Due partite continuamente interrotte

In Teatro

Il testo di Cristina Comencini schiera sul palco Caterina Guzzanti, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Giulia Bevilacqua, che discutono, almeno sul palco, di quello che le donne non dicono

Due partite: sconfitta e rivincita. Una rivincita dolorosa, dopo una sconfitta sopportabile solo all’apparenza. Ma che freddo fa sulla scena della Comencini. Un freddo sentimentale che attraversa prima la vita di quattro madri degli anni sessanta, poi quella delle quattro figlie di oggi. Vite diverse, un freddo diverso, scelte che condizionano le loro relazioni in modo opposto, nel testo e nella regia simmetrico. Due partite di una Cristina Comencini che scrive nel 2006 e che nel 2009 riadatta per il cinema insieme al regista Enzo Monteleone.

Dopo il film, il testo era stato definito anche “troppo femminista”, oggi questo femminismo è opaco, sicuramente resiste, ma la riflessione si sposta su un altro tema. Sulla distanza dei rapporti, sulla razionalità incomprensibile che accompagna i problemi delle relazioni sentimentali, sulle scelte di donne (ma anche di uomini) contemporanee che hanno imparato a proteggersi, o che forse si sono trovate costrette a farlo. Le figlie hanno imparato, dalle loro madri e dalla società, a usare da subito quella freddezza che per Nada e negli anni sessanta sarebbe arrivata solo alla fine di un rapporto.

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È “solo” femminismo questo? O è, nel 2017 ancora di più che nel 2009, la conseguenza di una realtà quotidiana sempre più evidente, conoscibile, intellegibile? Oggi abbiamo la facilità di conoscere tutto, ma abbiamo allo stesso tempo paura di conoscerlo. E diventiamo più anaffettivi, sempre più incapaci di slanci ed emozioni.

Anche in queste due partite si giocano prima la battaglia di una società blindata in rapporti ritenuti necessari, poi quella di quattro donne che più facilmente ritengono necessario il distacco sentimentale. Le protagoniste del ring sono Caterina Guzzanti, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Giulia Bevilacqua, che discutono, almeno sul palco, di quello che le donne non dicono, in perfetto stile Mannoia.

Il testo ha la furbizia di giocare con l’ironia e di finire citando Rilke, anche se nel corpo manca un approfondimento del contesto sociale e di personaggi che fanno più fatica, in teatro, a sentirsi reali quanto nella versione cinematografica. Nonostante una scrittura e un concepimento registico decisamente teatrali.

La Comencini arriva dritta al cuore e all’istinto del suo pubblico, con una versione di Due partite che colpisce anche a teatro – sarà in scena al Manzoni fino al 19 febbraio – e che si è emancipata dal femminismo con cui era stata etichettata.

(foto di Fabio Lovino)

Due partite, di Cristina Comencini, al Teatro Manzoni fino al 19 febbraio 

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