Ecco perché leggo Auden

In Letteratura

Niente al mondo mi risolleva e riconcilia come questo libricino di sole 10 poesie e dalla copertina celeste. Vi spiego perché mi piace tanto W. H. Auden.

Cosa potete fare oggi con 6€ e 80 centesimi?

Mangiare in un fast food. Prendere un caffé e offrirne cinque agli amici lasciando la mancia al barista. Due etti di prosciutto, quello buono. Quattro o forse cinque confezioni da 3 di una birra scadente. Marlboro Soft più due Bic piccoli. Insomma, pensandoci le cose da fare ci sono. E potete fare queste cose oppure comprare un libricino di sole 10 poesie, con una copertina celeste, edito da Adelphi, sulla quale c’è scritto: W. H. Auden La verità, vi prego, sull’amore.

Inizio con una confessione: non conoscevo l’Opera di Auden. Il suo nome era inciampato solo distrattamente, tra i miei occhi, mentre rileggevo Storie di ordinaria follia di Bukowski. Incuriosito dal fatto che fosse l’unico poeta a non prendere sputi in faccia e insulti da Hank, ma che anzi venisse osannato, decisi di approfondire la sua conoscenza. Un’enciclopedia mi aveva detto essere un poeta inglese omosessuale, il quale per salvare la figlia di Thomas Mann (ebreo) dalle grinfie dei nazisti, la sposa per farle ottenere la cittadinanza della più democratica, “perfida Albione”. Prese parte alla guerra civile spagnola, emigrò negli Stati Uniti – New York precisamente, dove si innamorò del poeta Chester Kallman – poi ritornò in Europa, soggiornò spesso in Italia – ad Ischia – e nel 1973 morì, a Vienna.

Non vi parlerò del verso, la metrica, il ritmo, le figure retoriche. Non che la sua opera ne sia mancante, anzi… germogliano ad ogni parola neanche fosse primavera, ma mi interessa, oggi, il Cuore della sua poetica. Il Cuore appunto… che ve ne fate di tecnicismi quando potete leggere versi come questi:

 

[…] Ciò che è vivo può amare: perché ancora
piegarsi alla sconfitta
con le braccia incrociate?

Oppure

 

Io ti amerò finché l’oceano sia
ripiegato e steso ad asciugare,
e vadano le sette stelle urlando
come oche in giro per il cielo.

Come conigli correranno gli anni
perché io tengo stretto fra le braccia
il Fiore delle Età, e il primo amore al mondo.

Ma tutti gli orologi di città
si misero a vibrare e rintoccare:
Oh non lasciarti illudere dal Tempo,
non puoi vincere il tempo. 

Nelle tane dell’Incubo,
dove Giustizia è nuda,
dall’ombra il tempo vigila
e tossisce se hai voglia di baciare.

Tra emicranie e in ansia
vagamente la vita cola via,
e il Tempo avrà vinto la partita
domani o ancora oggi.

[…] Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
guarda nella tua ambascia;
la vita è ancora una benedizione
anche se benedire tu non puoi.

Oh, rimani, rimani alla finestra
mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
tu amerai il prossimo tuo storto
con il tuo storto cuore…

La poetica di Auden, e questo sarà il massimo del tecnicismo per oggi, si potrebbe riassumere tutta in tre punti:

Apertura

Il palmo offerto per il benvenuto: Guarda!
Per te ho disserrato il pugno.

Hugh ci porge la mano, aperta, in segno di pace. Ci accoglie. Eppure un pugno, ben chiuso, prima c’era. Non lo sentirete subito quel pugno. Gradualmente, a piccole dosi, però crescerà in voi, come un seme, la forza dei versi che vi hanno colpito in faccia… senza rendervene conto.

Umorismo

Il titolo della raccolta, se ben ricordate, è lo stesso di una poesia al suo interno: O tell me the truth about love (La verità, vi prego, sull’amore appunto). Le domande retoriche fanno sempre sorridere, no? Auden non sa la risposta e non ce la dà ovviamente; ma ci chiede aiuto per risolvere un mistero che è sicuro affligga noi quanto lui. L’intera poesia è una domanda continua, infinita, formulata affinché noi, riflettendo su di essa, possiamo porci a nostra volta le nostre personali domande (è tutto questo il compito della scrittura… porsi domande):

Sa fare delle smorfie straordinarie? Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.”

L’umorismo è l’arma più potente nella poesia di Auden. L’umorismo gli è utile per guardare le cose da fuori, come fosse sdoppiato, con disincanto e leggerezza… planando sulle cose dall’alto. Soprattutto perché i temi trattati non sono dei più digeribili. L’amore, il tempo, la morte, l’essere umano: non c’era bisogno di appesantire ulteriormente queste tematiche con uno sguardo morboso. Eppure, nonostante questo apparente distacco, sentirete e vedrete tutto di Auden: i suoi pensieri, il suo cuore, la sua ironia, il suo dolore in ogni pagina.

Semplicità

La sua scrittura è così semplice, liquida e fluente da essere disarmante ma, è proprio questa semplicità a renderla tanto bellicosa e potente da non poter essere dimenticata. Perché nemmeno una sola di quelle parole – e il mondo che si trascinano dietro – scorderete dopo averle divorate.

Non c’è difficoltà di comprensione nel suo verseggiare; quella che trovereste in Ezra Pound o Allen Ginsberg… ma ci sarà difficoltà di accettazione per ciò che avete facilmente compreso e interpretato.

L’apertura e la leggerezza delle quali parlavo prima, unite alla semplicità, sono armi potentissime. Sono la cifra stilistica della poetica di Auden. Il mezzo del quale si serve è darvi un cazzotto forte alla bocca dello stomaco ma con un fare bonario e sorridente; il fine è farvi svegliare… costringervi ad interrogarvi. Dopo aver letto queste 10 poesie vi sentirete piegati, un punto interrogativo… non degli stupidi esclamativi.

Niente al mondo ti cambia la vita come la Poesia. Quella con la P grande però. Niente al mondo mi risolleva e riconcilia come questo libricino di sole 10 poesie e dalla copertina celeste.

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