e inizio 2000.
A rimanere immutato, invece, è in buona parte tutto il resto: se il versante space opera demenziale di Thor, Guardiani della Galassia e soci può essere definita la sbronza molesta di casa Marvel, al filone mistico di Doctor Strange e in parte dell’ultimo Spider Man: No Way Home spetta di diritto la palma del cinecomic all’allucinogeno pesante. Ma, mentre il capitolo precedente era soprattutto un godibilissimo delirio visivo (in 3D, per giunta), stavolta anche la narrazione ci mette del suo, e qui cominciano i guai. Sul piano della spettacolarità il livello resta altissimo come da tradizione, ma sul fronte della trama persino lo spettatore più affezionato non potrà ignorare quella che per ora è un’evidente regressione rispetto alle “fasi” precedenti del Marvel Cinematic Universe. Un passo indietro non tanto (non solo) in termini di qualità, ma soprattutto di stile: il nuovo ciclo di film e serie improntato sull’incrocio di linee spazio-temporali, inaugurato con Avengers: Endgame, proseguito con l’ottima serie tv Loki, con il decisamente meno ottimo No Way Home e ora con Doctor Strange nel multiverso della follia, somiglia sempre di più a quelle saghe a fumetti a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 in cui sospensione dell’incredulità ed espedienti di sceneggiatura privi di qualsiasi logica bastavano a giustificare addii e ritorni, morti e resurrezioni. Nel mezzo, viaggi spaziali, realtà alternative e, naturalmente, botte da orbi.
In questo la pellicola di Raimi non delude né annoia, offrendo al pubblico due ore che viaggiano un po’
dappertutto e a casaccio, ma di sicuro viaggiano veloci, a patto di non farsi domande su fermate o
capolinea. A impreziosire il tutto, una nuova, corposissima infornata di fan service, che fin dai trailer aveva infiammato le platee di appassionati, alla ricerca di indizi su questa o quella prossima uscita. Mai come questa volta non mancheranno le sorprese, anche nel cast, accanto ai dichiarati e confermatissimi co-protagonisti di lungo corso, tra cui spicca la sempre più inquietante Elizabeth Olsen/Scarlet Witch, fresca reduce dai traumatici avvenimenti della bella miniserie (la prima a marchio Marvel) Wandavision.
A seguire, i graditi ritorni di Benedict Wong e Rachel McAdams e del cattivo Chiwetel Ejiofor, a cui si aggiunge la valida new-entry Xochitl Gomez, adolescente finalmente lontana, per personaggio e interpretazione, dai soliti canoni hollywoodiani. Ma è ovviamente la coppia Cumberbatch-Olsen a fare gli onori di casa e monopolizzare lo schermo, tra doppioni dell’uno e dell’altra, incantesimi di ogni sorta e colore, spiriti e morti viventi per la verità più grotteschi che davvero spaventosi, come è da sempre nello stile di Raimi (e, a tal proposito, non poteva mancare il cammeo di un certo Bruce Campbell…). A incorniciare il tutto, le musiche del pluripremio Oscar Danny Elfman, che riesce persino a ritagliarsi un momento in puro stile Fantasia, componendo un duello magico a colpi di note e spartiti.
Ma la sensazione è che in Doctor Strange nel multiverso della follia, come recita il titolo stesso, qualunque idea o proposta surreale sarebbe stata ben accetta, pur di alimentare un patchwork dell’assurdo che dovrebbe proseguire sullo stesso tema anche con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, previsto in uscita a febbraio 2023. Prima, però, toccherà passare per i prossimi Thor: Love and Thunder e Black Panther: Wakanda Forever, ennesimi capitoli di un ottovolante sempre più ingarbugliato e che non accenna minimamente a rallentare.
Doctor Strange nel multiverso della follia di Sam Raimi, con Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen,
Xochitl Gomez, Benedict Wong, Rachel McAdams, Chiwetel Ejiofor