Alla galleria Carla Sozzani si scopre che futurismo non sono solo i quadri da manuale, ma anche le ricerche, spesso a singhiozzi, di personaggi dimenticati
Per i suoi venticinque anni di attività, la Galleria Carla Sozzani ha deciso di fare una mostra in grande stile. Oltre cento fotografie, allestite dalla mano esperta di Giovanni Lista, testimoniano un brano spesso ignorato della storia figurativa italiana: la fotografia, e in particolare – strano persino a dirsi – la fotografia futurista. E viene redatto – cosa ancor più insolita – un vero catalogo.
Fino a poco tempo fa, Anton Giulio Bragaglia e suo fratello erano relegati a qualche riga a margine dei libri di storia dell’arte, mentre Wanda Wulz, Tato e Luxardo rimangono spesso ancora ignoti ai più. E certo Boccioni, Munari e Depero non si sono fissati nella mente del grande pubblico per i loro scatti fotografici. Eppure il futurismo, movimento eclettico, eccentrico e sfaccettato, ebbe persino un suo Manifesto dedicato alla fotografia (1930), di cui riuscì a intuire limiti e possibilità:
La fotografia di un paesaggio, quella di una persona o di un gruppo di persone, ottenute con un’armonia, una minuzia di particolari ed una tipicità tali da far dire: “Sembra un quadro”, è cosa per noi assolutamente superata.
I tratti tipici del movimento pittorico e scultoreo (o talvolta sculto-pittorico) ci sono tutti: compenetrazioni e intersezioni di piani, fotodinamismo, studi della luce, tempo e movimento dentro l’opera, violenza, industria. Ma poi si aggiunge un’attenzione verso il collage non solo come registrazione della confusione del reale, ma come attivo contributo critico all’interpretazione della realtà; o ancora, l’idea di teatrini delle ombre la cui impressione su carta fotografica fissa qualcosa che non c’entra con l’attimo, ma piuttosto con il simbolo.
Si coglie, nella fotografia, l’essenza del futurismo come indagine sulla resa del tempo e del movimento nell’opera d’arte. Nulla di più lontano dal “cogliere l’attimo” di tanta fotografia (e pittura “realista” spesso solo succube dell’impianto fotografico) anche successiva, non ultimo l’istante/eternità di Cartier-Bresson.
E perché no, si conferma ancora una volta che questa indagine sperimentale che sconfina entro le ricerche del teatro, nella modificazione, anche inconsulta, della realtà, non doveva piacere tanto al fascio.
Fotografia Futurista, a cura di Giovanni Lista, Galleria Carla Sozzani, fino al 1 novembre 2015
Immagine di copertina: Maggiorino Gramaglia, Spettralizzazione dell’io, 1931. Courtesy Galleria Carla Sozzani