Rivoluzioni domestiche nel Brasile che cambia

In Cinema

“E’ arrivata mia figlia” di Anna Muylaert è una commedia divertente su madri e figlie, ricchi, tate e parenti: che svela però, più di un’intenzione polemica

Il titolo italiano è forse è un po’ sviante, soprattutto perché appiccicato a una locandina colorata e buffa che fa subito pensare a una commedia divertente sul rapporto fra madri e figlie. In compenso, il titolo originale è didascalico: A che ora arriva? E non si riferisce alla figlia, ma alla madre. A due madri, per la precisione, assai diverse eppure anche simili.

La prima è Val (interpretata da una magnifica Regina Casé), domestica efficiente e fedele, sbarcata a San Paolo 15 anni prima per guadagnare abbastanza soldi per sè e consentire anche una vita decente alla figlia Jessica, che ha lasciato bambina nel Nordeste del Brasile, affidandola a una lontana parente. La seconda è donna Barbara, ricca datrice di lavoro di Val, signora in carriera dell’alta borghesia che nella vita ha ben altro da fare che occuparsi del figlio Fabinho: il quale sguazza in piscina, ride, gioca e piange, e cresce amorevolmente accudito dall’affettuosa Val.

Fabinho e Jessica trascorrono gran parte della loro infanzia aspettando il ritorno di una madre che non torna mai, e arrivati alla soglia dei vent’anni si ritrovano spiazzati e fragili, alla ricerca di impossibili sicurezze e di un loro posto nel mondo. Peccato che nel Brasile alle prese con epocali cambiamenti, questo posto sia tutt’altro che facile da trovare, addirittura da definire!

I nodi vengono al pettine quando Jessica arriva a San Paolo per sostenere gli esami di ammissione all’università e scopre che sua madre vive in una villa lussuosa, sì, ed è tanto benvoluta dai suoi cordiali e civilissimi datori di lavoro, ma a patto che stia al suo posto. Un posto confortevole, forse, ma decisamente angusto, che la giovane Jessica, con la tracotanza dei vent’anni, non è assolutamente disposta ad accettare. E così la figlia della domestica, invece di guardare il mondo dalla porta della cucina, dormendo per terra nella stanzetta destinata alla servitù, si installa con incantevole sfacciataggine nella camera degli ospiti, non disdegna un tuffo in piscina e siede tranquilla al tavolo dei padroni. Mandando all’aria gli equilibri esistenti.

E pretendendo dalla madre una prova di lealtà e affetto che la povera donna non sembra nemmeno in grado di immaginare. Almeno all’inizio. Perché tutto può cambiare: i rapporti fra madri e figlie e quelli fra classi sociali. Forse è un cambiare perché nulla cambi, come c’insegnò il nostro Gattopardo, o forse no. La rivoluzione può iniziare da un tuffo in piscina? Perché no?

Di questo e d’altro tratta il film della regista e scrittrice brasiliana Anna Muylaert, premiato dal pubblico al festival di Berlino e dalla giuria al Sundance. Giustamente: sotto l’involucro gradevole di una commedia femminile batte il cuore aspro di un film meno conciliante di quel che sembra, fatto di inquadrature strette e impietose sui volti e sui corpi dei personaggi principali, dentro un piccolo mondo chiuso fatto di porte e scale, corridoi e frigoriferi, finestre falsamente aperte e cancelli rigorosamente chiusi, fra divieti cortesi e chiusure feroci. In attesa che tutto cambi, là fuori, nella sterminata San Paolo che la Muylaert non ci fa vedere mai.

È arrivata mia figlia, di Anna Muylaert, con Regina Casé, Michel Joelsas, Helena Albergaria, Camila Márdila

(Visited 1 times, 1 visits today)