Gli artisti americani Ryan Trecartin (Texas, 1981) e Lizzie Fitch (Indiana, 1981) si incontrano per la prima volta nel 2000, alla Rhode Island School of Design. Comincia allora la loro collaborazione come duo artistico, che li porta a esporre le proprie video-installazioni in alcune delle principali istituzioni internazionali dedicate all’arte contemporanea, tra cui la Whitney Biennial (2006), il MoMA PS1 (2011) e La Biennale di Venezia (2013). Nel 2016 Fitch e Trecartin intraprendono un nuovo capitolo della propria ricerca artistica. Dopo aver acquistato un vasto terreno nella campagna dell’Ohio, vi si trasferiscono con lo studio e lavorano alla preparazione di Whether Line, la grande mostra inaugurata il 6 aprile alla Fondazione Prada (aperta fino al 5 agosto).
Con la volontà di indagare il concetto tipicamente americano di “ritorno alla terra” e di “terra promessa” i due artisti sfruttano la propria fuga in Ohio, il rapporto conflittuale con i nuovi vicini di casa e l’allontanamento dalla propria comfort zone, come occasione per riflettere sui concetti di proprietà e appartenenza a un territorio, di confine e comunità, e dunque sul rapporto tra sé e l’altro, il familiare e l’estraneo.
La mostra si articola in tre ambienti differenti, in cui lo spettatore, attraversando un iniziale percorso guidato all’interno di griglie e gabbie che ricordano strutture reclusive, approda a una gigantesca costruzione architettonica in legno, un vasto edificio rurale tipico della campagna americana, all’interno del quale sono proiettati i due nuovi lavori video Plot Front (2019) e Property Bath (2019).
I video di Fitch e Trecartin sono spesso esposti all’interno di ambienti o installazioni architettoniche ideate come display abitabili dagli spettatori. Questi ambienti-scultura, definiti dagli artisti “sculptural theaters”, funzionano da vere e proprie sale cinematografiche, dove spesso la percezione dello spazio pubblico della mostra si sovrappone a quella dello spazio privato in cui si svolge la narrazione del film, confondendo la classica dinamica di spettatore-osservante e opera-osservata.
In Whether Line gli spettatori si ritrovano, così, all’interno di un set nato dopo che il film è stato girato, che fa eco a quello realizzato in Ohio, idealmente trasportato a Milano, in una sorta di realtà rovesciata.
Cercare di districare la trama dei film di Trecartin e Fitch sarebbe sbagliato. Il loro mondo antilineare si fonda sulla sensazione di un eccesso linguistico e visivo totalizzante (che ricorda il cosiddetto “information overload” generato dalla nuova tecnologia dell’informazione): suoni, voci, colori, parole, volti, corpi e immagini si sovrastano a vicenda, dando vita a un mondo psichedelico e frenetico che, da un lato, lascia lo spettatore esitante e, dall’altro, lo fagocita all’interno di quella che ricorda la contemporanea fruizione bulimica nei confronti di internet e dei social media. Elementi intrinsechi all’era digitale, come voyerismo, narcisismo e performatività, caratterizzano ciascuna trama messa in scena con toni parodistici dai due artisti.
Anche questa volta i video di Fitch e Trecartin sono popolati da personaggi appariscenti e logorroici, travestiti e iper-truccati, abitanti di un mondo isterico, allucinato e allo stesso tempo fluido, in cui non c’è distinzione di genere o razza e dove ogni categoria viene fatta saltare. Conversazioni confuse e surreali, simili a un “flusso di incoscienza”, si susseguono in maniera convulsa, evocando un mondo sospeso tra il web 2.0 e i reality show, dove tutto sembra ruotare attorno all’ossessione per l’autorappresentazione virtuale.
Più ci si addentra nell’installazione di Whether Line, più i vari elementi narrativi, architettonici e stilistici utilizzati dai due artisti, ci proiettano in una sorta di scenario distopico, dove all’interno di strutture vincolanti e claustrofobiche ci troviamo a osservare personaggi grotteschi che, compiaciuti davanti alla telecamera, si interrogano in dialoghi dai tratti deliranti (da reality-show), su alcuni dei temi più attuali di oggi (l’identità, la comunità, l’appartenenza). Il sistema politico e culturale della vita contemporanea viene continuamente evocato dai mondi schizofrenici creati da Fitch e Trecartin, ma oggi quella che nei lavori dei primi anni 2000 sembrava più che altro una parodia, assume sempre più i tratti inquietanti di una profezia.
Lizzie Fitch | Ryan Trecartin, Wheter line, Fondazione Prada, fino al 5 agosto
Immagine di copertina: Immagine della mostra Lizzie Fitch | Ryan Trecartin: Whether Line. Fondazione Prada, 2019. Foto Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Prada. Lizzie Fitch | Ryan Trecartin, Plot Front, 2019. Video 4K, colore, suono, 1h 45’ circa.