Tanti, troppi anni separano i due protagonisti di “I giovani amanti” della brava Carine Tardieu (il lui è Melvil Poupaud, la moglie Cécile de France). Si incontrano e si rincontrano dopo moltissimo tempo, e capiscono che si, il loro è proprio amore, a prima e più ancora a seconda vista. Nonostante il mondo, le loro vite, la logica, il futuro siano implacabili nemici. Ma contro i sentimenti non si può andare
Shauna (Fanny Ardant) e Pierre (Melvil Poupaud) si incontrano, in I giovani amanti di Carine Tardieu, per la prima volta in un ospedale, al capezzale di una donna che sta morendo. Lei è amica da sempre di quella donna, lui è l’oncologo che sta cercando invano di curarla. Lei è una donna già matura, lui un giovane medico: si perderanno di vista dopo appena una manciata di ore e si incontreranno solo quindici anni dopo, riprendendo esattamente dallo stesso punto, da quell’imprevisto intrecciarsi di sguardi e desideri, dall’emozione di scoprirsi innamorati come si scopre un nuovo colore nella tavolozza della vita, una sfumatura di cui non si immaginava neppure l’esistenza.
Shauna oggi ha settant’anni, una vita solitaria e soddisfacente, un grave problema di salute che è decisa a dissimulare, finché sarà possibile. Pierre non è nemmeno cinquantenne, una moglie, dei figli ancora piccoli. Il destino ha giocato le sue carte, facendoli incontrare una seconda volta, adesso tocca a loro decidere che cosa fare di questa opportunità, preziosa e scandalosa. Sì, perché il mondo intorno a loro rimane annichilito dalla sorpresa. Figli e figlie, mogli, amici e colleghi strabuzzano gli occhi, non capiscono, si sconvolgono, ribadiscono l’ovvio (certe storie d’amore sono impervi sentieri in salita che probabilmente non portano da nessuna parte), e scordano qualcosa di ancora più ovvio: l’amore, quello vero, non è mai una faccenda risolvibile con un accurato calcolo delle probabilità.
I giovani amanti è un film sugli amori impossibili, sugli incroci del caso e della necessità, sulla forza imprevedibile della giovinezza, capace di rigenerarsi all’infinito, ricamando ancora e sempre il suo tessuto di illusioni, anche quando gli anni giovani, da un punto di vista anagrafico, sono passati da un pezzo, consumati come una candela che ha bruciato gran parte della sua energia, ma è decisa a non arrendersi, a non spegnersi mai, comunque vadano le cose. Una magnifica sfida che si incarna nella bellezza ancora abbagliante di Fanny Ardant, e nella misura di un’interpretazione che sa essere toccante senza mai diventare ricattatoria.
È un melodramma, il film di Carine Tardieu, e melodrammatica è l’origine del film. Che nasce da un soggetto della regista franco-islandese Sólveig Anspach, scomparsa prematuramente nel 2015 proprio mentre stava cercando di finire di scrivere una sceneggiatura ispirata alla storia vera di sua madre. Tardieu ha preso in mano il progetto e ha deciso di lasciarsi andare alla piena dei sentimenti, invece che imbrigliarli nello schema classico della commedia nevrotica, che contiene e alleggerisce, come aveva fatto nel pregevole Toglimi un dubbio. Come in quest’ultimo film, anche nei Giovani amanti troviamo la brava Cécile de France, nel ruolo tutt’altro che facile della moglie ferita eppure amorevole. Ed è piacevole rivedere sul grande schermo anche Florence Loiret-Caille (l’indimenticabile Marie-Jeanne della serie Le Bureau – Sotto copertura) nei panni della malinconica figlia di Shauna, quasi un alter ego di
Anspach. Anche nella scelta e nella direzione degli attori Carine Tardieu mostra il suo talento.
I giovani amanti di Carine Tardieu, con Fanny Ardant, Melvil Poupaud, Cécile De France, Florence
Loiret-Caille, Sharif Andoura.