Appuntamento al buio per Pennac

In Teatro

All’Istituto dei ciechi una nuova dimensione di spettatore: senza luce si trova l’illuminazione? Alessandro Girami recita invisibile un discorso di ringraziamento satirico verso l’establishment

Andare a teatro per non vedere nulla. Paradosso? Beffa? Niente di tutto questo. Si tratta piuttosto della sfida lanciata al pubblico del Teatro al Buio. Palco, allestimenti, costumi di scena, le movenze dell’attore e le espressioni del suo viso: tutto scompare inghiottito dall’oscurità. Niente più luci, ombre o colori. Davanti agli occhi degli spettatori, il sipario si apre su una sola e sublime scenografia: quella offerta dal buio.

Gli spettatori raggiungono la platea affidandosi al percorso tracciato dalle guide dell’Istituto per Cechi di via Vivaio 7. Gli uni con le mani sulle spalle degli altri si avanza tra le file di sedie. Raggiungere il proprio posto a sedere è come scalare una montagna in cordata: per progredire senza irrigidirsi o lasciarsi prendere dal panico, bisogna riporre piena fiducia nei propri compagni di avventura.

Poi, è la voce di Alessandro Girami a irrompere sulla scena, dando inizio a uno spettacolo nello spettacolo. La magia del buio e quella del teatro si fondono l’una nell’altra, dando vita a un incastro perfetto che offre all’immaginazione un terreno oltremodo fertile per germogliare.

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Grazie è il titolo del monologo, ispirato all’omonimo monologo firmato Daniel Pennac. Uno scrittore si ritrova a dover pronunciare il suo discorso di ringraziamento in occasione della consegna di un premio, assegnatoli dalla giuria per “l’insieme della sua opera”. A chi rivolgere la propria gratitudine? È questo dubbio, assillante e di difficilissima soluzione, a ispirare le riflessioni del protagonista. Tra sprezzante ironia, dissacrante critica dei costumi contemporanei e profondo entusiasmo per la vita, si fa spazio il ritratto di una vita popolata da cattivi maestri e salvifiche occasioni di liberazione dal conformismo.

Non abbiamo idea di quanti anni abbia quell’uomo, né di quale la sia la sua postura o il suo modo di vestirsi. Non sappiamo quanto sia ampio il palco da dove dovrà parlare o quanto sia lussuoso l’hotel in cui racconta di aver dormito. Il buio pesto impedisce di sovrapporre l’immagine dell’attore a quella del personaggio e non abbiamo i riferimenti dati dalla scenografia per raffigurarci i luoghi di cui si parla.

La fantasia si trova così a essere straordinariamente sollecitata. È un po’ come quando da piccoli, prima di andare a dormire, si ascolta qualcuno raccontare una storia: l’immaginazione è libera di vagare. L’oscuramento dei segni e dei riferimenti non è assenza ma rivelazione: ‹‹può sembrare paradossale, ma è proprio nel buio che si vede la luce››. A suggerirlo, alla fine dello spettacolo, è la voce di chi ha guidato gli spettatori ad addentrarsi nel buio e li sta per riportare a riappropriarsi della luce. Una luce che, come sembra suggerire il testo di Pennac, è in realtà un’illuminazione: quella che permette di entrare a contatto con la propria vera natura e di essere liberi.

(Il ritratto di Alessandro Girami è di Karim Marcucci)

Grazie, di Daniel Pennac, con Alessandro Girami, Teatro al buio, venerdì 26 giugno e venerdì 10 luglio

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