Dall’incontro con il giovane ribelle Lucien Carr alla conversione al buddhismo di Kerouac, un racconto dei più famosi esponenti della Beat Generation attraverso film, interviste, video e opere.
Era una sera del 7 ottobre di sessanta anni fa, Allen Ginsberg leggeva per la prima volta davanti ad un pubblico la sua prima e più famosa opera: Howl, alla Six Gallery di San Francisco. E fu un successo.
Nonostante sia passato più di mezzo secolo dallo scoppio di questa bomba culturale, sembra che la produzione riguardante il movimento Beat non sia ancora in grado di fermarsi. Infatti quest’anno sono usciti almeno altri due testi di notevole interesse: The Beat Book, edito da Il Saggiatore (che ha appena pubblicato anche Diario Indiano), Gasoline, edito da Minimum fax (di cui abbiamo già parlato qui). Non solo: Mondadori ha pubblicato una nuova edizione di Pic e Adelphi il romanzo di Burroughs dal titolo I ragazzi selvaggi.
È proprio con il reading, straordinariamente importante, alla Six Gallery che si apre Urlo (scritto e diretto dalla coppia Epstein-Friedman nel 2010), film che, insieme a Giovani Ribelli – Kill Your Darlings (diretto da John Krokidas nel 2013), tratta una sezione della vita di Allen Ginsberg. Queste preziose testimonianze saranno utili per addentrarsi nell’intricata rete di rapporti che sta dietro le varie produzioni letterarie Beat e per riflettere su quanto questa sia stata determinante nei vari processi creativi.
Nel film della coppia Epstein-Friedman, Ginsberg è interpretato da James Franco. La particolarità di questo film è anche ciò che lo rende così singolare: una tripartizione composta da atti processuali dell’azione intentata contro Lawrence Ferlinghetti per aver pubblicato Urlo e altri poemi, interviste al poeta e animazioni psichedeliche del poema in questione che si alternano al primo reading a San Francisco di cui si parlava prima.
Siamo nel 1957, quindi prossimi alla vera e propria esplosione del movimento Beat. Al centro dell’azione troviamo il processo che vede come imputato Lawrence Ferlinghetti, il coraggioso fondatore della City Lights Bookstore, la casa editrice di San Francisco che viene ricordata come ritrovo di molti dei protagonisti più significativi della Beat Generation. L’editore viene accusato di aver pubblicato del materiale osceno e privo di una qualunque consistenza estetica: Urlo e altri poemi non soddisfa le prerogative di uno stile che si possa definire “letterario” e il contenuto non ha alcuna aspirazione alla grandezza morale. Inoltre, l’opera viene interpretata – erroneamente – come un incoraggiamento all’omosessualità. Non esattamente il massimo in un periodo storico in cui gli omosessuali venivano rinchiusi in istituti psichiatrici, cosa che accadde anche allo stesso Ginsberg.
Nel corso del processo vengono interrogati diversi esperti e alcuni di questi ritengono che il poema abbia un valore intrinseco, che il poema possa essere interpretato come un grido di dolore e di protesta; dal punto di vista stilistico, si sottolineano invece le virtù del fraseggio jazz e di un linguaggio definito da una vita errante e insicura, grazie alla quale Ginsberg è venuto a contatto con rappresentanti di una generazione post-bellica sbalestrata dai disastri della guerra e con quel piccolo segmento di vita che ha avuto l’opportunità di osservare.
Come risaputo, Urlo e altri poemi venne giudicato un libro con un valore sociale intrinseco e Ferlinghetti non venne condannato.
Anche Giovani Ribelli vede come protagonista il poeta di origine ebraiche, interpretato questa volta da Daniel Radcliffe. Qui occorre fare un passo indietro rispetto ad Urlo, siamo infatti nel 1944. Ginsberg è un giovane fiore non sbocciato quando viene ammesso alla Columbia University di New York City, il luogo considerato all’unanimità come la culla del movimento. Non passerà molto tempo prima che la giovane matricola venga attirata da una sinfonia di Brahms che risuona nella stanza di Lucien Carr, studente dall’irresistibile e affascinante anticonformismo e dal passato impronunciabile che lo farà finalmente sbocciare.
È infatti Carr che introduce Ginsberg ad una sotterranea Manhattan e alle creature che vi abitano – prima tra tutte William Burroughs –, ed è ancora lui che prende in mano le redini dell’informe embrione del movimento.
La controversialità della relazione tra Allen e Lucien risiede anche nelle intenzioni dubbie di quest’ultimo e dalla presenza ingombrante di David Kammerer, un professore innamorato del biondissimo perno di questo triangolo e che, pur di stare vicino all’amore della sua vita, fa il bidello.
Nel frattempo Ginsberg cerca di scrivere un’opera degna del manifesto della neonata Nuova Visione, ma Lucien non ritiene le sue poesie abbastanza rappresentative o, per lo meno, non importanti quanto ciò che scrive Jack Kerouac.
Intanto i rapporti fra Lucien e Krammer si fanno sempre più incrinati finché, quando Kammerer effettua l’ultimo disperato tentativo di riconciliarsi con Lucien, questi lo ferisce con un coltello e lo getta ancora vivo nell’Hudson.
Ginsberg cerca di aiutare Lucien, una volta arrestato, a scrivere la sua difesa: ai tempi, l’unico modo per ottenere la completa assoluzione dalle accuse era dichiarare che la causa dell’omicidio fosse l’aggressione da parte di un noto omosessuale. A questo punto Allen riesce a fare chiarezza sui trascorsi tra David e Lucien e sul tentativo di suicidio da parte di quest’ultimo, ma si trova in particolare difficoltà nel difendere l’amico: la difesa scritta da Ginsberg non solo si rivelerà la condanna di Carr – che dopo averla letta, tenta il suicidio – ma sarà anche il motivo dell’espulsione del giovane poeta dalla Columbia University, dato che verrà presentata come tesi finale e considerata oltremodo immonda.
Dopo l’omicidio di Kammerer, il gruppo beat si è sciolto per un periodo e così i membri del cerchio libertino hanno potuto dedicarsi a diverse esperienze che comprendevano un’ulteriore sperimentazione di droghe, viaggi su e giù per il continente americano e pratiche di vita criminosa – quest’ultime in particolar modo riguardano Burroughs.
Confrontando le due pellicole il primo spunto fuoriesce, tuttavia, da un evento che anticipa l’omicidio di Kammerer: l’incontro tra Allen Ginsberg e Jack Kerouac all’università. In Giovani Ribelli i due si conoscono attraverso Lucien Carr che trova Jack mentre è alla ricerca di un poeta adatto alla sua Nuova Visione, prediligendo questi ad Allen. Durante l’intervista riportata in Urlo, il Ginsberg di James Franco ci racconta solamente di essersi innamorato di Jack Kerouac e di aver iniziato a scrivere poesie in modo da dimostrargli sentimenti che altrimenti non sarebbe mai stato in grado di dimostrare. Non troviamo qui nemmeno il minimo riferimento a Lucien Carr o all’iniziale ostilità che il Ginsberg di Radcliffe, spinto da una forte gelosia, dimostra nei confronti di Kerouac nel primo film preso in analisi. Ho cercato informazioni al riguardo in Sulla strada e in altre opere di Jack Kerouac, ma non sono riuscito a fare chiarezza su questo punto.
Tra le esperienze che seguono l’omicidio di Kammerer – che ho imparato a usare come spartiacque – troviamo sicuramente l’incontro tra Ginsberg e Neal Cassady e il loro viaggio che da Denver li portò ad attraversare gli Stati Uniti in autostop. Tra i due ci fu una breve relazione sentimentale, nonostante Neal avesse ragazze sparse per tutto il continente. Troviamo una forte corrispondenza tra la descrizione di Neal Cassady che ci viene fatta da Kerouac in Sulla strada e tra quella – breve, per la verità – che James Franco ci propone nell’intervista di Urlo: la figura che viene delineata è quella di un frenetico e seducente giovane uomo al cui fascino non era possibile resistere. Fu anche l’autore di un romanzo autobiografico, ma Cassady verrà ricordato più come “scritto” che come “scrivente”.
Se, senza ombra di dubbio, Ginsberg fu il poeta-simbolo di questo movimento letterario, Jack Kerouac fu, dal punto di vista prosastico, l’esponente di maggior successo. Stando a Fernanda Pivano e alla sua prefazione della prima edizione di Sulla strada, l’autore fu scaraventato al centro della luce di riflettori nazionali talmente potenti da essere riservati solo a stelle del cinema o ad eroi sportivi: fu preso d’assalto da intervistatori, critici letterari e persino da alcuni studiosi di sociologia, così la sua fama si moltiplicò in maniera esponenziale. Tutto questo dovrebbe fornire un’idea abbastanza chiara della risonanza immediata che ebbe il romanzo e dello straordinario numero di lettori che vennero attratti dai viaggi di Sal Paradise e Dean Moriarty. I due – che sono, in realtà, Kerouac e Cassady – viaggiano tra Stati Uniti e Messico in un periodo compreso tra il 1947 e il 1950, vivendo esperienze straordinarie e incontrando personaggi di ogni genere.
Torniamo però alla nostra intervista in Urlo. Quando il Ginsberg di Franco ci parla di Jack Kerouac, ci dice che Jack fu anche la vera e profonda ragione per cui scrisse Urlo, aggiungendo, tuttavia, che a Kerouac non interessava una relazione omosessuale. Sappiamo per certo che, prima di avvicinarsi a percorsi spirituali di stampo buddhista – come leggiamo ne I vagabondi del Dharma – Kerouac non ha mai negato di essere un fedele e impegnato cattolico e questo potrebbe aver avuto la sua importanza nella condanna di un’eventuale ed ipotetica relazione con Ginsberg. Forse è anche questa la ragione per cui – se non sbaglio – non si fanno riferimenti di nessun tipo a questo episodio nelle sue opere principali. C’è però da sottolineare quanto l’esaltazione dell’amore carnale, nemmeno troppo velatamente accennata nei suoi scritti, risulti poco conforme ai valori cristiano-cattolici che gli vengono spesso attribuiti.
Né in Giovani Ribelli, né in Urlo si trovano particolari tracce dei legami che esistevano tra l’autore di Sulla strada e l’ultimo membro del trittico: William Seward Burroughs. Riusciamo a carpire poco su di lui: è uno studente di Harvard, la cui famiglia è tra le più ricche di Saint-Louis, ma fu questa la sua fortuna, visto che verrà mantenuto praticamente per tutta la vita. Si dice addirittura che Burroughs non abbia mai lavorato un giorno in tutta la sua vita, ma dalle opere autobiografiche che ci ha lasciato – e in particolar modo da La scimmia sulla schiena e da Pasto nudo – abbiamo notizie di alcune occupazioni legate al mondo della droga e del crimine. Farei comunque fatica a definire questo genere di affari come “lavori”. Singolare il modo in cui fa il suo ingresso in Giovani Ribelli: durante una festa a casa di David Kammerer, Ginsberg, invitato da Lucien Carr, incontra Burroughs in una vasca da bagno alle prese con una maschera di ossido di diazoto per la narcoanalisi – “Conosci te stesso e defeca te stesso” – il quale gli dona immediatamente l’impressione di essere un criminale; ma ancora più interessante è la lunga descrizione che ci regala Jack Kerouac, ancora una volta, in Sulla strada: Burroughs qui viene descritto come un grande e accademico sperimentatore del mondo e di quelli che lui chiama “i fatti della vita”, la ricerca dei quali lo ha spinto in giro per il mondo. Al momento dell’incontro descritto nel romanzo di Kerouac – ma sono sicuro che questa attività lo impegnasse anche in precedenza – si sta dedicando allo studio della tossicodipendenza, che per altro lo accompagnerà fino alla morte, giunta sorprendentemente e clamorosamente solo all’età di ottantatré anni.
Singolare non è solo il suo rapporto con le droghe, ma anche il ruolo che Burroughs aveva all’interno del circolo Beat: traspare infatti una certa subalternità dei membri più giovani – Kerouac, Ginsberg, Cassady – nei confronti dello scrittore di New Orleans, conseguenza probabilmente della decina di anni che li separava e dello straordinaria cultura che questi possedeva. Kerouac ci confessa addirittura che avevano tutti imparato da lui.
Un movimento come la Beat Generation non può essere certamente ridotto al trittico di cui ho provato a parlarvi, ma quello che mi interessava evidenziare maggiormente è l’irripetibile compresenza di un talenti aurei e di personalità dalle esperienze di vita più disparate ed attraenti; a tutto ciò va aggiunto un sottofondo di protesta verso le norme imposte da una società fossilizzata su valori obsoleti, verso il materialismo e verso le istituzioni di qualunque genere, al quale corrisponde una vera e genuina rivoluzione letteraria, sia dal punto di vista stilistico che linguistico.