“First Man – Il primo uomo” è il mix perfetto tra un biopic delicato e profondo e un riuscito thriller claustrofobico: tratto dalla biografia ufficiale “The Life of Neil Armstrong”, ridotta dallo sceneggiatore oscar (“Il Caso Spotlight”) Josh Singer, mantiene un ottimo equilibrio tra effetti drammatici e spunti introspettivi raccontando le vicende del primo astronauta americano sbarcato sulla Luna. Ma meglio di Ryan Gosling, attore feticcio del regista da 9 oscar Damien Chazelle (“La La Land”), fanno qui l’unica donna Claire Foy e comprimari di livello: Jason Clarke, Kyle Chandler, Corey Stoll, Patrick Fugit
Basterebbero i primi cinque-dieci minuti della sequenza di apertura per raccontare l’effetto che fa il nuovo monumentale sforzo del golden boy Damien Chazelle dopo i botti (e gli Oscar, ben 9 in totale tra cui quello alla miglior regia) di Whiplash e La La Land: First Man – Il primo uomo, che racconta la storia di Neil Armstrong, astronauta americano, il primo uomo a posare un piede sulla Luna, il 20 luglio 1969,è il mix perfetto tra un biopic delicato e profondo e un riuscitissimo thriller claustrofobico. Delle due ore e mezza di proiezione ne passerete almeno la metà aggrappati ai braccioli della poltroncina, col nodo allo stomaco, lo sguardo incollato allo schermo e la voglia che non smetta più, o che succeda di nuovo.
Il tutto nonostante la presenza costante del faccione inespressivo di Ryan Gosling, evidentemente eletto attore feticcio da Chazelle, nei panni questa volta dell’ingegnere imperscrutabile (ma dai?), anaffettivo e workaholic. Sarà forse per il fatto che al suo fianco c’è l’eccellente Claire Foy, quasi l’unica donna del cast ma non proprio un’attrice qualunque, dopo gli Emmy e i Golden Globe vinti con The Crown e il nuovo ruolo di interprete principale nel prossimo Millenium – Quello che non uccide. E sarà che con lui, a reggergli il gioco a meraviglia, c’è una carrellata inesauribile di “ehi, ma io quello l’ho già visto in…”, facce conosciute di caratteristi più o meno giovani, da Jason Clarke e Kyle Chandler (insieme in Zero Dark Thirty) a Corey Stoll (Ant-Man, la serie tv The Strain) e Patrick Fugit (giovanissimo protagonista in Quasi Famosi e nella serie horror Outcast), bravissimi a tenergli in piedi la baracca tutto intorno.
Non che il film ne abbia davvero bisogno: la regia di Chazelle è semplice ma solida ed efficace, basata su due soli registri, ovvero la vita familiare e la vista dalla navicella spaziale, portati avanti entrambi con determinazione, coraggio e maestria, costruendo un clima costante di tensione alla Interstellar (ma tutto più stretto e più chiuso), che è poi il vero motore della storia. Una storia, tratta dalla biografia ufficiale First Man: The Life of Neil Armstrong, che lo sceneggiatore premio oscar per Il Caso Spotlight Josh Singer è bravissimo a tenere al riparo da ogni possibile retrogusto retorico o eccessivamente drammatico.
Dal canto suo, Chazelle si conferma una volta di più uno degli astri nascenti della cinematografia contemporanea, autentico re Mida del panorama hollywoodiano, sfornando l’ennesimo prodotto introspettivo e spettacolare insieme, e candidandosi prepotentemente alla vittoria di una nuova statuetta. Sì, perché se in mano al Ron Howard di turno un progetto simile avrebbe corso il rischio concreto di diventare l’ennesimo, classico biopic incentrato sul modello empatico del self-made man americano che trionfa nonostante le avversità, al contrario il giovanissimo (appena trentatreenne) e già pluripremiato regista enfant prodige degli Academy Awards ha l’enorme merito di catturare l’attenzione con qualcosa di originale ed estremamente interessante, sul piano narrativo quanto su quello squisitamente stilistico.
Vuoi per la fotografia mai banale nelle sequenze domestiche, vuoi per l’estrema abilità nel gestire i numerosissimi crescendo di tensione senza mai affidarsi alla spettacolarità fine a se stessa, First Man – Il primo uomo ha atmosfere capaci di oscillare in perfetto equilibrio tra il dipinto a olio e la ripresa in soggettiva, ribaltando i canoni della fantascienza per raccontare lo spazio attraverso l’uomo anziché il contrario. Il risultato è un film dalla forte impronta autoriale, toccante quando rallenta e terrificante (ma in senso buono) quando inizia ad accelerare garantendo un’immedesimazione totale, passo dopo passo, fino a una conclusione già scritta, eppure mai prima d’ora tanto emozionante.
First Man – Il primo uomo di Damien Chazelle, con Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Corey Stoll, Patrick Fugit