Un libro per ragazzi, “Il falso e il vero” di Gabriella Jacomella, prezioso anche per gli adulti per districarsi nell’oceano delle fake news
Ci sono libri inutili, libri utili e libri necessari. Il falso e il vero, scritto dalla giornalista Gabriela Jacomella e pubblicato da Feltrinelli, rientra in quest’ultima categoria, trattando un argomento fondamentale, ovvero quello delle cosiddette fake news, le notizie false, materiale tossico che inquina gravemente le informazioni che arrivano all’opinione pubblica, con gravi ripercussioni sulla democrazia – democrazia che come è noto si basa sulla possibilità di fare scelte informate.
Il falso e il vero è un libro nominalmente per ragazzi, ma non fateci caso. Linguaggio e contenuti lo rendono una lettura che mi sentirei di consigliare caldamente anche ai nonni e ai genitori, perché l’esperienza quotidiana ci dice che non sono gli anni e i capelli bianchi quelli che ci difendono dal cadere nelle trappole delle notizie false. La consiglio a cuor leggero, tra l’altro, perché uno dei pregi di Il falso e il vero è quello di essere scritto in maniera piacevolissima – a me è piaciuta molto la parte “storica” perché le bufale non sono un portato di Internet, ma hanno secoli di vita: Gabriela Jacomella ci racconta una bufala assai famosa che risale al 314 dopo Cristo, e vede come debunker d’eccezione l’umanista Lorenzo Valla.
Troviamo altri episodi gustosi, che vanno dalle sensazionali scoperte che il direttore del New York Sun s’inventò di sana pianta nel 1835 per rimpolpare le vendite che languivano: la luna era abitata da misteriosi uomini pipistrello, e costellata di templi di smeraldo! Quando l’astronomo cui era stata attribuita la scoperta tornò da una spedizione scientifica si infuriò e smentì, ma era troppo tardi. Anche se i media non erano veloci come quelli di oggi, già allora era impossibile richiudere le stalle una volta che la bufala era fuggita.
Gabriela Jacomella ci spiega dunque che questo meccanismo è un meccanismo antico. La Rete non ha colpe specifiche, se non quella di aver velocizzato incredibilmente la circolazione delle informazioni, sane o tossiche che siano. La Rete siamo noi, ed è il nostro senso critico l’unico argine di difesa contro notizie che a volte non sono del tutto false ma lo sono in parte, e solo un occhio allenato e avvertito riesce a capire dove sta il confine.
Nel libro facciamo conoscenza con cose che si chiamano bolle di filtraggio, cybercascate e stanze dell’eco, nomi affascinanti e poetici dietro i quali però si nascondono i motivi per i quali facilmente cadiamo vittime di inganni. Impariamo che dietro le bufale c’è sempre qualcuno che ci guadagna, e a volte qualcuno animato da pessime intenzioni, ma soprattutto impariamo che non siamo disarmati di fronte all’ineluttabilità dell’informazione tossica. Uno dei capitoli si intitola “Le dieci regole dell’apprendista fact-checker”: dieci passaggi che permettono di partecipare alla bonifica della Rete e di rallentare il contagio da bufala. Certo, seguire un decalogo è una fatica, ma quando la posta in gioco è così alta non solo ne vale la pena, ma è un dovere civico.
Gabriela Jacomella insieme a Nicola Bruno e Fulvio Romanin ha fondato nel 2016 un’associazione no-profit che si chiama Factcheckers che promuove e diffonde la cultura del controllo della veridicità delle notizie.