La nuova stagione del Teatro Fontana riparte con la rassegna “Suite Amletica”: due monologhi ospitati nel chiostro cinquecentesco adiacente al teatro, in bilico tra essere o non essere.
«Essere o non essere questo è il problema». Nell’era della tecnologia vien da chiedersi quanti followers avrebbe Shakespeare. Una delle pagine più affascinanti della storia del teatro occidentale è rappresentata – ça va sans dire, per chi volesse cimentarvisi – dai versi del Bardo dell’Avon. È da qui, dalla figura dell’Amleto, che riparte la stagione en plein air del teatro Fontana. All’aperto perché lo storico chiostro cinquecentesco adiacente al teatro sarà trasformato nello spazio scenico dove si potrà assistere nei lunghi week-end di fine settembre alla mini rassegna Suite Amletica. Due spettacoli, due riprese di giovani produzioni si avvicenderanno per proporre agli spettatori un viaggio nel mondo dell’animo tormentato del principe di Danimarca, ossessionato dal fantasma del padre.
Il primo spettacolo in scena dal 20 al 22 settembre vedrà protagonista Michele Sinisi. Con questo stesso spettacolo, Amleto prodotto da Elsinor con il partenariato tecnico di Artefattiadp – Claudio Kougla studio, 2006, l’attore, regista e fondatore di Teatro Minimo aveva aperto nel 2016 la ventesima edizione del Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria. Un giullare rabbioso e solitario quello interpretato da Sinisi che impersona un dialogo con sedie vuote. Sullo schienale di ognuna di esse è scritto il nome di tutti gli altri personaggi, qui assenti, della tragedia. Ombre pesanti sul cuore e nella mente. Un’unica, costante presenza – assenza rivelatrice di quanto accaduto è costituita dal fantasma del padre. L’Amleto di Sinisi è un uomo ingabbiato nei suoi tormenti rimasto a parlare e rappresentare da solo in maniera istrionica e irata la sua vicenda, davanti a sedie. Verrebbe da pensare alla tecnica della sedia vuota nello psicodramma, ma non si è sicuri che nello spettacolo di Sinisi si arrivi poi a una reale integrazione.
Disgregante e solitario anche il secondo monologo, protagonista della rassegna dal 27 al 29 settembre. Il progetto, l’interpretazione e la drammaturgia sono a cura di Marco Cacciola che si è avvalso della collaborazione di Marco Di Stefano (anche co-regista) e di Lorenzo Calza, Michelangelo Dalisi e Letizia Russo per la scrittura e selezione dei testi. Amleto è un pretesto per indagare e riflettere su diverse tematiche, in primis sul rapporto tra pensiero ed azione. Conflitto vivo per chi si mette in scena e si cimenta con uno stare. Sul palcoscenico come nella vita. Io sono. Solo. Amleto è il viaggio soprattutto di Marco Cacciola, attore occorre dirlo che nella sua professione è entrato a far parte della scuderia di Antonio Latella. Forse sarebbe interessante osservare se davvero ci siano fili conduttori tra i performers che arrivano dallo stesso “padre” artistico.