C’è un museo, a Parigi, fatto di rimpianti: qui Laure conserva i ricordi spezzati del mondo, perché anche la sua vita è stata interrotta. Elizabeth Buchan inventa una storia di amore e di abbandono con tutti gli ingredienti giusti per funzionare.
C’era una volta un museo diverso dagli altri, perché non aveva al suo interno né statue, né quadri e neppure antichità rinvenute durante scavi archeologici.
Nelle sue stanze custodiva, al contrario, rarissimi e preziosissimi reperti, ognuno dei quali era il simbolo di una promessa non mantenuta, di un dolore che necessitava di essere vissuto ed espiato.
«Chi di noi non ha mai vissuto sulla sua pelle gli effetti di una promessa non mantenuta? […] Per quanto grandi o piccole, queste promesse infrante sono importanti»
Laure, la protagonista del romanzo, di Elizabeth Buchan, pubblicato dalla casa editrice Nord, si occupa proprio di questo: ogni giorno tiene colloqui con persone diversissime tra loro, ma accomunate dalle necessità di raccontare il loro pezzo di tristezza – una tristezza da cui si sgravano donando al museo l’oggetto che maggiormente simboleggia il loro accorato ricordo: un corredino amorevolmente preparato per un bambino in arrivo che, però, ha lasciato la sua mamma troppo presto; un dentino da latte all’interno di una scatola di fiammiferi, donata da un ragazzino a cui era stata infranta troppo presto l’illusione di una fatina buona che ricompensava i donatori di denti da latte; o ancora, un prezioso velo da sposa offerto da un marito deluso dal suo breve matrimonio in cui aveva riposto tutto il suo amore e le sue aspettative per il futuro.
Ma chi è Laure, la curatrice del Museo?
Di origini inglesi e francesi, Laure si trasferisce giovanissima a Praga ai tempi in cui il regime comunista opprimeva le libertà individuali, costringendo i cittadini a sopprimere ogni credo e comportamento che potesse rivelarsi contrario ai suoi dettami.
Comincia a lavorare come ragazza alla pari presso la famiglia Kobes: conduce una vita serena e spensierata, occupandosi dei due figli della coppia, fino a quando non incontra il musicista Tomas, un ragazzo dissidente, sorvegliato dalle spie del governo, deciso a combattere il regime.
Da questo momento in poi, anche Laure inizia a diventare oggetto d’attenzione del regime: sarà così costretta a lasciare Praga per l’Europa Occidentale – decisione che, però, la separerà per sempre dal suo amato.
Il romanzo ruota intorno alla figura della protagonista, e narra vicende del suo presente mischiate a flashback di momenti vissuti durante gli anni ’80 a Praga, Berlino e Parigi.
L’autrice accompagna il lettore nel passato di Laure, accostando alla sua storia un’ambientazione realistica e dettagliata: tanto cristallizzata appare la sua vita francese, quanto pieno di ombre il ricordo dell’angoscia vissuta durante gli anni di completa negazione delle libertà personali.
Laure si presenta come un’anima tormentata: ha dovuto separarsi dal suo grande amore, che negli anni ha sempre considerato la sua promessa sospesa, per la quale non ha mai perso la speranza che venisse mantenuta. Ma le passate esperienze l’hanno resa cinica e incline a non mostrare a nessuno le sue emozioni, fino a quando Kocˇka, la gatta randagia ritrovata per le strade parigine, non la spingerà a dover fare nuovamente i conti con il suo cuore e con l’amore.
La narrazione si presenta scorrevole e coinvolgente, al punto che il lettore è inevitabilmente portato a pensare a quale oggetto potrebbe donare, qualora ne avesse la possibilità, all’immaginario Museo delle Promesse Infrante.
Per ognuno di noi, che ogni giorno facciamo i conti con i successi e gli insuccessi della vita, riponendo speranza nelle persone che amiamo e nei nostri progetti personali, rendendoci, così, vulnerabili, perché esposti alla possibilità di venire delusi, un Museo al quale affidare i sogni infranti sarebbe in effetti un utile esorcismo per fare i conti con passato e futuro. E per questo l’invenzione di Elizabeth Buchan funziona.