L’attore Juan Diego Botto debutta anche nella regia con “Tutto in un giorno”, dramma sulla Spagna d’oggi tra crisi del lavoro e sfratti dalle abitazioni. La sua protagonista (gran prova d’attrice della Cruz) lotta con l’aiuto di un coraggioso avvocato (l’ottimo Luis Tosar) per difendere i suoi diritti dall’avidità della banca. Un film nervoso, durissimo, che non offre consolazioni ed evita ogni tentazione retorica, trascinandoci dentro la precarietà della condizione umana contemporanea
Azucena (Penelope Cruz) fa la cassiera in un supermercato, ha un figlio ancora piccolo, un marito (interpretato da Juan Diego Botto, che è anche il regista del film, Tutto in una notte), rimasto senza lavoro e costretto ad arrangiarsi con occupazioni umili che fruttano pochi euro al giorno. Una vita già tutt’altro che semplice, che presto si trasformerà in un vero e proprio incubo: Azucena sta per perdere la casa. La banca ha appena respinto tutte le sue richieste, e già disposto lo sfratto esecutivo. Il marito è talmente oppresso dalla vergogna, per la miserabile situazione in cui sono venuti a trovarsi, che vorrebbe solo fuggire via, scomparire. Azucena invece no, vuole lottare. Fino alla fine, fino alle estreme conseguenze, senza paura di chiedere aiuto agli altri, perché l’angoscia per la situazione si mescola in lei con la rabbia e il desiderio di pretendere il rispetto dei propri diritti.
Nello spazio concentrato e claustrofobico di una città che sembra chiusa su sé stessa, e di un tempo drammaticamente definito, 24 ore appena, il destino di Azucena si incrocia con quello di Teodora, una donna anziana, anche lei in attesa di sfratto, ma soprattutto di un segno di vita da un figlio talmente disperato da non trovare neanche la forza di risponderle al telefono. Infine c’è Rafa (Luis Tosar), avvocato attivista che si spende per Azucena e le tante altre persone in difficoltà, sempre in prima fila, pronto a sacrificare la propria vita privata, la propria famiglia, pur di riuscire a rendersi utile.
Ogni giorno in Spagna vengono eseguiti più di 100 sfratti, in un anno sono 40.000, dicono le statistiche. Ma l’attore Juan Diego Botto, per la prima volta dietro la macchina da presa, sceglie di trasformare quegli aridi elenchi di numeri, che spesso ci capita di guardare con indifferenza, in carne e sangue, sentimenti ed emozioni. Scommette sulla possibilità di coinvolgere lo spettatore, interpellarlo direttamente, scrutando con cinepresa un intreccio di solitudini e disperazioni, rabbie e disillusioni, e lo fa in modo tale che non sia possibile a nessuno distogliere lo sguardo, far finta di non sapere, di non vedere.
Un film durissimo, che non offre consolazioni ed evita ogni tentazione retorica, trascinandoci accanto ai personaggi, dentro la precarietà della loro condizione, grazie anche alla scelta di imprimere alla telecamera un continuo e inquieto movimento. Una visione commovente, a tratti travolgente, grazie in primis all’energia profusa dal sempre bravo Luis Tosar ma soprattutto da Penelope Cruz, che troviamo qui in stato di grazia, capace di prestare alla sua protagonista tutta la fragilità e al tempo stesso l’immensa forza di una donna in lotta per la sopravvivenza, di sé stessa e della propria famiglia.
Tutto in un giorno di Juan Diego Botto, con Penélope Cruz, Luis Tosar, Font García, Adelfa Calvo, Christian Checa