Dall’Arena di Verona al festival di Martina Franca passando per lo Sferisterio di Macerata e senza dimenticare i grandi eventi oltre i confini italici come Salisburgo. Ecco gli appuntamenti da non mancare se volete mettervi in viaggio a caccia di buone note
Scriveva Barilli che “il mondo gira, girano le stagioni e poiché l’afa d’agosto ci spinge fuori, usciamo un poco dalle mura di questa città dal clima troppo continentale”, per non dire tropicale, visti i recenti catastrofici sviluppi ambientali. Così spettatori addormentati o perlomeno intorpiditi dal caldo possono sperare di trovare un po’ di conforto all’aria aperta, tra arene, sferisteri e cortili di palazzi ducali, riempiti per l’estiva occasione dalle infuocate logiche del melodramma italiano.
A partire dall’Arena di Verona, dove il “funeral party” di Franco Zeffirelli è stato allestito in pompa magna, con una nuova Traviata che è un collage delle tante firmate dal maestro fiorentino appena scomparso e un vecchio Trovatore con locandina di star capitanate dalla coppia reale Netrebko-Eyvazov. Chiudono la storica Aida di de Bosio e la Carmen di de Ana. Poca opera invece a Spoleto Festival, dove resiste solo Silvia Colasanti che ha presentato con successo la sua nuova Proserpine dal poema di Mary Shelley, con regia di Giorgio Ferrara e scene di Sandro Chia.
#rossodesiderio è l’hashtag lanciato quest’anno dal Macerata Opera Festival, che il 19 luglio si tinge di rosso con una nuova Carmen firmata da Jacopo Spirei, sul podio il direttore musicale del festival Francesco Lazillotta e Irene Roberts come protagonista. Attesa una nuova versione all’aperto del Macbeth verdiano di Emma Dante, già visto a Palermo e a Torino, ma ripreso e ripensato dalla regista siciliana per il grande spazio dello Sferisterio. Direzione di Francesco Ivan Ciampa e ottimo cast che può contare su una sanguinaria coppia d’eccezione con Roberto Frontali e Saioa Hernández, oltre alla sicurezza del Banco di Alex Esposito. Buona idea quella di riprendere il bel Rigoletto di Federico Grazzini, ambientato in un inquietante luna park abbandonato che non potrebbe essere più squallido e scandalosamente verdiano di così.
Scendendo lungo lo stivale si arriva a Martina Franca, quarantacinquesimo festival della Valle d’Itria dedicato a Paolo Grassi nei cento anni dalla nascita. Quest’anno la star è Pier Luigi Pizzi che, come faceva a Macerata quando era direttore del festival, presenterà due titoli nello stesso impianto scenico. Due opere tra loro incommensurabili, anche se entrambe sorte in contesto napoletano Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa (dal 16 luglio) e Ecuba di Nicola Antonio Manfroce (dal 31 luglio), gustosa commedia salottiera la prima, solenne e ieratica tragedia la seconda, scritta da uno sfortunato compositore morto poco più che ventenne in piena ascesa: come sempre in questi casi ci si diverte a indovinare cosa avrebbe potuto fare, forse addirittura oscurare il talento di Rossini, giunto anche lui a Napoli in quegli anni.
A proposito di Rossini a Pesaro, il festival a lui dedicato festeggia la quarantesima edizione. Appuntamento l’11 luglio per la serata d’opera più attesa dell’estate italiana: Semiramide in versione integrale, dalla durata più che wagneriana ma con cabalette e agilità, sarà diretta da Michele Mariotti che ritorna su questo titolo miracoloso dopo averlo affrontato a Monaco nel 2016, stavolta con Salome Jicia – trionfatrice nella memorabile Donna del lago di tre anni fa – e regia di Graham Vick di cui tutta l’Italia melomane è giustamente curiosa. Poi tocca all’Equivoco stravagante, che torna a Pesaro in una nuova produzione curata dalla coppia Leiser e Caurier. Infine il rarissimo Demetrio e Polibio, prima opera scritta da Rossini – anche se venne rappresentata solo nel 1812 – ripresa da Davide Livermore tra un sette dicembre e l’altro.
Per uscire dai soliti confini del paese del melodramma, imperdibile il Requiem di Mozart secondo Romeo Castellucci a Aix-en-Provence, seguito da una Tosca diretta da Daniele Rustioni con Angel Blue e, curiosamente, niente meno che Catherine Malfitano, in locandina come “Prima donna”: da vedere per capire cosa si sia inventato il regista Christophe Honoré. Per i più raffinati il crollo psicotico in musica Jakob Lenz di Wolfgang Rihm, diretta da Metzmacher con regia di Andrea Breth, e soprattutto Rise and fall of the city of Mahagonny di Brecht e Weill con Esa-Pekka Salonen sul podio e regia di Ivo van Hove.
Il sacro festival di Salisburgo inizia il 27 luglio con una nuova tappa mozartiana del duo Currentzis-Sellars: niente meno che lo Sturm und Drang di Idomeneo, insuperato e insuperabile capolavoro giovanile del compositore autoctono. Si prosegue con una Adriana Lecouvreur Netrebko-Eyvazov, una Médée di Cherubini con regia di Simon Stone ma senza Yoncheva, in stato interessante, sostituita dalla russa Elena Stikhina, la già trionfante Alcina made in Michieletto con Cecilia Bartoli che rifiuta la Scala ma non il Festival, oltre a un Orphée aux enfers con regia di Barrie Kosky che si ricorda di omaggiare i duecento anni dalla nascita di Offenbach. Chi infine si fosse perso la magnifica Salome dell’anno scorso, con regia di Castellucci, sofisticata direzione di Welser-Möst e prova mozzafiato di Asmik Grigorian, ci sono tre date per recuperarla a fine agosto.
Immagine di copertina La Traviata © Foto da Arena di Verona Opera Festival 2019