Fino al 6 gennaio, al Teatro Franco Parenti, accadrà un piccolo miracolo: sulla scena ritorna la vecchia aristocrazia! La pensavamo defunta, nascosta sotto l’ammasso di teste mozzate della Rivoluzione, assorbita dalla nuova bourgeoisie. E invece è sempre rimasta lì, a fare chetichella e a festeggiare un’immortale e deliziosa decadenza dei costumi
‘Divertimento’ deriva dal latino de-vertere, e letteralmente significa “cambiare direzione”, “girarsi dall’altra parte”. La parte opposta del vivere comune, del sapere o del dovere mantenere le regole di convivenza che la buona società pretende si adoperino. Ancorché di variabile levatura e di versatile qualità, ognuno ha il proprio modo di divertirsi, segreto e non.
La Francia rimane una delle culle più antiche del sapersi allietare in un party, specie in questi giorni dove “le feste” e gli inviti intasano il calendario tra la fine dell’anno vecchio e il principio di quello nuovo. È per questo motivo che la produzione francese Quartier Livre ha messo in scena al Teatro Parenti uno spettacolo surrealista dal titolo Garden Party.
Una pièce pensata per trasferire ironicamente il buon concetto di intrattenimento borghese sotto il mirino del suo stesso decadimento. Passano i secoli, ma riuscire a trasmettere solo gioia e spensieratezza durante un festeggiamento è da sempre impossibile; non basta più il galateo quando al divertimento subentra il gioco della pesantezza e quella malinconica costruzione mentale che spinge l’ospite perfetto, diceva Elsa Maxwell, ad annoiarsi in fretta.
Questa provocatoria creazione collettiva della Compagnie N°8, con la regia firmata da Alexandre Pavlata, trasmette una sequenza di scenette prototipiche alle quali è facile assistere durante qualsiasi festicciola, trascorsa in compagnia di amici, nemici, consorti e amanti di recente o lunga data.
Tramite la trasmissione delirante delle esperienze di un party parigino, si innesca la miccia della follia, l’ischemia del piacere che si promette l’autocontrollo, pur non essendone per nulla capace.
Uno spettacolo dal profumo felliniano, romantico e oltraggioso, che saprà ripercorrere gli ultimi decenni del comune ludibrio aristocratico-borghese. Scoppiettante per via dello Champagne sbocciato in scena e per qualche colpo di pistola che verrà fatto esplodere tra la platea. In poche parole Garden Party è una chicca stranissima alla quale è doveroso partecipare in compagnia, per ridere e per riflettere.
Assistere a una simile sinergia non capita tutti i giorni, soprattutto quando un lavoro teatrale è basato su interessanti studi di psicologia sociale, come gli scritti di Monique et Michel Pinçon-Charlot, rinomati sociologhi al CNRS (Centre national de la recherche scientifique).
Con o senza invito, imbucatevi in fretta, ma ricordatevi di essere puntuali!
FOTO © Gilles Rammant