Il giovane quartetto milanese si aggiudica il primo premio del concorso indetto nell’ambito della rassegna jazz Ah-Um, in corso questa settimana al quartiere Isola
Ah-Um, il festival jazz milanese del quartiere Isola, giunto alla XIII edizione, volge al termine, dopo una carrellata di serate di alto livello. Quest’anno la rassegna si arricchisce con un appuntamento inedito, il Maletto Prize: un concorso per musicisti emergenti ideato da Antonio Ribatti e Gianni Barone e dedicato alla memoria di Gian Mario Maletto, autorevole firma del giornalismo jazz italiano, scomparso l’anno scorso. Sabato sono stati annunciati i vincitori: I Casi.
Nascono nell’autunno del 2013, dall’incontro tra Arturo Garra (clarinetto e clarinetto basso), Andrea Jimmy Catagnoli (sax alto) e Vito Zeno (contrabbasso), a cui si aggiunge presto il batterista Andrea Quattrini. Milanesi da sempre, cresciuti tra il Conservatorio e la Civica Jazz, si fanno strada tra varie formazioni – dalla Delirium Jazz Band ai Figli di Pulcinella – e i loro percorsi, una norma nel contesto underground, finiscono per intrecciarsi, tra jam session e concerti a cappello per le strade meneghine.
«All’inizio volevamo riproporre i pezzi del quartetto di Mulligan e Baker (storica formazione cool jazz, connotata dall’assenza dello strumento armonico principe, il pianoforte, ndr.). Ma quasi subito abbiamo deciso di sperimentare un linguaggio nostro, senza rimanere vincolati a un genere già codificato. Ognuno ha arricchito il progetto con le sue influenze – dal rock all’hip hop, dalla classica alla balcanica». E in effetti il loro primo album home-made, dal titolo omonimo, I Casi, è un vero e proprio crocevia di stilemi e atmosfere.
Nove brani originali, dalla natura episodica e dall’andamento serrato e avvincente, un audace (e riuscito) tentantivo di superare gli schemi compositivi tradizionali del jazz. «È un progetto aperto: non c’è un leader, le nostre composizioni sono frutto di un’elaborazione collettiva. Ciascuno di noi porta le proprie idee in sala prove, ma non sappiamo mai cosa ne uscirà fuori alla fine del processo creativo. La matrice dei brani è comune, ricalca la struttura della nostra formazione pianoless».
In chiusura del loro disco, una dedica al quartiere di Porta Genova, in cui tutti e quattro sono cresciuti, tra esibizioni outdoor presso il Vicolo dei Lavandai e prove alla casa occupata Cueva di Via Vigevano. «La gente pensa che il jazz sia fermo agli anni ‘60. Ma nelle associazioni culturali e nei centri sociali c’è grande fermento. C’è molta chiusura verso l’alto, così è nell’underground che maturano i progetti più coraggiosi e innovativi».
Giovedì 14 maggio hanno disputato la finale del concorso Maletto Prize presso la Pasticceria alla Fontana, di fronte a una giuria ampiamente accreditata – in testa il direttore di Musica Jazz, Luca Conti, e i critici Flavio Caprera e Gianmichele Taormina. Con la vittoria, si sono aggiudicati un contratto discografico presso la NAU Records. «Siamo molto contenti di aver vinto questo concorso, è l’occasione per fare un salto di qualità tecnico nelle registrazioni del nostro repertorio. Cos’abbiamo in cantiere? Stiamo pensando a contaminazioni elettroniche…». Sul web sono attivi con una pagina Facebook, un canale Youtube e un profilo Soundcloud, la loro prossima data live sarà al Manatì questa domenica.
Il festival si conclude questa settimana con due serate al Teatro Sala Fontana. Sabato 23 si aprirà con il concerto di Jay Clayton con Tiziana Ghiglioni e Tiziano Tononi, seguiti dall’Extemporary Vision Ensemble, che annovera il sax alto di Andrea Catagnoli. La manifestazione si chiuderà domenica 24 con il Francesca Ajmar Quarteto e Moacyr Luz.