Gli Emmecosta arrivano dalla lontana Svezia ma hanno sangue italiano. Hanno radici metal ma oggi il loro pop assume coloriture soul arricchite dal suono caldo del trombone. Ascoltateli nell’Ep Untied
Un suono intimo, con un certo calore nonostante la natura elettronica, che riempie l’aria con la propria densità. L’intimità della notte è uno dei luoghi della composizione degli Emmecosta, ricreata perfettamente tra toni nordici ed elementi più caldi, che creano come un’anima nel loro primo Ep, Untied, in uscita il prossimo gennaio sotto l’etichetta di Stoccolma Icons Creating Evil Art e presentato sabato scorso a Milano, con un live da oTTo, in Paolo Sarpi, breve, ma intenso.
Gli Emmecosta arrivano con il loro sound dalla lontana Goteborg, Svezia, ma hanno in realtà origini italiane. Aldo Axha, cresciuto tra Milano e Vigevano, Claudio Pallone e Alfonso Fusco, di Positano, sono nati tra il 1986 e il 1989, fanno musica da quando sono giovanissimi e si sono trasferiti in Svezia nel 2008, alla ricerca di suoni nuovi. Aldo proviene da un panorama più hardcore: «Diciamo che lassù mi sono ammorbidito». Claudio è cresciuto ascoltando Battisti e la musica new age suonata dai genitori, mentre i primi ricordi musicali di Alfonso sono le cassette di Michael Jackson della sorella: amici d’infanzia, Claudio e Alfonso hanno sempre suonato insieme, attraversando in adolescenza una fase metal, per poi tornare a suoni più pop, e insieme si sono trasferiti a Goteborg, «il posto più esotico dove saremmo mai potuti essere», dice Claudio. Il luogo perfetto per la sintesi dei tre elementi.
«Ci siamo conosciuti subito dopo esserci trasferiti – racconta Aldo, a proposito dell’incontro con Claudio e Alfonso – Da lì è nata un’amicizia». Poi, il gusto comune per la musica e la sintonia tra loro sono diventati un progetto dalla pelle e dal sound nuovi.
We celebrate intimate landscapes through a melancholic stream that merges with dreamy vocal narratives. Emmecosta is the new soul act of electro-writing (dalla loro pagina Facebook).
Celebriamo paesaggi intimi attraverso un flusso di malinconia che si fonde con oniriche narrazioni vocali. Emmecosta è il nuovo sould act della scrittura elettronica.
Le quattro tracce di Untied mettono i propri germi nel 2013 e diventano un’opera che il trio definisce “post-club”. «Abbiamo scelto noi questa etichetta – spiega Aldo –, ma buona parte della stampa l’ha fraintesa». Per post-club non si intende la situazione fisica o temporale del “dopo-serata”. «Non siamo degli sfascioni», scherzano. «L’abbiamo intesa in un’accezione simile al post-rock: un genere che arriva dopo la dancefloor», dice Aldo. «A me – aggiunge Claudio – piace concepire la nostra musica anche come uno strascico di qualcosa di forte, come un fischio nelle orecchie dopo una performance chiassosa». Anche se le loro canzoni sarebbero perfette per il ritorno a casa alle prime luci dell’alba, quelle ore notturne sono state molto più importanti al momento della composizione.
La «scintilla» dei brani di Emmecosta sta nella ricerca nell’intimità, ma «quello che vogliamo dire con la nostra musica – spiega Aldo – non è per forza qualcosa che ci riguarda in prima persona. I nostri pezzi non parlano di esperienze personali, ma di questa percezione di un immaginario comune riguardo cose intime».
Una lettura universale di spazi singolari, favorita dall’ambiente svedese, che durante la stagione fredda spinge i suoi abitanti a rifugiarsi in casa per esprimere la propria arte in un ambiente che Aldo definisce assolutamente cosy. Gotheborg è stata fondamentale nella genesi dell’Ep, grazie anche alle sue suggestioni luminose e climatiche e a quello che Claudio definisce un silenzio sonico e quasi spaziale. «Vivere in una città immersa nella natura come Gotheborg, aiuta e facilità la sensibilità non solo artistica, ma umana», dicono.
La «nascita del nuovo verbo» nell’alfabeto musicale di Emmecosta è stato Untied, la quarta e ultima canzone dell’Ep, che riassume in sé la densità di suono ricercata dal gruppo e una strategia compositiva in cui si incontrano le sensibilità dei tre musicisti. Il processo di creazione dei brani «è poi diverso per ciascuna canzone – racconta Claudio, voce e chitarra del gruppo – Una può nascere da un suono, un’altra da qualche altra suggestione». Ciascuno dei tre, spiegano, è bravo in un particolare momento della scrittura, dalla composizione grezza, al lavoro per raffinare il brano, fino alla post produzione, ma sempre secondo un’intesa speciale.
Il suono, per quello che loro stessi definiscono il proprio modo di scrivere sound-writing, è fondamentale e si basa su un dettaglio e una ricerca di dinamicità. A riscaldare questo lavoro c’è il trombone, chiamato a dare anima, soul, a una musica che rischierebbe altrimenti di suonare pallida e fredda. «Ascoltare – continua Claudio – è stata una parte altrettanto fondamentale nella nascita di questo Ep».
Concluso il lavoro di scrittura e di registrazione, nel riascoltare ogni singolo brano «ci chiedevamo: in che luogo ci troviamo, mentre ascoltiamo? Alla fine non siamo riusciti a trovare un unico luogo, perché gli elementi che emergono ricordavano in parte la città, in parte la natura secondo diversi paesaggi, in parte marini, in parte montani».
A luglio è stato rilasciato il video del primo singolo, Brontos, che occupa il primo posto anche nella tracklist dell’Ep «perché rispecchia perfettamente l’atmosfera creata in Untied», dice Aldo. Video e immagine vengono estremamente curati dall’etichetta del gruppo, ICEA, che ha investito molto sul trio. «In Svezia – spiega Aldo – l’industria musicale è un treno velocissimo». Lì, continuano i compagni, «tutti hanno una band, e i musicisti abbandonano quel sentimento di esclusività che potrebbe esserci in Italia. A Natale ai bambini vengono regalati degli strumenti e la musica fa parte della normale prassi del vivere».
Snowboy, il singolo rilasciato a ottobre, «è nato quasi due anni fa, all’alba. È un pezzo che parla fondamentalmente di quel piacere che si prova nell’essere soli. Non per forza una cosa malinconica, quanto piuttosto sensuale. Il fatto che sia stato concepito alle prime luci dell’alba aiuta a renderlo più limpido».
L’ultimo video uscito, l’11 dicembre, è quello di Thousands of me. Il giorno dopo, gli Emmecosta, reduci dai live in Svezia, Inghilterra e Germania – quest’ultimo il Paese che ha loro restituito di più – si sono esibiti per un pubblico finalmente italiano. Tra i brani, con un sound più acustico per l’occasione, anche Untied: per ascoltarlo dovremo aspettare gennaio.
Emmecosta Untied Ep. Concerto di presentazione da oTTo
Immagine di copertina: Hilda Randulv