Frattaglie shakespeariane

In Teatro

Frattaglie è un collettivo di giovani interpreti in formazione nelle accademie d’arte drammatica italiane, che si sono ritrovati per dare vita a un progetto di ricerca scenica sul Riccardo III di Shakespeare – che presto vedrà la luce a Milano

Sono giovani, di talento e pieni di intraprendenza. No, non è la sinossi di un gruppo di broker fulminati da lampi di estetismo reaganiano, ma la sintesi più indicativa per descrivere Frattaglie, un collettivo di attori emergenti attualmente allievi Accademie di arte drammatica in tutto il paese.

Il due e il tre febbraio Frattaglie porta un lavoro sperimentale, una ricerca scenica negli spazi di OiT, in via Porpora: Un posto al sole di York (Studio da Riccardo III), che, a partire dal titoli, ci fa più o meno intuire da quale sostrato shakespeariano i nostri abbiano segnato traccia – o l’inizio di un percorso, se vogliamo continuare con metafore facilone che ne consolidano la freschezza anagrafica.

 

In vista dello spettacolo abbiamo incontrato Iacopo Modesto (foto in copertina), natali romani,  di Frattaglie fondatore.

Iacopo, come nasce Frattaglie? 

Siamo tutti allievi di Accademie di arte drammatica italiane…

Sì, questo lo avevamo detto. E poi che succede? 

Succede che io e Pietro De Nova creiamo il progetto. Poco dopo si è inserita Sofia Menci a sostenerci.

E poi? 

E poi si sono aggiunti anche altri compagni: Chiara Alonzo, Giulia Di Sacco, Diana Bettoja e Lapo Sintoni.
Hanno collaborato in precedenza Marco Fragnelli, Marcos Piacentini, Marco Sangalli.

Senti, Riccardo III è un’opera ricca di significati complessi – che vuol dire tutto, e non vuol dire niente. Ma dentro c’è tanto; voi ci state lavorando da un po’, non è vero? 

Quello che stiamo facendo con Frattaglie è di fare una ricerca sul testo. Nello specifico, stiamo analizzando varie tematiche che riguardano i meccanismi di potere e propaganda, filtrati attraverso il rapporto tra Riccardo e Buckingham.

 

 

Che cosa state esaltando? 

La duplice natura del legame. Da un lato fortissima amicizia, dall’altro grande conflitto.

In che modo lavorate? 

Su due fronti. Da un lato c’è la drammaturgia, che firmiamo io e Pietro De Nova, e che approfondisce alcune tematiche dell’opera shakespeariana a partire, come dicevo, dal legame tra Riccardo e Buckingham.

E poi? 

La ricerca sul testo, però, sarebbe vana senza un lavoro di gruppo…

Che vi vede tutti in scena, giusto? 

Sì, ma non solo in veste di interpreti. Tutti gli altri attori sono chiamati a sviluppare un processo registico vero e proprio. Quest’ultimo lavoro di coinvolgimento di più persone cerca di essere abbastanza fedele al testo possibile, ed è il lavoro che presenteremo il 2 e 3 febbraio allo spazio OIT.


E noi il 2 e il 3 saremo curiosi di andarli a vedere – la sperimentazione sul Bardo val bene qualche messa.

 

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