Con il ritorno di “Grease” si è aperta a Milano la caccia al gusto omologato internazionale di Expo, con titoli queer come Rocky Horror e Priscilla ma anche il nostro Pinocchio
Il marchio Expo suggerisce titoli evergreen, degustabili (per restare in tema cibo) in tutto il mondo, quindi molto americani possibilmente, assai vintage e musical (se tra i 20 milioni di potenziali spettatori qualcuno raggiungesse Roma, al Sistina in maggio potrebbe anche vedere finalmente l’edizione italiana di Billy Elliot diretto da Piparo, nuovo patron del Sistina, che sarà al Nuovo di Milano per le feste natalizie).
Torneremo sulla stagione teatrale Expo, ora limitiamoci a notare che, oltre alla nuova produzione international super sponsorizzata e super pagata dai contribuenti (un pizzico di qualunquismo…) del Cirque du Soleil, titolo ufficiale e quasi stabile per oltre due mesi della manifestazione milanese, ci sarà quasi solamente il musical a 360 gradi, rimbalzando titoli famosi anche per il cinema.
Con qualche escursione nella tradizione di Arlecchino (al Piccolo Studio) e l’exploit del vegliardo Albertazzi che torna imperatore Adriano secondo le splendide Memorie di Marguerite Yourcenar: viene in mente, per sdrammatizzare e sorridere, la sublime battuta, una leggenda metropolitana dell’Urbe, dell’antico romano che rivolto ai barbari invasori, ai crucchi, dice: “Quando voi eravate ancora nelle caverne, noi eravamo già froci”.
Tornando al musical – attenzione non la commedia musicale, di quelle non ce ne è neppure una, nessun Garinei & Giovannini neanche per scrupolo di nostalgia scolastico didattica – ci sarà e c’è già (è in programmazione Grease) solo l’imbarazzo della scelta, una scelta abbastanza omologata ai best best best seller di questi ultimi decenni, tenendo conto che noi arriviamo sempre dopo.
A proposito, è uscito in DVD con solo 62 anni di ritardo un musical imperdibile, Kiss me Kate, rivisitazione della Bisbetica scespiriana con la più bella colonna sonora di Cole Porter e un cast che stravede per Kathryn Grayson, Howard Keel, Ann Miller e le sue gambe, Bob Fosse coi pantaloncini corti, la Verona da studios MGM meravigliosamente kitch e song canticchiati ovunque da sempre (Brush up your Shakespeare).
Comunque, siam ripartiti con Grease, la produzione di Marconi che festeggia i suoi 18 anni e diventa maggiorenne con sempre nuovi interpreti da talent, nel ricordo della prima edizione con la Cuccarini e Ingrassia. Capita raramente che un musical stia quasi ininterrottamente in scena per tutti questi anni, superando il milione e mezzo di spettatori e le mille recite. È un Guinness dei primati cui possono gareggiare solo i nostri Rugantino e Aggiungi un posto a tavola, allestiti ma non senza soluzione di continuità.
E poi sui palchi milanesi, aperti per la straordinaria occasione – diciamolo, come accadeva in old times – ecco che tornano spettacoli di alto gradimento queer come Priscilla (al Manzoni che fu tra i primi a ospitare allestimenti coraggiosi come Hair in italiano e i trans gender di La Grande Eugéne) e il Rocky Horror Picture Show, sempre all’ultima edizione ma sempre contraddetto da riprese (è il solito penultimatum).
O di alto gradimento giovanile come l’innocuo Dirty dancing, la sorpresa della stagione al box office, mentre Marconi Saverio tira fuori dal cappello la magia italiana del musical favola Pinocchio con Manuel Frattini, unico titolo di tradizione italiana. Ed inoltre spettacoli di varie stravaganze, in quel solco di multimedialità trasversale che fa fortuna oggi, dai rumorosi e geniali Stomp al balletto pluri decorato dei Momix.
Vedremo se e chi sono i virtuali spettatori international, ammesso che la sera non tornino subito a casa in provincia di Brescia o Treviso.