Marco D’Amore e Vinicio Marchioni sono i protagonisti di “Drive Me Home”, esordio in regia del torinese Simone Catania. Amici inseparabili fino a 15 anni, poi emigrati dalla Sicilia per cercare senso e fortuna in Europa. si sono persi di vista. Ma quando la loro casa d’origine sta per essere venduta, si metteranno in cammino per salvarla. Cominciando a capire cosa vuol dire lasciare la propria terra
Drive Me Home di Simone Catania, presentato all’ultimo Torino Film Festival, è il lungometraggio d’esordio del regista torinese, un road movie che offre il confronto tra due attori, Marco D’Amore e Vinicio Marchioni. La scelta è interessante e mette duramente alla prova i protagonisti, che si svestono dei loro panni abituali e recitano in ruoli distanti dal proprio background: nel film di Catania sono due giramondo, alle prese con un tuffo nelle proprie origini siciliane, la nostalgia e il rimpianto. Vecchi amici ormai quasi estranei e lontani dal loro paese. Partendo da questo presupposto il film ci trasporta in un’odissea mobile attraverso l’Europa, dove i due cercheranno di ritrovarsi e “tornare a casa”.
Antonio e Agostino, un’infanzia insieme, si sono persi di vista da 15 anni: cresciuti uno accanto all’altro in un paesino della Sicilia, hanno percorso le strade dell’Europa, cercando rifugio di città in città, senza una vera meta o un vero piano. Quando Antonio scopre che la sua casa d’infanzia, ormai disabitata, sta per essere venduta all’asta, decide di cercare Agostino – che fa il camionista – per trovare una soluzione e salvare quel posto al quale sono entrambi legati.
Uomini fragili, legati da un’amicizia tanta forte quanto taciturna e ombrosa, si riflettono nel loro cammino che è uno specchio di indecisione, precarietà e timore. Perché, per loro, è impossibile trovare un altro posto che si chiami casa. Anche se, come dice Agostino, una casa può essere anche un’emozione, una persona, un abitacolo di un tir. Oppure un ricordo martellante, un’ossessione che non ti molla un’attimo.
Così la regia di Simone Catania scandisce immagini pulite come il cielo belga, tra gli attimi, i silenzi di un viaggio intimo, che prende con sé quelle generazioni che hanno perso lungo il cammino la propria identità. Tappa dopo tappa, luogo dopo luogo, Antonio e Agostino comprendono poi quanto sia fondamentale la terra nella sua dimensione collettiva. Capiscono dolorosamente che il tempo perduto non torna, ma in qualche modo il sentimento resta capace di rendere tutto un po’ più dolce. La soluzione finale è veloce, non tanto ben costruita, quasi chiusa in stereotipi.
Drive Me Home vuol raccontare l’emigrazione di tanti giovani occidentali insoddisfatti del posto in cui sono nati e cresciuti, che per questo ricercano un altrove migliore. Non è quella di cui abbiamo letto tante volte in questi anni sui giornali, non è fatta dei tanti fuggitivi dai paesi mediorientali e africani: il film parla invece di giovani nostri, europei, che si muovono spinti da un’esigenza diversa, colmare una insoddisfazione, un “vuoto” che sentono nei loro paesi d’origine. Catania parla a quelli che hanno smarrito la strada di casa, inseguendo un sogno diventato troppo presto un incubo da cui è impossibile svegliarsi. E allora, forse l’unico modo è condividerlo, magari con un amico che non ha mai smesso di chiederti scusa
Drive Me Home, di Simone Catania, con Marco D’Amore, Vinicio Marchioni, Lou Castel, Jennifer Ulrich, Chiara Muscato, Vittorio Magazzù, Jacopo Vinci, Francesco Bianco, Gabriele Vinci, Nicola Adobati