La produttrice e documentarista russa Vera Krichevskaya racconta in “Tango con Putin” le vicende di un’emittente moscovita partita come progetto rivolto a un pubblico giovanile. Le cupe vicende degli ultimi dieci anni, le sorti tragiche degli oppositori del regime e le guerre in terra ucraina, hanno trasformato quel canale tv in una voce dell’opposizione al regime, moderna, scomoda e alla fine stroncata dal potere. Al centro l’esuberante personalità della proprietaria Natasha Sindeeva
La difficile circolazione in Russia di un’informazione veritiera e indipendente, il che vuol dire in primo luogo (ma non solo) non controllata dal potere di Putin, è certamente uno dei temi sollevati nel dibattito pubblico mondiale, con ancora più forza, dalla guerra scatenatasi in Ucraina in seguito all’invasione russa. Ed è anche tra i più difficili da sviscerare, per le scarse evidenze a disposizione dei media mondiali e per la difficoltà di cercarle in un paese costantemente sorvegliato dagli apparati polizieschi e di sicurezza dai quali lo stesso presidente proviene.
In questo senso è interessante Tango con Putin, scritto e diretto dalla produttrice e documentarista Vera Krichevskaya che in qualche modo vede dall’interno quell’universo. Anche lei ha fondato e fatto parte di Dozhd tv, progettata nel 2008 al momento del passaggio di consegne dal presidente in carica, già al suo secondo mandato, a Dmytri Medvedev, (che vediamo in visita alla redazione). Questo sviluppo, scambiato per una svolta politica e culturale, aveva suscitato speranze di “liberalizzazione” in una parte del mondo russo. Così quella nascente impresa televisiva, pensata come un network rivolto soprattutto a un mondo giovanile speranzoso di vedere il proprio paese imboccare una strada moderna, si trasformò in breve tempo in un organo di informazione alternativa al potere, libero, naturalmente scomodo. Il film racconta la sua tribolatissima storia politica, editoriale ed economica: chiuso e riaperto più di una volta dal potere, è stato infine cancellato dal governo, all’inizio di quest’anno, grazie alle leggi liberticide in fatto di informazione varate sfruttando le condizioni determinate dalla situazione bellica. Dozhd viene proibita perché dichiarata “agente straniero”. Il che provoca il trasferimento di ciò che era rimasto della redazione a Riga, in Lettonia, da dove ha continuato a trasmettere attraverso il canale YouTube della sua proprietaria, Natasha Sindeeva,.
Dirigente di una radio musicale moscovita ed esponente di un’alta società che certo non disdegnava l’esibizione delle proprie condizioni di vita privilegiate, Sindeeva progetta e fa debuttare il suo canale tv, nato in quei mesi promettenti del 2008 (ma le trasmissioni partirono solo nell’aprile 2010) con l’aiuto del marito, l’investitore russo Alexander Vinokurov che si dimostra per tutta le vicenda leale sostenitore del progetto. Ben presto lo staff si forma selezionando soprattutto giornalisti, producer, reporter interessati a diventare protagonisti di una comunicazione diversa da quella ufficiale del paese: un’informazione sul campo, impegnata in prima linea sui fatti, libera da condizionamenti politici. Ciò sarà il motivo del suo successo editoriale ma anche causa di difficoltà crescenti nei rapporti col potere economico e politico.
Il titolo originale Tango con Putin e la citazione di Jim Morrison con cui si apre il film (“chiunque controlla i media, controlla le menti”) anticipano il taglio svelto e pop di questo auto-documentario (passato a Pordenone Docs 2022 – Le voci dell’inchiesta), che alterna le interviste a chi ha lavorato in questa impresa, alcuni rimasti nello staff, altri usciti e poi in qualche modo tornati, come la regista, ai molti eventi documentati in oltre dieci anni, delle bombe all’aeroporto di Domodedovo alle proteste di piazza per le forzature della Costituzione e i brogli elettorali, dagli arresti e la repressione che hanno segnato l’inizio della guerra in Ucraina e dei combattimenti nel Donbass, alle vicende spesso tragiche degli oppositori come Boris Nemtsov, il cui cadavere fu ritrovato nel 2015, o l’ancor più famoso e battagliero Aleksei Navalny, fino alle clamorose e discusse performance delle Pussy Riot.
Ma al centro del racconto, personaggio chiave e filo conduttore delle vicende, c’è l’istrionica Sindeeva, imprenditrice/fondatrice alla cui passione per la danza si deve il titolo italiano (l’originale è F@ck this job) la cui vitalità si scontra spesso coi toni disillusi del marito e della regista. Perché se alla lettera Dozhd significa “pioggia”, nell’idea originale di Natasha il suo doveva essere “il canale dell’ottimismo”, dominato cromaticamente dal rosa (ma la regista del film dice “il nome più adatto sarebbe stato: il canale dell’avventura”). Gli sviluppi della politica russa, di cui questo racconto è anche un utile ripasso storico, saranno invece sempre più tetri e scoraggianti, e in qualche modo determineranno come inevitabile l’impegno sempre più diretto dell’emittente e della redazione nel fronte anti-Putin. E lei dovrà agire in prima persona il conflitto col capo del Cremlino. Anche per difendere con ogni mezzo la sua impresa, non governativa, eccezionale e costosa, dalle minacce e dagli attacchi soprattutto informatici, che via via negli anni diventeranno sempre più minacciosi.
Tango con Putin, documentario di e con Vera Krichevskaya e Natasha Sindeeva, Alexander Vinokurov