Al centro del mondo di Emanuele Colandrea

In Musica

Abbiamo fatto due chiacchiere con Emanuele Colandrea per parlare del suo nuovo album “Ritrattati Deluxe” e dei progetti per il futuro

Emanuele Colandrea è uno di quei cantautori della nuova scena romana che si distinguono per delicatezza e sensibilità, e non ha nulla da invidiare a suoi colleghi più famosi sul panorama nazionale come i vari Dente, Sinigallia e Brunori, se non, appunto, la fama. Ma forse a lui va bene così. E affida questo pensiero alle parole del suo nuovo inedito, pubblicato nell’album Ritrattati Deluxe uscito a metà dicembre per 29Records. Al centro del mio mondo – questo il titolo – infatti recita apertamente:

E poi lo so che questa canzone non sarà mai famosissima, ma serve a me per ricordare dove sta la mia felicità.

In questa frase troviamo molto della poetica di Colandrea e del suo uso della musica come mezzo per raccontare, ma anche per ricordare a se stesso i pilastri basilari della vita. Prendendo in prestito il titolo di un altro suo pezzo, si potrebbe definirla come una sorta di nascondiglio per i cani, un luogo sicuro e straordinario dove rifugiarsi, piccolo, difficile da trovare, ma per questo di estremo valore.

La sua poetica è diretta, fatta di schiettezza e profonda introspezione. Colandrea non racconta storie, racconta il suo punto di vista nei confronti delle storie, non si limita a essere spettatore. I testi sono colmi di soggettività (Prometto, M’accorgerò, Ancora non so come si fa) e di tutta la vasta gamma di sentimenti che vi esplodono dentro, dall’amore, al cinico disinteresse fino alla nostalgia e alla disillusione, spesso mascherata da melodie allegre e spensierate.

È questo il caso di Tutto quello che vuoi e Senza niente addosso, il primo pezzo che mi è capitato di ascoltare, quando Colandrea era ancora il leader degli Eva Mon Amour, e che mi aveva particolarmente colpito per l’uso, tutt’altro che comune, della parola “pindarico” all’interno del ritornello. La versione ritrattata si distingue notevolmente rispetto a quella originale. Chitarre elettriche e dolore malinconico lasciano spazio a una melodia scanzonata scandita da un’armonica, a testimoniare un distacco, un’accettazione della situazione descritta nel testo. D’altronde è anche questo il potere della musica, riuscire a interpretare parole uguali vissute in momenti diversi della propria vita.

Tornando alla sua poetica, la schiettezza del suo essere è ben espressa sin dal titolo in Ancora odio le tue risposte brevi e le stronzate che ti bevi, ma soprattutto in Canzone inutile, brano che ricorda la penna di Lucio Dalla, e che reputo il testo più riuscito e diretto dell’intero lavoro. Un invito a esprimere i propri sentimenti e il proprio pensiero senza giri di parole.

 

È tutto inutile
Se resti in piedi sulle mani
E se di notte ti addormenti
solo per non chiacchierare con i cani
Se lasci le parole ai fiori
o peggio ancora alle promesse
E le promesse ai cantautori

È tutto inutile

Se lasci il cielo agli ascensori

 

Per farvelo conoscere meglio, abbiamo incontrato Emanuele, che ci ha raccontato un po’ di sé, del momento in cui ha deciso di continuare il cammino musicale in solitario, dei suoi orizzonti e della sua Panda verde andata in pensione.

Torniamo un po’ indietro col tempo. Dagli Eva mon amour, al tuo progetto solista. Com’è cambiato il tuo approccio verso le canzoni?
Non tutte, ma molte delle canzoni degli Eva le pensavo già per essere suonate anche dagli altri, mi lasciavo influenzare dai loro mondi. Mi sembrava giusto così. Adesso nascono, potrei dire, più a voce bassa.

In molti testi traspare come l’essere incompleto sia una delle tue più grandi certezze. Come eserciti appieno questo tuo diritto?
Lo auguro a tutti, di sentirsi incompleti intendo. È un modo per continuare a sentirsi esploratori.

In Per non rallentare pronunci la frase: “Senti come suona bene partire”. Ti senti un eterno viaggiatore?
Diciamo che vado ancora molto piano per essere nel 2018 e che la vita moderna non mi ruba molto tempo. Diciamo anche che regalo volentieri tempo al silenzio e all’ozio. Quindi si, mi sento un eterno viaggiatore!

La ricerca di un orizzonte pare essere una tua ossessione. Cosa rappresenta per te? Sei riuscito a portarci il verde della tua Panda?
Sono cambiate un po’ di cose, adesso mi accompagno a un Doblò dorato. La Panda ha continuato per conto suo, credo che ci arriverà prima lei a questo benedetto orizzonte.

Cosa c’è al centro del mondo del Colandrea di tutti i giorni?
C’è la mia compagna, i miei amici, il cioccolato fondente (diciamo 90%) e ci sono le canzoni, quelle che ancora non mi sono venute in mente.

A dicembre è uscito il tuo nuovo album Ritrattati (Deluxe). Quando e dove potremo sentirlo dal vivo?
Mi piace pensare che il mio primo disco in realtà debba ancora uscire, Ritrattati è più una raccolta, un diario di bordo. Dal vivo a Gennaio sarò a Firenze il 18, a Milano il 19, a Teramo il 20 e in provincia di Macerata il 21. Poi altre date stanno uscendo per i mesi successivi

 

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