Fresu-Caine, il jazz in scena

In Musica

Il duo stellare conquista il pubblico dell’Elfo-Puccini passando da Night in Tunisia di Gillespie a Munasterio e’ Santa Chiara

Vale proprio la pena di dirlo: la tre giorni all’Elfo Puccini del duo composto da Paolo Fresu e Uri Caine è stata un successo.

La scommessa da parte del teatro milanese di portare in sala il jazz e di spendersi in un progetto così particolare è stata premiata con entusiasmo dal pubblico, a sua volta sufficientemente eterogeneo da non relegare quest’appuntamento a un evento di nicchia. E il triplice sold out ne è una conferma.

Le date, dal 27 gennaio all’1 marzo, si sono susseguite rispettivamente all’insegna della tradizione jazzistica, della musica classica e infine del genere pop. Ma, come Fresu ha chiarito presentando il progetto al pubblico, i singoli repertori non sono che un pretesto per suonare diversi spartiti con lo stesso approccio creativo ed espressivo.

Così, in una cornice scenica teatrale ripensata sala da concerto, i più disparati stilemi musicali si sono incontrati e amalgamati, smarrendo per strada i canoni e ritrovando un senso nuovo nell’alveo dell’improvvisazione strumentale. Non a caso, la filosofia pratica dell’inedita formazione si ispira al motto “navigare a vista”.

 E infatti, durante la serata del debutto, i due hanno seguito più un canovaccio che una scaletta vera e propria, mettendo in scena un dialogo affiatato tra pianoforte e tromba, alternata all’immancabile flicorno del jazzista sardo.

 

Tra atmosfere trasognanti ed estatiche, giocando con delay e flanger, le note di Fresu hanno abbracciato la forma dello spazio circostante, transitando senza soluzione di continuità dai classici del bop come Night in Tunisia di Gillespie alla chanson francaise con Que reste-t-il de nos amours di Trenet, fino a un’inaspettata e struggente Munasterio e’ Santa Chiara.

 In quest’operazione di riscoperta e rielaborazione, Fresu ha trovato nel pianista e compositore statunitense un partner davvero d’eccezione, il quale, dopo aver curato nell’ultimo decennio le direzioni musicali di vari festival nostrani (dalla Biennale di Venezia a Bergamo Jazz), rinnova un florido sodalizio con lo scenario musicale italiano.

La compenetrazione artistica tra i due è stata tale da portarli a esplorare dinamiche molto ricche: passaggi incalzanti più gioiosi si alternano a interazioni “per sottrazione” e lunghi sustain, che vanno a dipingere paesaggi sonori dai tratti lunari – dalle innevate linee del fronte del film di Olmi Torneranno i prati, di cui Fresu è autore della colonna sonora, alle notti travagliate di Fred Buscaglione in, appunto, Guarda che luna.

Nella replica di sabato sono poi seguiti tributi al mondo della classica, da Mahler a Monteverdi, da Bach e alla Strozzi, di cui non abbiamo potuto verificare direttamente la resa.

Se di questa produzione ben riuscita si può fare un appunto critico, va sottolineato come talvolta si sacrifichi la ricerca musicale vera e propria in luogo di facili espedienti adatti all’ascolto di un orecchio medio.

D’altro canto, la pulizia del suono e l’affinità tra i due musicisti danno ragione a una selezione dei brani così azzardata, eppure non particolarmente eterodossa: prevale il piacere di eseguire un repertorio familiare nonché amato dai più, e la platea, rapita da una palpabile tensione musicale che Fresu incarna con fisicità in pose inarcate e drammatiche, a conti fatti sembra promuovere lo spettacolo a pieni voti.

Paolo Fresu e Uri Caine – Al teatro Elfo Puccini

(Visited 1 times, 1 visits today)