“El Bueno Y El Malo”, il nuovo album dei fratelli svizzero-ecuadoregni, è un ipnotico e sensuale mix di western e latina. Il bene si sente benissimo. E il male? Suggestioni tao
Alejandro ed Estevan Gutierrez, figli di padre svizzero e madre ecuadoriana, non sono solo fratelli di sangue ma anche di note e formano il duo acustico Hermanos Guitierrez.
Suonano insieme dal 2015 e El Bueno Y El Malo è il loro nuovo album, prodotto da Dan Auerbach, cantante e chitarra dei Black Keys, e pubblicato dalla sua etichetta Easy Eye Sound.
I due chitarristi Intrecciano le loro parti con intima delicatezza. Uno stabilisce i “modelli” ritmici e l’altro dipinge melodie sontuose. La sensazione generale rimanda a una filigrana preziosa, come quella di un abile orafo. Le linee melodiche avvolgono sinuosamente l’ascoltatore. L’apertura dell’album El Bueno Y El Malo fornisce un esempio illuminante di questa genuina artigianalità.
La musica dei fratelli si è evoluta negli anni e rappresenta un mix di latina e western, con ispirazioni e rimandi al nostro Morricone. Il loro stile non è identico. Estevan ad esempio è stato influenzato molto dalla milonga argentina sincopata da ragazzo.
“La loro musica – ha scritto la rivista Rolling Stones – E’ musica che canta senza cantante ed è lirica senza testi”.
“Devi ricalibrare te stesso quando ascolti la loro musica – dice il produttore Dan Auerbach – Devi scendere lì dentro per essere in grado di sentire tutto. Hanno questo legame fraterno soprannaturale e non credo che nemmeno si rendano conto di come in questi ritmi e nel profondo di queste canzoni loro stessi esistano”.
Foto di LarryNIehues
L’album include sottili percussioni e una viola occasionale, ma la loro presenza è discreta a volte quasi inconscia. Sembra che gli strumenti si parlino sottovoce. Il tratto creativo che ne scaturisce sposta il lavoro su un piano altro. Il mood evocativo che scaturisce dall’ascolto, porta in profondità. Una sorta di stanza interiore in cui ciascuno si può ritrovare o, se si vuole, perdere.
Il bene e il male, del titolo del disco, è visto in una logica taoista e asseconda una visione generale più ampia, in cui le parti opposte hanno bisogno l’una dell’altra, esistenzialmente intrecciate.
“Non abbiamo mai pensato di aver bisogno di un cantante perché abbiamo sempre lasciato che la chitarra cantasse le melodie che toccano il cuore e l’anima” dice Estevan. E continua: “Quando io e Alejandro suoniamo insieme, è come se stessimo guidando un’auto, è come se stessimo facendo un viaggio on the road. A volte attraverso un deserto. A volte risalendo la costa. Ma siamo sempre nella natura e ‘vediamo’ i paesaggi, le albe e i tramonti più belli”.
Un disco semplice, ipnotico, mistico, meraviglioso.
Fotot di copertina: Jim Herrington