La mostra Giardino di acclimatazione, al museo Villa dei Cedri di Bellinzona, riunisce una selezione di opere dalla collezione delle Poste svizzere e dello stesso museo in un dialogo che si focalizza su temi fondatori dell’identità del Museo, quali il rapporto uomo-natura, l’habitat naturale delle specie o l’acclimatazione, ovvero la necessità di adeguarsi a un contesto mutevole.
In una società globale in rapida, costante e spesso drammatica trasformazione il campo dell’Arte – campo in senso sociologico, che dei campi socio economici e politici è periferia – non può forse modificare la realtà ma può certamente condizionarne la rappresentazione. Lo sguardo dell’artista ha il compito di porsi come specchio del cambiamento e dei cambiamenti possibili, non tanto per dare soluzioni quanto per animare il dibattito, per anticipare e precognizzare, per rilanciare attraverso la sensibilità intrinseca della ricerca artistica le intuizioni anticipatorie e le impellenze più urgenti. Al netto della retorica e della partigianeria, assieme a temi come post colonialismo e migrazioni e delle infinite sfaccettature dell’identità sessuale e di genere, non può non esserci un movimento trasversale e uno sguardo preoccupato e intenso rivolto al rapporto tra Umanità, Arte e Natura, che da più parti si muove nella direzione di un’alternativa che si opponga al cambiamento climatico e instauri un rapporto più complesso e articolato con il pianeta.
Attraverso l’arte contemporanea e le sue speculazioni ci si può permettere l’azzardo, la sperimentazione, l’uso del concettuale inteso, con Kosuth ma anche con Umberto Eco, come ridefinizione che l’Arte dà di sè, ma non in senso statutario come un tempo, bensì utilizzando quegli strumenti teorici e pratici ormai interiorizzati come veicolo di contenuti e istanze. L’uso del concetto in arte, in un momento storico in cui tutti i concetti sono o stanno per essere ridefiniti, legato alle tematiche ecologiche si rivela uno strumento prezioso fatto di manualità e di studio, di raccolta botanica e di piantumazione, di filosofia applicata e di permacultura. Molti, solo per citare quelli incrociati di persona, gli esempi e gli slanci, dalla recente mostra Arte y Naturaleza al CaixaForum di Madrid all’appena inaugurata mostra Mutual Aid – Arte in collaborazione con la natura al Castello di Rivoli, a cura di Francesco Manacorda e Marianna Vecellio, fino alle riflessioni sui Musei alla svolta ecologica appena pubblicate da AMACI, l’Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani. Un tema tutto da sviluppare in una prospettiva di condivisione globale e di consapevolezza, col presupposto comune di una mutualità, di una collaborazione opposta ma convergente con la competizione di matrice darwiniana, che apre a infinite possibilità di sviluppo nella medesima prospettiva evoluzionistica. Uniti, a quanto pare, si vince più che l’un contro l’altro armati.
Ecco allora che il prezioso lavoro del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona – che da anni affronta i temi della Natura in rapporto all’arte e di cui abbiamo già parlato a proposito dei funghi e del loro strabiliante ruolo nella nascita e prosecuzione della vita sulla Terra con Underground. Ecosistemi da esplorare – si pone oggi come Giardino di acclimatazione, concetto botanico che è anche il titolo della mostra in corso, visitabile fino al 10 novembre, a cura di Carole Haensler e Diana Pavlicek. Un concetto su cui si basa la nascita degli orti botanici, ma che è anche e soprattutto metaforico. Il giardino di acclimatazione, infatti, è “quello dove si coltivano specie di piante di cui si deve saggiare l’acclimazione o acclimatazione, processo di adattamento (detto anche a. biologica) da parte di un essere vivente, animale o vegetale, a un clima, a un ambiente geografico, diverso da quello del suo paese d’origine e nel quale è abituato a vivere. Per estens., a. razziale, il fenomeno per cui il complesso degli individui di una popolazione si è adattato ad ambienti diversi da quelli di origine” (Treccani).
Un rapporto causa-effetto ma anche psicologico e sociale, di cui è chiaro il legame simbolico tra una necessaria quanto globalmente tardiva attenzione al destino del pianeta dal punto di vista del clima e delle risorse, e gli sconvolgimenti socio politici tra guerre e migrazioni di massa che caratterizzano la nostra epoca. Nell’affiancare le opere della collezione d’arte della Posta Svizzera a quelle della raccolta del Museo, Villa dei Cedri prosegue nel suo coerente e approfondito lavoro di ricerca teorica e curatoriale sulla relazione uomo–natura, che gli artisti in mostra declinano dall’accezione strettamente ecologica a quella più antropologica, fino all’idea dell’acclimatazione alle nuove tecnologie, con uno sguardo ironico ma anche critico e poetico che abbraccia il mondo di ieri e di oggi. Per costruire, un passo alla volta, mostra dopo mostra, la consapevolezza di sé e di sé nel mondo, come motore del necessario, inevitabile, urgentissimo cambiamento.
In copertina: Emilio Longoni, Ghiacciaio, [1910–1912]. Olio su tela, 83 x 146.2 cm, Museo Villa dei Cedri, Bellinzona. Donazione Dina e Athos Moretti, 1987