La kermesse del design milanese ospita a Rho Fiera un breve film del regista di “Gomorra” e “Reality”. Che assicura: “Lo stile mantiene sempre la sua identità”. E intanto attende il verdetto dei David di Donatello, dove il suo “Racconto dei racconti” è in corsa in 12 categorie, tra cui miglior film e regia
Ha scritto Marcel Proust: ”Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è nato un artista originale”. La frase si adatta perfettamente a un regista di prim’ordine come Matteo Garrone che, in occasione del 55° Salone del Mobile milanese, ha presentato un suo cortometraggio realizzato per la mostra Before Design: Classic, allestita nel Padiglione 15 di Rho Fiera. Il regista di Gomorra e Reality, Gran Premi entrambi al Festival di Cannes, si cimenta qui con un progetto, sono parole sue, che ci ha detto nell’incontro di presentazione nei giorni scorsi a Milano, “realizzato su committenza dello Studio Ciarmoli Queda“. E ha aggiunto poi, sorridendo, che “durante la lavorazione e la realizzazione del film non c’è stato alcun problema, ho lavorato in completa autonomia. Un piccolo film in grande libertà”.
Garrone ha ambientato il suo breve racconto in una dimora storica, al tempo stesso meravigliosa e inquietante, la Piscina Mirabilis, una cisterna romana nel comune di Bacoli, a Capo Miseno, citato da Virgilio nell’Eneide. Un luogo che aveva già visitato per scegliere le locations di Il racconto dei racconti, il suo ultimo film. “I protagonisti del film” spiega il regista, “sono i mobili, e avevano bisogno di luogo per valorizzarsi”. Il corto di Garrone riprende un mondo post-apocalittico dove un gruppo di bambini, simbolo dell’innocenza, recupera dalle macerie dei mobili antichi – lampadari, divani, tavoli – e per salvarli dalla distruzione e dall’oblio li libera dalla polvere disponendoli in un ambiente che suggerisce l’idea di una casa. Un piccolo racconto in bilico tra realismo e fiaba, in cui trova posto pure Nicola Garrone, figlio dell’autore, sette anni, alle prese con un orologio storico.
Ripuliscono gli arredi per tramandare l’idea di bellezza alle generazioni a venire…
“L’idea è quella del bello, del classico che attraversa le epoche e i gusti mantenendo una sua identità. Perché ogni epoca ha una sua idea di classico”, aggiunge il regista romano.
Ed è entrando in questo spazio di 800 metri che ospita il cortometraggio, curato dagli architetti Simone Ciarmoli e Miguel Queda, noi italiani ci ricordiamo di cosa possiamo andare fieri: nelle otto stanze in cui è divisa la mostra possiamo trovare sedie, poltrone e tavoli realizzati secondo stili classici dalla fine del ‘700 ai primi del ‘900; stili solo in apparenza vecchi, ma che in realtà rappresentano le radici di quelli attuali, ricordandoci che occorre guardare al passato per progettare il futuro.
Guardando le scene sulla spiaggia, si ripensa alla scena finale di “Gomorra”…
“In questo caso, però”, spiega Garrone, “ho voluto trasmettere un messaggio, diverso, di maggiore speranza allo spettatore”.
In tema di speranze, quali sono le sue aspettative per i David di Donatello che verranno dati il 18, ai quali è candidato col suo Racconto dei racconti?
“Che posso dire, intanto sono contento delle nomination (ben dodici, tra cui quelle più importanti, miglior film e regia, ma anche sceneggiatura, fotografia, ndr), poi vediamo cosa deciderà la giuria”.
Per concludere, la canonica domanda sui suoi progetti futuri:
“Sto scrivendo qualcosa, ma preferirei tenere la cosa riservata”, si congeda il regista.
Servizio in collaborazione con www.abitare.it