Un grande attore è al centro di “Noi e loro”, scritto e diretto dalle sorelle Delphine e Muriel Coulin. Fa un padre vedovo con due figli, un ferroviere dai principi sani che deve affrontare una sorte duplice e opposta. Se il secondo figlio, gentile e studioso, sta per mettere piede alla Sorbona, il fratello maggiore si è legato ad amici di estrema destra che sfogano la loro rabbia picchiando il primo straniero a tiro. Un film didascalico, che si conclude un po’ alla legal thriller con la disperata arringa del protagonista, pronto ad accusarsi di non aver fatto abbastanza per far evitare il solco che oggi lo divide dal ragazzo
Pierre (un immenso Vincent Lindon), protagonista di Noi e loro, ha cinquant’anni, fa il ferroviere, è rimasto vedovo con due figli piccoli e li ha cresciuti con amore e abnegazione, cercando di insegnare loro ciò che ritiene giusto: principi sani, inclusivi, etica del lavoro, rispetto reciproco. Con il figlio più piccolo, che ha appena finito il liceo ed è riuscito a farsi ammettere alla Sorbona, sembra che tutto sia andato nel migliore dei modi: Louis (Stefan Crepon) è un ragazzo gentile, studioso e affettuoso, disponibile con tutti, pacato e ottimista. Il figlio maggiore, Felix detto Fus (Benjamin Voisin), invece, non ha voluto nemmeno concludere le scuole superiori, gioca a calcio senza grandi prospettive, lavora svogliatamente come metalmeccanico e il suo tempo libero lo passa con un gruppo di amici di estrema destra, il cui unico scopo sembra quello di menare le mani e sfogare rabbie e frustrazioni contro il malcapitato straniero di turno.
Per Pierre ogni gesto, ogni passaggio o scoperta, è un’ulteriore tappa in una sorta di discesa all’inferno che pare non aver fine: perché davanti al furore cieco che non sente ragioni e non ascolta alcuna invocazione alla pazienza e al dialogo, sembra davvero non ci siano strade praticabili. E Fus, in fondo, nella sua tragica parabola discendente, sembra purtroppo la dimostrazione di una drammatica certezza: con i figli non ci sono certezze, mai. Pensi di aver fatto tutto bene, il meglio che potevi, comunque tutto ciò che era umanamente possibile, ma non è abbastanza, non lì, non in quel momento, non con quel ragazzo. Con suo fratello sì, e senza particolare fatica, invece con lui no: e non sai perché. Puoi colpevolizzarti quanto vuoi, cercare risposte, gridare domande, ma non serve a niente. Davanti a certe questioni ci si perde, pur con tutta la buona volontà.
Noi e loro è un film che potrebbe essere didascalico, e a tratti quasi lo diventa, soprattutto nella parte finale quando la storia di una famiglia infelice – come tante, ognuna a modo suo – rischia di voler diventare ad ogni costo una storia esemplare. Così si trasforma in una sorta di legal thriller, con tanto di arringa finale in cui un padre che rappresenta tutti i padri si chiede ad alta voce dove abbiamo sbagliato, cosa è andato storto, quando abbiamo cominciato a scavare questo solco terribile tra noi e loro. Quando è diventato un fossato invalicabile con tanto di coccodrilli divoratori di uomini e di speranze? Domande sincere, che non forniscono risposte prefabbricate, anzi aprono al contrario squarci di senso e di spavento. Perché quello che succede nella famiglia di Pierre, in Francia, alla periferia di Metz, accade ogni giorno in molte città europee, in una deriva verso destra sempre più inquietante e radicale.
Un film tutto maschile, nonostante la presenza dietro la macchina da presa di due donne, le sorelle Delphine e Muriel Coulin, che hanno tratto la sceneggiatura di Jouer avec le feu (questo il bel titolo originale) dal romanzo di Laurent Petitmangin Quello che serve di notte, pubblicato in italiano da Mondadori. In realtà forse l’assenza di una figura femminile importante (la moglie di Pierre, la madre dei due ragazzi, è scomparsa prematuramente e non ci sono altri personaggi significativi) sembra alludere a una mancanza non solo affettiva. Come se la tragedia che segna il destino dei protagonisti fosse in qualche modo legata anche e soprattutto a un venire meno del principio femminile, inteso come istanza di comprensione e confronto. Chissà! viene da rispondere. Chissà se basterebbe ad aprire le menti chiuse nell’ottusità più gretta. Chissà se la presenza di una figura materna potrebbe davvero fare la differenza. Sarebbe bello pensarlo. Crederci davvero è un po’ più difficile.
Noi e loro, di Delphine e Muriel Coulin, con Vincent Lindon, Benjamin Voisin, Stefan Crepon, Arnaud Rebotini, Édouard Sulpice