“Ella & John” è una storia on the road, dal Massachussett a Key West, che porta sulle strade infinite delle Route 1 gli eccellenti Helen Mirren e Donald Sutherland, coniugi in età e malandati, in fuga per la loro ultima occasione di vivere un’avventura vera. Il regista livornese li guida, li segue, li asseconda e mette a loro disposizione un copione essenziale, efficace, sempre in bilico tra commedia e dramma
Ella & John, protagonisti del film “americano” di Paolo Virzì, partono senza avvertire nessuno. Come Thelma & Louise. E come quello delle eroine “femministe” di Ridley Scott, il loro sarà un viaggio un po’ ribelle alla scoperta di un paese che non conoscono, o meglio che non ri-conoscono. Perché viaggiatori incalliti sulle Route degli States per decenni lo sono stati, in quello scassato camper, The Leisure, Seeker, che ancora funziona a meraviglia, con e senza i loro figli, che stavolta hanno lasciato a casa ignari di dove siano e ovviamente preoccupati di tutto: del brutto male che sta corrodendo mamma e dell’alzheimer che sta mangiandosi il cervello, a tratti comunque ancora lucidissimo, di papà, delle sue capacità di guida, dei pericoli e delle sciocchezze che possono commettere. Hanno raggiunto un’età che sconsiglia fuitine di questo tipo, ma questa è un po’ l’ultima occasione per vivere, non se la lasceranno sfuggire. Soprattutto di fronte a un futuro di ospedali e ospizi, figli gentili, impazienti e compassionevoli.
Come le due ragazzacce Davis-Sarandon anche loro saranno protagonisti di un finale drammatico, voluto, pianificato. Ma in mezzo c’è spazio per tutto: l’involontaria confessione di un tradimento e l’incontro con un antico amore smemorato e rissoso, la riscoperta delle basi incrollabili della loro unione e l’amore dei giovani, cameriere comprese, per la grande letteratura (lui, un sontuoso, sornione, intensissimo Donald Sutherland è stato un amatissimo professore), l’imminente trionfo di Trump e lo choc di ritrovarsi a fine corsa, a Key West, dopo le migliaia di chilometri percorse partendo dalla loro casa di Wellesley, Massachusetts, nella storica magione di Hemingway trasformata in orrenda meta turistica, con torme di gitanti entusiasti che ballano su “quel” patio. Dove lo sconvolto John si lascia comunque trascinare nella danza, felice per quella vitalità, quella voglia di vivere davvero un po’ hemingweiana.
Lei, Ellen, più giovane e razionale perno della coppia e della famiglia, ha il volto di Helen Mirren, english nello stile (nel 2006 ha vinto l’Oscar per The Queen, più di così…), ma nel film è una bella e pepata figlia della South Carolina: il suo ormai proverbiale eclettismo di attrice rende comunque quasi un giochetto mettere in scena la continua alternanza di gioia e furore, sprint e malinconia, del personaggio. Spiega il tutto con disarmante semplicità: “Ero un po’ spaventata di un film che mette a fuoco in modo così realistico i guai della vecchiaia. La carta vincente di Paolo è stata la naturalezza con cui descrive i comportamenti umani, il loro coraggio e la loro fragilità, senza mai il ricatto melodrammatico”.
Partito da una novella di Michael Zadoorian (in cui però i due anziani protagonisti percorrevano la mitica Route 66, direzione California), scritto con molta misura da Virzì insieme a Francesca Comencini, Francesco Piccolo e l’ormai inseparabile Stephen Amidon (era suo il libro da cui il regista livornese ha tratto Il capitale umano), Ella & John è un film americano per grandi ambienti, atmosfere, psicologie, ma dal sapore, dalla capacità molto italiana di mescolare commedia e tragedia. Per dirla col suo autore, “di prendere argomenti tristi e penosi e provare a trasformarli in avventure avvincenti”. Virzì riesce a equilibrare il riso e la commozione, che certo non manca, l’ironia e lo sconforto verso il mondo in generale e quello dei suoi protagonisti in particolare. Con un senso di affettuosa spudoratezza e di verità verso la natura umana che ha dimostrato con ottimi risultati in La prima cosa bella o La pazza gioia.
Passato all’ultima Mostra di Venezia, curiosamente in parallelo a Our souls at night con Jane Fonda e Robert Redford con il quale ha più di un punto in comune, venduto già in un centinaio di paesi, Ella & John è un film di sfondi, spesso aperti e luminosi come il mare caraibico dei momenti finali e volti multicolori, autentici come nel cinema classico italiano. Lo sostiene un plot essenziale, con più di un silenzio, plasmato dalla prova e dalla personalità degli interpreti, cui il regista sembra aver dato molta libertà: un Sutherland meticoloso e tutto immerso nel ruolo in stile Actor’s Studio e una Mirren più distaccata, un po’ british, leggera all’apparenza ma pronta a rimmergersi nel passato e nel presente non tutti rosei, e senza una sbavatura. Intenti a esprimere, comunicare una vita di sensazioni. E soprattutto il suo ultimo atto, “quella fase dell’amore”, parla ancora l’attrice, “in cui conosci benissimo il tuo partner, le sue qualità, i suoi difetti e in cui ti rendi conto che non potrai mai conoscerlo abbastanza. Perché non si può conoscere completamente un’altra persona”.
Ella & John, di Paolo Virzì, con Helen Mirren, Donald Sutherland, Christian McKay, Janel Moloney, Dana Ivey, Dick Gregory