A 7 anni da “Vita di Pi” torna il regista taiwanese Ang Lee con un brillante racconto di intelligence in cui un agente della Dia, che ha deciso di andare in pensione, si ritrova a confrontarsi col passato e con un ragazzo che potrebbe cambiare molte cose nella sua vita. Un actionner in 3D della Disney che si può vedere anche senza occhialini, dalla difficile gestazione ma ricco di svolte imprevedibili
Will Smith è uno degli attori americani oggi più noti al pubblico italiano. I suoi racconti d’azione fanno appassionare sia gli adulti che i più giovani, ma soprattutto molti suoi film contengono al loro interno un significato profondo, una morale che va oltre la trama. Un esempio è proprio Gemini Man, il nuovo lavoro del taiwanese Ang Lee (La tigre e il dragone, I segreti di Brokeback Mountain), dove Smith interpreta un ex agente della DIA, la principale agenzia militare d’intelligence per l’estero statunitense, che decide di ritirarsi, andare in pensione. Una serie di vicissitudini lo porteranno a scavare nel suo passato, e a confrontarsi con un ragazzo che potrebbe cambiargli davvero la vita. Raccontare altri dettagli della trama eliminerebbe la suspence necessaria per apprezzare il film.
Visto così sembra un semplice film d’azione, avvincente magari però senza altri aspetti salienti. In realtà, Gemini Man è assai importante, interessante dal punto di vista cinematografico. Innanzitutto è girato interamente in 3D, il che rende ancor più a tutto tondo i personaggi e i luoghi dove si svolge l’azione: ma il 3D di cui stiamo parlando è particolare, perché permette di vedere il film anche senza gli occhialini (certo, alcuni particolari si perdono): cioè non sono stati usati gli effetti speciali creati dai colori rosso e blu com’è avvenuto per i primi film che utilizzavano questo sistema di ripresa. In secondo luogo, è interessante perché tutte le scene in cui avviene un inseguimento o uno scontro armato sono originali, e l’elemento sorpresa è perennemente dietro l’angolo.
I film Made in Usa di questo genere seguono un pattern di ripresa abbastanza standardizzato: un “buono” del governo (o di un’agenzia, o dell’esercito…) viene ostacolato da un cattivo che lo insegue, i due poi combattono e il buono vince. In mezzo, spesso c’è una storia d’amore, magari un po’ d’altri tempi, ma coronata da successo dopo vari tira e molla. Il tutto in due ore, più o meno. Gemini Man è diverso, e nonostante tratti un argomento legato al mondo delle agenzie segrete, non è riservato a Will Smith nè il ruolo del buono nè quello del cattivo. Resta puramente se stesso. Anche stavolta siamo a poco più di due ore, ma non si riesce a staccare gli occhi dallo schermo tanto la storia è avvincente.
Un’ultima situazione interessante legata al film è la storia di com’è nata l’idea, ma soprattutto l’anno in cui è nata: il lontano 1997. Lo spunto è di Darren Lemke, che lo propose alla Walt Disney Pictures: fu accettato e offrirono la regia a Tony Scott. Per anni il Secret Lab della casa di produzione tentò di creare gli effetti speciali necessari alla trama, con l’uso di nuove tecnologie al computer, ma alla fine non venne fuori niente più di un cortometraggio di prova intitolato Human Face Project. Il progetto finì poi in un cassetto della Disney (letteralmente), finché non fu ripreso nel 2016. Ora la scenografia e alcuni snodi della trama sono stati modificati, cosi come la regia e il protagonista (tra i candidati all’epoca si fecero i nomi di Harrison Ford, Mel Gibson e Clint Eastwood). Alla fine le riprese sono inziate nel 2018 e gli effetti speciali (finalmente all’altezza) sono stati affidati alla Weta Digital, sotto la supervisione di Bill Westenhofer.
Gemini man, di Ang Lee, con Will Smith, Clive Owen, Mary Elizabeth Winstead, Kenny Sheard, Benedict Wong, Ralph Brown, David Shae, Linda Emond, Theodora Miranne