François Morellet: 90 anni e non sentirli

In Arte

Il grande artista francese, modernista fino al midollo, sembra provenire da un tempo ormai passato, eppure continua a dimostrarsi attuale più che mai…

Preparate smartphones e piantine: per chi non è di casa non sarà facile trovare le galleria A arte Invernizzi, teoricamente ubicata in via Domenico Scarlatti, ma in realtà situata nella traversa via Benedetto Marcello. Una volta individuato e varcato il piccolo ingresso dai vetri scuri, vi ritroverete in un ambiente bianchissimo: tre ampie sale, divise su due livelli, uno sopraelevato e l’altro interrato, ospitano la mostra (infelicemente titolata One more time) del grande artista francese François Morellet (Cholet, 1926).

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“François Morellet. One more time”, allestimento presso Galleria A arte Invernizzi (marzo 2015).

Esponente di quella cultura ottico-minimalista-concettuale che ebbe tanta fortuna a partire dagli anni ’60, il pittore e scultore transalpino propone cicli di opere recenti e alcuni pezzi storici. Al piano superiore si trovano i quadri astratti della serie 3d concertant, composti da sottili linee nere che invadono la tela come un ordinato shanghai, che allude a delicate forme cubiche. Osservando attentamente queste “bacchette” ci si rende conto che sono frutto di una grande sensibilità compositiva, che sa rimanere in equilibrio tra solidità e precarietà, staticità e dinamismo.

“François Morellet. One more time”, allestimento presso Galleria A arte Invernizzi (marzo 2015)
“François Morellet. One more time”, allestimento presso Galleria A arte Invernizzi (marzo 2015).

Presto però si viene richiamati dal lampeggìo dell’opera 4 neons 0° – 4 neons 90° avec 2 rythmes interferents, proveniente dalla stanza attigua. Un’opera di sicuro impatto emotivo: la griglia ortogonale di luci rosse al neon, intermittenti e irregolari, sembra evocare l’insegna allarmata di una farmacia o gli inquietanti addobbi che pullulano per le strade newyorchesi di Taxi Driver e Eyes Wide Shut. Al piano inferiore troviamo altre opere composte da filiformi luci al neon, che però, ora, sono azzurre, e non seguono necessariamente il perimetro delle tele su cui poggiano. Qui l’atmosfera è certamente più distesa, sebbene un certo grado di ambiguità permanga: alcuni neon si flettono e si intrecciano come steli al vento, mentre altri mantengono una fortissima tensione lineare, quasi come fossero le bandiere di un palio o le lance delle battaglie di Paolo Uccello.

Assorti in questi sogni da giostra, si torna in superficie con la sensazione di essersi imbattuti in un maestro di un’epoca solo all’apparenza passata, di un’epoca che è riuscita a superare il ciclone postmodernista e ancora stupisce per sapienza (e pazienza): l’epoca dei Frank Stella e dei Sol LeWitt, che tutt’oggi brillano nel firmamento dell’arte contemporanea.

“François Morellet. One more time”, Galleria A arte Invernizzi, fino al 23 aprile 2015

Foto: François Morellet, Contresens n°1, 2014. Courtesy: A arte Invernizzi

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