Un quartetto affiatato (Stiller&Watts più Driver&Seyfried) per il film n.8 del regista di Brooklyn che racconta paura d’invecchiare e arrivismo dei ragazzi
Esce fra pochi giorni l’ottavo film di Noah Baumbach, While we were young – Giovani si diventa. Alcuni di voi avranno visto, tre anni fa, un altro film di Baumbach, il delizioso Frances Ha con Greta Gerwig. Un film lieve e intelligente. Dunque le aspettative, almeno le mie, erano alte. Ma in tre anni s’invecchia e Baumbach deve aver iniziato a sentire il peso degli anni, se nella sua esplorazione alla leggerezza della gioventù oggi preferisce quell’età di mezzo, lunga e ambigua, che angustia chi ha già compiuto i quaranta da tempo e vede i cinquanta fare ciao ciao con la manina a distanza ravvicinata.
È questo, in sostanza, il senso del film, e il cruccio dei protagonisti Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts). Entrambi rivelano sul volto più di una zampa di gallina e con le rughe compare anche una sorta di noia per la vita che fanno, quella dei grandi per intenderci. Fatta di pranzetti e chiacchiere con gli amici di sempre, ultimamente appesantite da tediosi dettagli sulle pappe dei loro figli piccoli. Josh e Cornelia non possono avere bambini, ma anche le loro conversazioni, pur libere dalle pappe, sono quelle fin troppo rodate di una coppia di lunga data.
Forse per questo, quando nella loro esistenza irrompe la coppia di 25enni fatta da Jamie (Adam Driver) e Darby (Amanda Seyfried) la reazione di Josh e Cornelia è, immagino, come quella di Keith Richards al suo ritorno da una trasfusione di sangue completa: improvvisamente si sentono più vivaci, ringiovaniti, con una rigenerata pulsione creativa. E dunque addio agli amici e ai loro bambini sempre più noiosi. Un saluto alle scocciature da grandi, e benvenuti i vestiti e i cappellini gggiovani, e benvenute le lezioni di hip hop (anche se si è lì lì per stramazzare al suolo), e i week end purificatori con ambigui santoni, e benvenute le feste in cui ci si fa le canne e, possibilmente, si riesce a limonare come a vent’anni.
Inoltre a Josh, regista di documentari, in stallo con un progetto che trascina da anni e non ha il coraggio di completare, non par vero che Jamie lo guardi con una sorta di reverenza e gli chieda di poter essere aiutato nel lavoro di cineasta in erba. Cosa si può volere di più. Josh e Cornelia vengono risucchiati in un mondo fatto di appartamenti con la paraphernalia vintage che si può immaginare nella casa di giovani hipster newyorkesi, dai dischi in vinile alla macchina da scrivere Valentina. In questi interni la coppia anziana si muove con la speranza di guadagnare qualche minuto di spensierata leggerezza, l’illusione di tornare a essere giovani, anzi di poter “essere” giovani fino a un’età indefinita.
Ma si sa, la giovinezza è crudele. Jamie si rivela un opportunista che usa Josh per arrivare al padre di Cornelia, a sua volta documentarista di chiara fama. Alla fine del film Josh si confronta con Jamie in una lunga e a tratti un po’ tediosa discussione sulla differenza fra verità e finzione. Ma il vero confronto è fra due mondi che forse si piacciono, ma mai abbastanza da voler prendere l’uno il posto dell’altro.
Il film di Baumbach è scritto bene e ha molte cose divertenti. Chi ha l’età di Josh e Cornelia si può ritrovare, quasi con leggero imbarazzo, in decine di episodi raccontati dal film. Per esempio quando Josh va dal medico per un problema al ginocchio e non si capacita della diagnosi: così chiede se la sua è “l’artrite artrite” o un’artrite dovuta a una semplice botta presa tempo prima. Ma il dottore gli risponde che purtroppo esiste una sola artrite, quella dovuta all’età, e allora si ride molto davanti all’espressione stupita di Josh, e si sente anche un po’ di pena verso se stessi e i propri, di acciacchi.
Forse l’unico difetto del film sta proprio in questo. Nel suo tentativo di descrivere perfettamente l’età di mezzo, Baumbach diventa a volte fin troppo fotografico, dimenticandosi di infilare, qui e là, quei momenti di magia, quei piccoli eventi inaspettati che in Frances Ha emozionavano. Sappiamo tutti come siamo fatti, ma al cinema, anche a una certa età, vorremmo una sorpresa in più, no?