“Dune”: uno Star Wars per adulti, una s/f d’Autore, un diluvio di star

In Cinema

“Dune” di Denis Villeneuve è assai più che Il remake del film, poi “rinnegato”, di David Lynch del 1984: le mille sfumature di un kolossal fanta-politico senza tempo, mostrano la sicura mano del regista canadese, qui in splendida forma. Lo sostiene un supercast che accanto a Oscar Isaac, Josh Brolin, Javier Bardem e Stellan Skarsgård, schiera i sempre più affermati Jason Momoa, Dave Bautista, Rebecca Ferguson e Zendaya e soprattutto il giovane protagonista Timothée Chalamet

Tra progetti faraonici mai decollati e adattamenti strampalati meritatamente naufragati al botteghino, la storia cinematografica di Dune sembrava ormai quella dei “film maledetti” hollywoodiani, dalle grandi potenzialità ma destinati a rimanere per sempre nel limbo dell’irrealizzabile per ragioni oscure. Troppo complessa per il grande pubblico? Bruciata sul tempo da saghe fantasy/fantascientifiche commercialmente più accattivanti? Poco importa: Denis Villeneuve non è certo un regista che si spaventa facilmente. Nel suo ottimo curriculum, tra thriller (Prisoners, Enemy) azione (Sicario) e fantascienza (Arrival), spicca infatti come una medaglia al merito quel Blade Runner 2049 che nulla davvero ha da invidiare all’originale capolavoro di Ridley Scott.

E così, dal 16 settembre, la monumentale epopea dello scrittore Frank Herbert torna finalmente in una veste tutta nuova, e con un cast che definire stellare sarebbe quasi riduttivo. D’altro canto il progetto si era presentato sin dalle premesse in tutta la sua ambizione, se è vero che lo stesso Villeneuve lo ha definito a più riprese “uno Star Wars per adulti”, e la descrizione, in effetti, è decisamente azzeccata: c’è un giovane eroe predestinato ma con tutto da dimostrare, un popolo antico dai poteri misteriosi e dimenticati, un impero cattivo da sconfiggere e il giusto mix tra tecnologia, battaglie spaziali e duelli all’arma bianca. C’è persino la decisione di dividere il racconto in più parti, per non perdere nemmeno un passaggio dello sviluppo dei protagonisti e della complessa trama del romanzo originale: il secondo capitolo dovrebbe arrivare nelle sale a fine 2022, una volta ottenuto il via libera dalla Warner Bros a seguito di un successo di pubblico del primo capitolo che pare già annunciato.

Ma, rispetto alla più celebre e celebrata concorrenza, qua dei toni scanzonati da favolona per grandi e piccini non c’è traccia: è tutto più dark, più incalzante (grazie anche all’ottima colonna sonora di Hans Zimmer, che per realizzarla ha rinunciato a Tenet di Nolan), asciutto e brutale, proprio come il pianeta desertico conteso tra le parti in gioco. L’azione è frenetica e costante, i dialoghi scritti con cura e soppesati nel dettaglio per dire quel che serve quando serve e nulla più, per non arrestare il ritmo di un’escalation di eventi roboante nei tempi e nelle immagini, e quasi shakespeariana nei toni e nei personaggi.

Non è un caso neppure che buona parte del film sia stata effettivamente girata in location, riducendo all’osso l’uso di CGI per ricreare le ambientazioni di ogni scena: gli unici momenti di tregua, nelle due ore abbondanti di proiezione, la pellicola li concede per ammirare le imponenti riprese panoramiche, già un marchio di fabbrica in Blade Runner 2049, che qui raggiungono un ulteriore livello di spettacolarità, pur senza mai eccedere nel barocco, grazie a un uso splendido di scenografie, costumi e fotografia. Le vere star del film sono infatti innanzitutto i componenti di un team creativo capace, insieme a un regista dal segno sicuro e ben riconoscibile, di creare un universo originale, suggestivo e coerente dalla prima all’ultima inquadratura. Tra giochi di luce e ombra, scelte cromatiche azzeccatissime e architetture dai richiami antichi e futuristici insieme, i fan più nostalgici della saga potranno persino divertirsi a trovare citazioni più o meno esplicite dal precedente adattamento (poi rinnegato a più riprese) di David Lynch del 1984.

Non che manchi il talento anche dall’altro lato della macchina da presa: l’elenco di interpreti scelti per dare nuovo volto ai protagonisti della saga è un red carpet di livello assoluto, dagli ottimi Oscar Isaac, Josh Brolin, Javier Bardem e Stellan Skarsgård, passando per i sempre più affermati Jason Momoa, Dave Bautista e Rebecca Ferguson, fino alle promesse in rampa di lancio Zendaya e soprattutto Timothée Chalamet, meno insopportabilmente snob rispetto al solito, e anzi, quasi perfetto nei panni del corrucciato principe, prescelto suo malgrado. Un cast corposo e variegato che ben riflette le mille sfumature di un kolossal fanta-politico senza tempo, portato magistralmente nelle sale da un Villeneuve in splendida forma e capace, una volta di più, di affermarsi come autore con la “A” maiuscola anche in generi abitualmente considerati commerciali o di scarso valore artistico.

Forse è anche per questo che il regista canadese ha duramente criticato la decisione di distribuire in contemporanea il film nelle sale e in streaming su HBO Max: Dune non è soltanto un film di fantascienza pensato per il grande schermo di un cinema, ma è soprattutto un esempio di quel che il cinema di fantascienza potrebbe e dovrebbe ancora dare sul grande schermo. Consigliatissimo.

Dune di Denis Villeneuve, con Timothée Chalamet, Zendaya, Oscar Isaac, Josh Brolin, Javier Bardem, Stellan Skarsgård, Jason Momoa, Dave Bautista, Rebecca Ferguson.

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