Siamo stati alla seconda giornata dell’Idays 2016 per scoprire i Sigur Rós e per riascoltare gli Stereophonics. Ecco come è andata
Dal rock all’elettronica, passando per pop, ambient, folk, alternative rock, new wave… L’idays 2016 ha provato a proporre al pubblico un format improntato sui grandi festival europei, dove si ascolta di tutto e in un’unica data si alternano sui palchi diversi generi, per accontentare tutti gli spettatori e, perché no, per fare conoscere nuovi artisti.
Così il pubblico del primo giorno ha potuto vedere i bravissimi The Sherlocks insieme a Michele Bravi, Jasmine Thompson (di cui sicuramente avrete sentito la canzone Adore), Jake Bugg, Bloc Party e Paul Kalkbrenner. Certo, è difficile immaginare un pubblico comune per Bugg, Bloc Party e Kalkbrenner, così come per gli artisti del secondo giorno; con i Sigur Rós come headliner, si sono prima esibiti Stereophonics, Shura, Låpsley, Honne (e tanti altri); terzo giorno Suede e Biffy Clyro si sono divisi il ruolo di headliner, preceduti da Eagulls, Anteros, Public Access T.V, ecc.
Noi siamo stati alla seconda giornata del festival, scelta per la presenza degli Stereophonics, ma anche perché incuriositi dai Sigur Rós, mai sentiti live prima di questo 9 luglio.
Appena arrivati ci accoglie un caldo travolgente; c’è chi è sdraiato all’ombra, chi gioca a un gigantesco twister allestito dagli sponsor, chi è in costume a prendere il sole; sul primo palco – un bellissimo tour bus – vicino all’ingresso ascoltiamo Buzzy Lao e la sua musica fresca. Intanto sul palco principale la cantautrice Shura sta lottando con alcuni problemi tecnici, ma ne esce benissimo riuscendo comunque a coinvolgere il pubblico già sotto il palco principale. Tra le spettatrici del suo live c’era anche Låpsley, salita poco dopo su un altro palco per fare innamorare tutto il suo pubblico. Di questa talentuosissima e giovanissima ragazza (classe ’96) avevamo già parlato qualche mese fa, definendola un’artista da tenere d’occhio; e avevamo ragione. Nel suo primo live in Italia Låpsley ha mostrato il proprio talento e la propria maturità artistica; è stata una piacevole scoperta.
Dopo l’ampio spazio riservato agli artisti emergenti (e che ci è piaciuto molto), arriva il momento dei big. Il palco viene preparato per gli Stereophonics che scaldano subito il pubblico con C’est la vie e I Wanna Get Lost With You, tratte dall’ultimo album, per poi alternare vecchie hit ai nuovi pezzi; si succedono Local Boy in the Photograph, Have a Nice Day, I Wouldn’t Believe Your Radio, Maybe Tomorrow, Just Looking. Le più apprezzate dal pubblico sono le vecchie canzoni, ma qua e là tra a folla si riconoscono i veri fan della band che cantano tutti i pezzi indistintamente. C’è una pausa per commentare il caldo soffocante, poi si riprende con Mr and Mrs Smith, Mr Writer, Indian Summer e Graffiti on the Train. Viene portato un pianoforte e cominciano White Lies e Sunny. È un live tecnicamente perfetto, come tutti quelli di Kelly Jones e soci.
Alla fine The Bartender and the Thief anticipa la canzone più attesa, sempre lei; Dakota. Questa la ballano proprio tutti ma, nonostante questo, da fan resta un po’ l’amaro in bocca per un pubblico freddino, che non ha accolto gli Stereophonics come avrebbero meritato.
È chiaro fin da subito che la maggior parte del pubblico sia venuta solamente per ascoltare i Sigur Rós. E questo mi riporta alla mente come mai in Italia non abbiamo grandi festival; in parte è sicuramente perché gli organizzatori non sono ancora pronti a gestire eventi di tale portata: anche qui all’Idays qualche aspetto era migliorabile, come gli addetti alla sicurezza che non comunicavano molto tra loro e davano indicazioni contrastanti, o che spesso si sentiva la musica degli altri palchi confondersi con quella del palco scelto; o che il cibo di molti stand alle 22 era già finito; o la mancanza di getti d’acqua di qualsiasi tipo all’interno del festival (faceva davvero caldo, soprattutto durante i primi concerti della giornata).
In parte però la colpa va anche attribuita al pubblico; nei grandi festival europei che noi tanto invidiamo i biglietti vengono venduti prima che la lineup sia annunciata; in queste giornate invece era chiaro che ognuno avesse la propria preferenza e che molti non dessero nemmeno una chance alle altre band. Ma era un festival, non un concerto; perché non approfittare di qualche live aggiuntivo compreso nel prezzo per ballare, divertirsi e scoprire nuovi artisti?
Tornando al live, dopo gli Stereophonics in poco meno di un’ora viene allestito il palco per la band islandese, che sale e inizia a suonare senza interagire in alcun modo con il pubblico. E subito avviene la magia. Mi spiego; sono stata a decine di concerti, di qualsiasi genere e tipo, semplici date o festival, in diversi stati e ambienti; eppure non ho mai visto niente del genere. E non mi riferisco solamente alla musica magistralmente eseguita, alla voce impeccabile e unica di Jón þór Birgisson (nickname Jónsi), al suo modo di suonare la chitarra con l’archetto per violoncello; parlo in particolare del pubblico. Non ho mai visto migliaia di persone tutte insieme cadere in questo genere di catarsi e rimanere ferme e zitte per ascoltare qualcuno che sta suonando davanti a loro.
È stata una sensazione incredibile. Il loro stile è davvero unico e prima di vederli live ero convinta che trattasse di musica di nicchia, non adatta al grande pubblico proprio perché di difficile fruizione (va detto anche che i loro testi sono in islandese o in vonlenska, una lingua inventata da loro). Nonostante tutto sembrasse essere contro una diffusione così ampia della loro musica, i Sigur Rós hanno sfidato ogni pronostico e hanno conquistato – meritatamente – una grossa fetta di pubblico.
Quello della band islandese è uno show molto intenso, dove la musica surreale si fonde con le splendide coreografie del palcoscenico, suoni e luci si confondono per creare un’atmosfera onirica unica. Descrivere a parole cosa di prova durante un loro live è davvero difficile; non vi resta che andare a vedere di persona.
SETLIST DEI SIGUR RóS:
Óveður
Starálfur
Sæglópur
Glósóli
Vaka
Ný Batterí
E-Bow
Festival
Yfirborð
Kveikur
Hafsól
BIS:
Popplagið