Avremmo voluto un capodanno tutto diverso, qui negli Usa, e invece…Si chiude l’anno del gran rifiuto di Bob Dylan, dell’addio a Fidel, dell’agonia di Aleppo, di tante stragi. L’anno di Trump, del pizzagate e della post truth. Ma anche l’anno del sorriso di Bebe Vio alle Paralimpiadi e l’anno in cui abbiamo riscoperto voglia di lottare…
Il 2016 avrebbe dovuto finire in un modo completamente diverso: avremmo dovuto tutti festeggiare un’altra prima volta nella storia degli Stati Uniti, e invece ha vinto l’altro, per cui c’è ben poco da essere contenti. In realtà, poi, finisce male perché il 2016 è iniziato male, con tutti i morti che ha fatto, sia quelli famosi, come l’immenso Mohamed Ali e l’eroico Fidel Castro, che quelli di cui non conosciamo i nomi, come gli abitanti di Aleppo, o le vittime di tutte le stragi terroristiche e le guerre intorno al mondo.
Come se non bastassero tutte queste tragedie, poi, c’è stata quella della scoperta della strafottenza di Bob Dylan nei confronti dell’Accademia di Oslo, quelli del premio Nobel. Annuncia, dopo settimane di attesa, che non andrà a ritirarlo perché ha altri impegni. Soffermiamoci un attimo su queste due notizie: 1) Bob Dylan vince il Nobel per la letteratura e 2) non lo va a ritirare perché ha altri impegni. Ditemi voi se poi uno non si deve preoccupare per le sorti del mondo. Sono tante le ipotesi degli impegni che potrebbe avere il cantore, simbolo degli anni della rivolta: andrà a giocare a calcetto? A trovare sua sorella? A fare la spesa con Renzi? A farsi controllare la prostata? Ogni teoria, a questo punto, è ancora valida.
Il 2016 segna anche la vittoria delle notizie false che circolano tra i vari social network, e la fine del desiderio di verità, sacrosanto fino a poco tempo fa che è stato invece abbandonato come un cane in autostrada ad agosto. Adesso tutto vale, soprattutto se porta qualche voto in più. È un altro regalino dell’amministrazione Trump, costruita su milioni di teorie complottistiche assurde e pericolose. Ricordo l’ultima, la famosa Pizzagate. Le origini risalgono a alcune email pubblicate da Wkileaks, degli scambi tra il responsabile della campagna elettorale di Hillary e il proprietario di una pizzeria di Washington, generoso donatore di fondi. Niente di particolarmente interessante, se non il fatto che alcuni pazzi repubblicani ci abbiano ricamato sopra tutta una teoria complottistica secondo la quale Hillary e altri democratici avrebbero usato il locale per intrattenere le loro fantasie pedofile e altro. Insomma, cose assurde. Il problema è che la settimana scorsa un pazzo è entrato nella pizzeria con un fucile e ha sparato, fortunatamente senza uccidere nessuno. Voleva farsi giustizia da sé. Roba da pazzi, insomma.
Ma non possiamo essere sempre così pessimisti. In realtà questo 2016 ha anche portato cose belle. Per esempio, questa sconfitta per noi democratici ha fatto scoppiare una voglia, soprattutto da parte dei giovani, di scendere in piazza e protestare. E ha scaturito anche discussioni interessanti da fare tra amici durante le pallosissime festicciole prenatalizie, spunti di cui parlare che non siano i soliti discorsi di come stanno i figli e cosa fare per Capodanno.
Un’altra cosa bella, per chi nello Stato del Massachusetts si fa le canne, è che la marijuana è diventata legale, nel senso che puoi possedere ma non vendere. Ora bisogna capire chi ha voglia di regalartela, ma questo è un problema che si affronterà di volta in volta. Personalmente, ho provato a farmi una canna nel 1992 e mi è venuto quasi immediatamente il più complesso attacco di panico, per cui ho lasciato perdere, ma sono sicura che molti altri hanno fatto salti di gioia. Buon per loro.
Altre notizie interessanti su questo strano anno bisestile sono: la felicità di Bebe Vio ai Giochi paralimpici di Rio, la fine della campagna elettorale per il referendum, l’arrivo di mia madre per il compleanno di mio figlio Luca, il libro di Ta-Nehisi Coates tradotto in italiano, il fatto che io non abbia ancora visto una puntata della serie Il Trono di Spade, e la richiesta da parte di mia figlia Sofia di comprarle l’autobiografia di Assata Shakur (sono soddisfazioni, mica balle).
E poi un’altra cosa bella è che questo dannato 2016 sta per finire, e possiamo cominciare a pensare ai buoni propositi per l’anno a venire, anche se del ’17 non ci si può mai fidare, soprattutto per una come me, cresciuta tra gente che ha sempre scommesso (e perso) ai cavalli, per cui estremamente superstiziosa. Se siamo tutti d’accordo lascerei da parte i soliti dieci chili da perdere e piazzerei al primo posto una rinnovata voglia di imparare a non perdermi d’animo ogni volta che vedo la bandiera americana sventolare al vento fuori la scuola di mia figlia.
Per il resto, ci penseremo poi.