Il capolavoro di Andersen si attualizza ai tempi dei giovani che si tolgono la vita perché non si sentono accettati in quanto omosessuali: la rinuncia alla coda diventa così una metafora contemporanea di tensioni e dolore…
Un adolescente con una coda, così appare la Sirenetta riletta dalla compagnia Eco di Fondo.
Ispirandosi alla celebre omonima fiaba di Andersen, la giovane compagnia milanese mette in scena la condizione umana della disperata ricerca dell’accettazione di se stessi per essere amati, rimanendo sempre in bilico tra fiaba e realtà senza mai svelarsi definitivamente.
Lo spettacolo, come spesso accade con i loro, prende vita per l’esigenza indiscutibile di parlare di un fatto ormai troppo comune, la decisione di molti adolescenti di togliersi la vita nel momento in cui non si sentono accettati dai propri genitori, in particolar modo a causa dell’appartenenza sessuale.
Lo spettacolo, una coproduzione con Campo Teatrale, guarda il tema della diversità sessuale non come una cosa da tollerare o da accettare, ma come una cosa che fa parte del mondo nella sua interezza, e vede i quattro bravissimi attori alternarsi sul palcoscenico nella speranza, per niente vana, di renderci partecipi del dramma interiore e delle difficoltà che vengono spinte con durezza dal mondo esterno che vive il ragazzino.
Il testo scritto da due degli attori in scena Giacomo Ferraù e Giulia Viana, è ricco, carico e audace, tutto questo rende il clima ironico soprattutto quando sulla scena compaiono Barbie, un buffissimo Riccordo Buffonini, Ken, un bravissimo Libero Stelluti, e l’orsetto di peluche. Il dramma si sposta infatti ponendo l’attenzione sul mondo dei giocattoli e facendo vivere loro lo stesso dramma, perché anche in questo momento di grande riso si tratta di dramma, esistenziale del protagonista.
La Barbie però, con le sue mille identità, ci porta a vedere, ogni volta che succede qualcosa, con occhi diversi la situazione, suscitando una notevole dose di ilarità e simpatia ma nello stesso tempo aprendo diversi e interessanti spunti di riflessione.
Il testo è supportato anche da forti immagini visive, forti del lascito di Cesar Brie, riescono ad evocare delle situazioni e delle sensazioni che prendono direttamente la pancia, creando un clima metafisico, tuttavia possono risultare un po’ lunghe alcune parti in cui giocano col controluce e le ombre cinesi, ma comunque senza mai arrivare alla noia.
La paura del giudizio degli altri, la sofferta condizione di dover per forza tacere e tenersi dentro il proprio dramma e anche la risoluzione finale sono resi proprio per l’uso dell’ironia e delle immagini in modo poetico e mai scontato o patetico, come invece rischierebbe di risultare uno spettacolo con questi temi.
Ragionata la regia, supportata da Arturo Cirillo, e la drammaturgia carica di un tema molto presente negli ultimi anni. La scenografia, pochi elementi forti, é sapientemente aiutata dalle luci e dalle proiezioni. Uno spettacolo che funziona e una compagnia che merita di essere vista, sicuramente tra le più interessanti del territorio in questo preciso momento.
La Sirenetta, di Giacomo Ferraù e Giulia Viana, all’Elfo Puccini fino al 30 ottobre
Foto in evidenza di proprietà di Lorenza Daverio
Video di Cosavostrateatro