Gustavo Dudamel e l’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar alle prese con la misteriosa sinfonia in una delle ultime uscite del 2014
È come mettere gli occhiali per la prima volta. Ascoltare Gustavo Dudamel e la sua orchestra, la Simón Bolívar, nella Settima di Mahler fa questo effetto: una luce nuova, dettagli nitidi, colori brillanti.
Uscito lo scorso ottobre per la Deutsche Grammophon e registrato nel 2012, al termine della stagione che lo aveva visto dirigere la Settima con tre diverse orchestre (la Gothenburg Symphony, la Simón Bolívar e la Los Angeles Philarmonic), questo cd è sicuramente nella nostra top ten del 2014.
In un’intervista rilasciata in occasione della prima esecuzione in Svezia, il giovane direttore venezuelano spiegava che questa sinfonia, composta tra il 1904 e il 1906, è come «un mondo pazzo, ma che contiene tutto: caos galattico e gloria, sarcasmo e tenerezza, una marcia funebre e quasi un tango!».
Dudamel, che di Mahler ci aveva già regalato la Quinta, la Prima, l’Ottava e la Nona sinfonia, affronta l’Adagio iniziale, denso di atmosfere cupe e repentine aperture luminose, con una trasparenza tale da rendere udibile ogni particolare. Il secondo movimento, una trasognata Nachtmusik con continui richiami alla natura, scivola tra passaggi di grande cantabilità e altri di un’oscura parodia. Il complicato meccanismo che sottende questa giostra viene via via svelato: lo Scherzo, che inizia con dei tremiti furiosi, è una danza macabra la cui pulsazione non si spegne mai, fino a chiudersi in un gesto che è quasi uno sberleffo. La Nachtmusik che segue passa con freschezza dal romanticismo dolciastro del mandolino a una rasserenante apertura distensiva. Una serie di esplosioni si innescano nel Rondò e nel Finale, creando una tensione apocalittica prima della conclusione, con tanto di sospensione ed esuberante scoppio risolutivo.
«È come essere in un giardino che non è completamente aperto», dice Dudamel della Settima. Ed è proprio con la curiosità di un bambino, ma con la profondità e l’intuizione di un grande direttore, che ci apre le porte di questo misterioso e inquieto giardino segreto.
Gustav Mahler Settima sinfonia – Gustave Dudamel e l’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar (Deutsche Grammophon)
Foto di Fotos GOVBA