Il mito cine-letterario ridotto a eroe da battaglia: 70 milioni di $ (il budget) e non li dimostra
A 83 anni da Dracula di Tod Browning, la Universal decide di produrre un’altra pellicola, l’ennesima forse, con al centro la leggenda del vampiro più famoso della storia. Ma Dracula Untold, diretto dall’esordiente Gary Shore e che vanta un rispettabile budget da 70 milioni di dollari, arriva nelle sale con uno scopo piuttosto preciso: raccontare la genesi del terribile mostro succhia sangue. Così il palestrato Luke Evans si presenta nei panni del conte Vlad III di Valacchia, personaggio realmente esistito, che ispirò inizialmente il personaggio letterario creato da Bram Stoker: meglio conosciuto come l’impalatore, difende il suo regno e i suoi cari dall’invasione dell’esercito turco capeggiato da Maometto II (impersonato qui da Dominic Cooper).
Il film è una discutibile e decisamente radicale rivisitazione di un grande mito, che abbandona i classici caratteri gotici, e la suspense di origine erotica e horror, in favore dell’epica e di una scontata violenza al servizio delle battaglie.
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Un’operazione che dovrebbe servire a umanizzare un personaggio che mai, però, il pubblico ha voluto vedere dal lato umano, attratto com’è dallo spaventosamente perfetto alone di mistero e paura in cui è sempre stato immerso. Perché, come dice proprio lo stesso Vlad III, «l’uomo non teme le spade, ha più paura dei mostri».
Così non bastano a salvare l’operazione gli spettacolari e ricchi effetti speciali: la sostanza di Dracula Untold è friabile fin dal cuore della narrazione: difficile digerire un vampiro, divenuto tale per il bene della famiglia, e che oltretutto combatte i cattivi invasori. Un blockbuster poco riuscito perché pensato troppo con gli occhi rivolti al botteghino, che verrà archiviato alla svelta come un ennesimo reboot, una riedizione tra tante.
“Dracula Untold”, di Gary Shore con Luke Evans, Dominic Cooper
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