Tre ragazze a Creta, isola greca ideale dove cercare il piacere a tutti i costi e perdere la verginità, tra corpi e sguardi furiosamente avidi di vita. “How to have sex” dell’esordiente regista inglese Molly Manning Walker è un film sorprendente, capace di raccontare l’euforia spaccona e goffa dell’adolescenza, e insieme le sue pieghe malinconiche, i silenzi smarriti, il disagio davanti a ciò che è difficile nominare. Il tutto senza moralismo e con uno sguardo che osserva con attenzione ma non giudica mai. Ricca di sfumature e verità la prova della protagonista Mia McKenna-Bruce
Tara, Em e Skye, le protagoniste di How to have sex, esordio in regia della direttrice della fotografia londinese Molly Manning Walker, sono tre ragazze come tante. E come tantissime loro coetanee pensano che vacanza debba far rima con alcol e sesso, senza limiti e al di là di ogni buon senso. Giustamente, perché non sono i diciassette anni l’età del buon senso. Pericolosamente, perché il confine tra divertimento e stordimento è labile, sottile e fragile come una scheggia di vetro, di quelle che ti possono fare male se ti si piantano nella pelle e nella carne.
Malia, la cittadina balneare sull’isola di Creta che le tre amiche hanno scelto per la loro vacanza all’insegna della trasgressione, ci appare come un universo abitato esclusivamente da corpi giovani e sguardi furiosamente avidi di vita, un mondo a parte dove tutto sembra facile e la ricerca del piacere a qualunque costo emerge come unica regola condivisa. Insieme alla necessità di liberarsi al più presto, come di un imbarazzante fardello, della propria verginità. Proprio questo è l’obiettivo che si è data Tara, che delle tre ragazze sotto l’occhio della macchina da presa è quella che da un certo punto in poi si prende il centro della scena, assurgendo al ruolo di vera protagonista. Quella di cui abbiamo l’impressione di riuscire a capire meglio, in presa diretta, le motivazioni, le paure, la presunta assertività, l’immensa, quasi insostenibile, fragilità.
Non è per niente un film per teenager, questo. Tanto meno per voyeur solleticati da un titolo che sembra fin troppo esplicito. E forse non è neanche così adatto a molti adulti, in particolare a quelli che hanno del tutto dimenticato quanto si possa essere storditi da giovani e giovanissimi. Soprattutto perché la scoperta del mondo avviene spesso procedendo a tentoni in una realtà confusa, in cui è difficile trovare le proprie coordinate. E dove il sesso viene vissuto come una sorta di moneta di scambio per entrare nel mondo degli adulti, conquistare l’approvazione degli altri, meritare l’amore di cui si ha un disperato bisogno, forse addirittura essere felici. Vasto programma, direbbe qualcuno. Ma di certo crescere significa anche
scoprire, prima o poi, che piacere e felicità non sono affatto sinonimi.
Senza moralismo, con uno sguardo fenomenologico raffreddato eppure empatico, che osserva con estrema attenzione ma non giudica mai, la giovane regista inglese riesce a raccontare la storia di Tara e delle sue amiche, e dei ragazzi intorno a loro, senza decidere a priori quale verità vuole dimostrare. Con la telecamera a mano gli si butta in mezzo e cerca semplicemente di guardarli, lasciarli muovere e parlare, per poi ascoltarli, senza incantarsi davanti al mistero glorioso della giovinezza. E senza derubricare i loro desideri abbaglianti e i loro sentimenti zoppicanti a mere malattie infantili, come fosse il morbillo: basta
aspettare che passi.
Il risultato è un film sorprendente, capace di raccontare l’ansia assoluta di vivere, l’euforia spaccona e goffa dell’adolescenza, e al tempo stesso le sue pieghe malinconiche, i silenzi smarriti, il puro e semplice disagio davanti a desideri difficili da nominare. Mia McKenna-Bruce nei panni di Tara è stupefacente, perfettamente capace di cesellare sfumature e restituire verità. E insieme alla regista costruisce un racconto libero e coraggioso, tutt’altro che rassicurante, e anche solo per questo da vedere.
How to have sex, di Molly Manning Walker, con Mia McKenna-Bruce, Lara Peake, Samuel Bottomley,
Shaun Thomas, Enva Lewis