“Grandangolo” di Simone Somekh è la storia di tutti noi. La storia di chi si sente oppresso, confinato in un mondo a cui sa di non appartenere. La storia di chi vuole scappare, rinnegare la propria identità e crearsene una nuova
Brighton, 2007. Una comunità ebrea ultra-ortodossa e un ragazzo con tanti sogni nel cassetto, sogni considerati proibiti.
Inizia così Grandangolo, il romanzo d’esordio di Simone Somekh, torinese classe 1994 che dopo la laurea all’Università di Tel Aviv ha scelto di immergersi nel mondo occidentale, trasferendosi a New York per proseguire gli studi di giornalismo presso la New York University.
Il protagonista del suo libro si chiama Ezra Kramer. È giovane, impaziente e con una passione sconfinata per la fotografia. Nonostante il suo indubbio talento, però, la disciplina viene poco apprezzata dalla comunità religiosa nella quale è rinchiuso, profondamente reazionaria, dove ogni accenno alla modernità è visto come l’apoteosi del peccato e i contatti tra persone di sesso diverso sono severamente proibiti; dove i ragazzi indossano la Kippah e le ragazze una gonna lunga fino alle caviglie, nera e senza forma; dove ogni sabato è giorno di riposo e i libri sono solo in ebraico.
La mente di Ezra, però, si espande verso orizzonti ben più ampi: non contento della vita di reclusione impostagli dai genitori cercherà sempre di scappare, scappare sempre più lontano, da tutto e, soprattutto, da tutti. Portando con sé poco più della fidata macchina fotografica partirà per scoprire un mondo che gli è sempre stato descritto come proibito, fino a quando rimarrà solo con se stesso sapendo di aver toccato il fondo e di dover riscoprire le proprie origini per poter risalire in superficie. I sogni di Ezra sono grandi così come la sua determinazione nel perseguirli. Brighton, una comunità chiusa e una famiglia al limite tra fanatismo e devozione, estremamente preoccupata per i commenti altrui, contribuiranno a tarpargli le ali.
Grandangolo è la storia di tutti noi. La storia di chi si sente oppresso, confinato in un mondo a cui sa di non appartenere. La storia di chi vuole scappare, rinnegare la propria identità e crearsene una nuova. La storia di chi cerca la fama nella Grande Mela, la città che non dorme mai ma, paradossalmente, quella in cui anche circondati da mille persone ci si può sentire incredibilmente soli.
Somekh ha l’incredibile pregio di toccare tante tematiche e di unirle tutte tramite un unico filo conduttore, che prosegue inarrestabile lungo le pagine mettendo in luce un mondo fatto di contraddizioni e ingiustizie: acuto è, ad esempio, il nesso individuato tra la discriminazione ancora oggi perpetrata dagli ebrei verso l’omosessualità e la ghettizzazione di cui gli ebrei stessi sono stati vittima durante l’olocausto. Ezra, parlando con un collega omosessuale, è costretto a riconoscere che non solo gli ebrei sono stati vittima della shoah, la quale ha punito nello stesso brutale modo anche altre categorie sociali ugualmente emarginate ma delle quali, oggi, si parla forse troppo poco.
Estremamente attuale è anche la prospettiva con la quale Somekh ha scelto di raccontare New York, la metropoli dai mille volti. Come tanti giovani Ezra Kramer viene ingoiato dalla città senza porre resistenza: affitti alle stelle, sporcizia, lavori spesso sottopagati non sono niente per lui in confronto al godimento che si prova nell’uscire di casa e passeggiare per Park Avenue, alimentando continuamente la fiamma della speranza in un futuro luminoso. Improvvisamente, forse senza accorgersene, il protagonista si ritrova perso nel mondo del lavoro, pronto a vendere l’anima al diavolo pur di ottenere una posizione di rilievo che, una volta raggiunta, si rivela per ciò che è: una montagna scalata in solitario dove, giunti in cima, non c’è nessuno ad attenderci. L’ossessione per il successo porta il protagonista a perdere di vista valori più importanti, che pur non facendo salire il conto in banca elevano l’animo di ogni essere umano; valori come famiglia, amicizia e gratitudine. Risucchiata dal grande oceano di New York la vista del protagonista si appanna e il suo campo visivo si riduce ad un solo obiettivo, perdendo per strada tutto ciò che occupa gli spazi periferici. Ancora una volta Somekh ha infuso nella trama narrativa una critica netta e sottile allo stesso tempo, un appunto innegabile all’attuale relazione tra giovani e prospettive future.
Grandangolo è un romanzo da leggere tutto d’un fiato, da apprezzare nel suo linguaggio chiaro e nella sua trama vorticosa. Un romanzo d’esordio destinato ad essere l’incipit di una lunga serie.