Quand’è che una didascalia sta palesemente tentando di colmare le mancanze di un’opera? Questioni sull’arte e sul Premio Furla a Palazzo Reale…
Growing Roots è l’interessante spaccato di contemporaneità in mostra – gratuitamente – a Palazzo Reale per festeggiare i 15 anni del Premio Furla. È una retrospettiva che raccoglie le opere dei dieci artisti vincitori del premio nelle magnifiche sale antiche dell’Appartamento dei Principi. La possibilità di considerare nella loro totalità tutte le opere vincitrici di questi quindici anni ci permette di intraprendere un viaggio temporale che sarebbe stato più chiaro se le opere fossero state disposte in ordine cronologico.
Le opere d’arte contemporanea destano sempre perplessità e diffidenza: a volte ci si trova a volerle comprendere a tutti i costi razionalmente o a confrontarle con opere passate, pur sapendo che l’arte va contestualizzata e può esaltare sia la bellezza che la bruttezza, raccontare una storia o narrare di niente, mostrarci la presenza o il suo esatto contrario. Può decidere di spiazzarci con ironia o di calamitarci verso il basso con il suo peso.
Il nodo su cui focalizzarsi è: quando una didascalia ridondante e retorica sta chiaramente tentando di colmare le mancanze di un’opera che di intenti ne ha ben pochi? Una delle prime opere di Growing Roots, E una risata vi seppellirà di Lara Favaretto, è tagliente e stimolante. Una scatola nera dalla quale esce una risata di donna e un titolo che riprende un motto anarchico di fine ottocento, in omaggio a una performance di Gino De Dominicis del 1972, dal titolo D’Io.
Nella terza sala possiamo osservare l’opera onirica di Matteo Rubbi, Carte du ciel, un video che riporta le opere realizzate durante un workshop svoltosi nell’entroterra di Nizza. Affascina vedere come attraverso la tecnica del rayogramma siano nate nuove costellazioni e personaggi del cielo.
Impossibile non notare l’opera Tractatus Logico Flat di Sislej Xhafa, una bara ricoperta di biglietti della lotteria; «…di lotterie l’unica fede in cui sperare» cantava Francesco Guccini nella canzone Addio. Sempre di Xhafa è anche Hot perfume of snow, la foto di un cuore disegnato nella neve sporca di terra. Ecco, probabilmente è questo il caso in cui la didascalia risulta forzare un significato: forse nascosto, o semplicemente inesistente.
“Growing Roots”, Palazzo Reale, fino al 12 aprile 2014 (chiusa)*
Foto: Dalla proiezione Carte du ciel, Matteo Rubbi, 2014
*L’articolo era previsto prima della chiusura della mostra. Per inconvenienti tecnici, non è potuto uscire allora. Abbiamo preferito pubblicarlo oggi, piuttosto che cestinarlo. Comunque, ci scusiamo.