“La fiesta silenciosa”, girato nel 2019 da Diego Fried, protagonista Jazmin Stuart, attivista dei diritti delle donne, è il racconto di uno stupro. Quello che subisce Laura pochi giorni prima del suo non entusiasmante matrimonio. Si ritroverà vittima due volte: dell’evento in se stesso e della reazione degli uomini che ha intorno, il padre per primo, desiderosi di vendetta per sé più che di giustizia per lei
E così, in una serata un po’ fredda di fine novembre ci siamo messe tranquille, mia figlia ventenne e io, a guardare La fiesta silenciosa, film argentino di Diego Fried girato nel 2019 ma solo quest’anno approdato nelle sale. L’assolata campagna argentina dove si apre il racconto contrastava con il buio della nostra stanza, eppure già dalle prime immagini l’inquietudine inizia a pervaderci.
La protagonista, Laura, guida nervosamente fino alla casa di campagna del padre con accanto il promesso sposo Dani. Il giorno dopo ci sarà una grande festa per il loro matrimonio, ma se c’è una coppia che appare mal assortita questi sono loro. Anche l’entusiasmo del padre di Laura quando li accoglie ha qualcosa di stonato, di eccessivo, di morboso con tutti quei “principessa”, quasi che l’essere Laura una donna forte e volitiva non basti.
Nel prato antistante la veranda sono già disposti i tavoli e le sedie, ma nonostante la luce dorata del pomeriggio tutto sembra opaco, poco curato. Laura sembra nervosa, e non basta dirsi che forse tutte le future spose lo sono, il suo nervosismo è un misto di irrequietezza, d’insoddisfazione e di una noia che viene da lontano. Così sembra normale che, invece della siesta, decida di allontanarsi dalla casa per una passeggiata. Laura attraversa i campi e sconfina nel prato di un’altra casa.
Ecco, in quel momento la tranquillità mia e della ventenne accanto a me si sfalda. La tentazione è quella di smettere di guardare, di fare altro, di allontanarsi. Sai già che va a finire male.
C’è una festa, una festa silenziosa. La festa è silenziosa perché ognuno dei ragazzi e delle ragazze che vi partecipano indossano delle cuffie dove tutti ascoltano la stessa musica, ma senza che i suoni si disperdano nell’aria. L’atmosfera è irreale e forse è proprio quello di cui ha bisogno Laura (interpretata dall’attivista per i diritti delle donne Jazmin Stuart), che ha voglia di distrarsi, forse di dimenticare. Quando inizia a ballare con uno degli invitati, Gabo, forse non sa ancora bene cosa vuole, poi, poco a poco le cose prendono una certa piega e Laura decide di appartarsi con lui. Si baciano, si abbracciano, forse vogliono fare sesso, ma in quel momento arriva un amico di Gabo, Maxi, che la stupra. Ecco.
Si era capito dove si andava a finire.
Improvvisamente io e la ventenne sappiamo perché ci sentivamo inquiete. Perché sappiamo benissimo che potevamo esserci noi al posto di Laura. Non ha importanza se in quel frangente ci saremmo comportate in modo diverso, sappiamo solo che condividiamo un’atavica e profonda consapevolezza del fatto che queste cose accadono continuamente. E se non accadono è solo perché le donne sono costrette a vivere in uno stato di allerta continuo.
Ma la scelta intelligente del film, non perfetto ma coinvolgente, è che Laura non deve affrontare solo la violenza sessuale. C’è una violenza generale che permea lo spazio intorno alle donne, che le circonda, le coinvolge, le segna giorno dopo giorno. E’ la violenza di un patriarcato che nega la capacità delle donne di pensare e agire per sé. E’ la violenza che nega la loro autodeterminazione, la possibilità di fare scelte indipendenti.
Quando Laura torna a casa intontita, ancora senza capire bene cosa è successo, si scontra con un altro tipo di violenza, cioè il paternalismo del padre (Gerardo Romano) che prende in mano la situazione dicendole: “È una cosa da uomini, hai già fatto abbastanza casini”. E per questo la chiude a chiave nel locale caldaia, per impedirle di prendere una qualsiasi decisione in modo autonomo. Una violenza dopo la violenza. Quando lui esce nella notte insieme a Dani armato di tutto punto è per “farsi” giustizia. Perché se solo per un attimo pensate che stia andando a fare giustizia per Laura, beh allora siete degli ingenui.
Chiaramente non vi dico come il film va a finire, del resto potete scoprirlo voi oggi stesso, visto che per la sua uscita è stata scelta come data simbolica quella del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Ora, io non amo le “giornate” dedicate, così come non mi dice niente che La fiesta silenciosa sia definito un “revenge movie al femminile”. Mi intristisce che ci sia ancora bisogno di sottolineare “al femminile”.
Però è anche vero che quando la violenza nei confronti delle donne è ancora così pervasiva, così intessuta a doppio filo con la vita di tutte noi, quando bastano delle scene di una festa, per quanto silenziosa, per mettere in allarme anche due donne sedute a osservare le immagini, beh forse allora anche 24 ore possono essere un inizio, anche se sono 24 ore di una fredda e grigia giornata di fine novembre. Chissà che oggi si intraveda anche un raggio di sole.
La fiesta silenciosa di Diego Fried, con Jazmin Stuart, Esteban Bigliardi, Gerardo Romano, Lautaro Bettoni, Gaston Cocchiarale