L’ha inciso Marco Selvaggio. E’ siciliano e suona l’hang, uno strumento svizzero, con una marcata inflessione esotica
Quello che mi piace della musica è che non smette mai di sorprendere. Nel momento in cui sei convinto di aver sentito tutto, nell’istante in cui mandi avanti, annoiato, i brani dell’mp3 senza soffermarti su niente perché tutto ti sembra “vecchio” e “già sentito”, proprio allora può capitare che un amico ti segnali un artista che non conosci.
A me è accaduto con Marco Selvaggio e il suo album d’esordio The Eternal Dreamer. Una ventata di aria fresca arrivata nel momento in cui ne sentivo il bisogno, in cui desideravo quella sensazione di premere play e ascoltare qualcosa di inedito, di mai sentito prima. È questa idea di ignoto che mi piace.
Un “salto nel vuoto” che si è rivelato una piacevole scoperta. Il sound di The Eternal Dreamer è delicato e “gentile”, le melodie studiate, così come i testi cantati da voci (e in lingue) diverse. All’album hanno collaborato numerosi artisti, nazionali e internazionali (tra cui il cantautore romano Davide Combusti, in arte The Niro, la francese jazz singer Anne Ducros, Dan Davidson dei Tupelo Honey), che creano una disomogeneità che ho trovato molto interessante: il filo conduttore del lavoro dell’artista è la melodia, non la voce che canta i testi delle canzoni.
Qualche imperfezione nell’album c’è, va detto. Un paio di tracce (It’s Just a Star e Nuage Dansant) potevano essere riviste e risultare meno noiose, ma nel complesso si tratta di un buon lavoro. Durante il primo ascolto sono rimasta piacevolmente sorpresa. Ma ora viene fuori la curiosità. Chi è questo Marco Selvaggio? Non avevo voluto saperne nulla prima per non rimanere influenzata da descrizioni altrui.
Indagando un po’ ho scoperto che è un suonatore catanese di hang, uno strumento a percussione di origine svizzera che si accosta brillantemente a diversi generi musicali e che è stato inventato nel 2000. Uno strumento nuovissimo, al mondo ne esistono solamente 10mila esemplari. E viene suonato, con le dita, i palmi e i polsi (hang in un dialetto cantonale significa mano).
Sembra che anche i Coldplay siano rimasti affascinati dalle esibizioni live di Marco Selvaggio e che abbiano condiviso sul loro sito ufficiale il video di una sua esibizione con l’hang.
Ecco il filo conduttore delle 10 tracce dell’album. Dalla bella intro strumentale Lybra, passando per la delicata The Eternal Dreamer, che dà titolo all’album, alla canzone dal gusto tipicamente pop Like The Sun, tutte le canzoni sono legate l’una all’altra dalla melodia prodotta dall’hang, che accompagna l’ascoltatore in un lungo viaggio attraverso questa musica “eterea” ed eterogenea.
Un album molto curato, piacevole all’ascolto. Una bella scoperta.
The Eternal Dreamer, di Marco Selvaggio (Waterbirds Records)