Gli “interrogatori avanzati”, vicini alla tortura, della Cia contro i terroristi indagati dopo l’11 settembre, sono il tema dell’inchiesta che il protagonista di “The Report” di Scott Z. Burns deve ricostruire per conto della senatrice Annette Bening. E il suo lavoro meticoloso, implacabile diventa una materia coinvolgente e ottimamente documentata per il pubblico. Chiamato a capire, ragionare, partecipare, ma sempre in modo intelligente prima che emotivo. Un ottimo dramma politico american style
È raro vedere un dramma così intelligente come The Report, in uscita nei cinema italiani dal 18 novembre: e ciò che lo rende straordinario, oltre al fatto di essere basato sulle vicende di un personaggio della vita reale, è la scelta di rivisitare in modo esaustivo l’indagine sulle pratiche di “interrogatorio avanzato”, spesso ai limiti della tortura, nel post 11 settembre ad opera della CIA, non forzando i fatti alla maniera hollywoodiana, anzi permettendo allo spettatore di restare semplicemente un testimone. Il film potrebbe apparire come un incrocio tra Il caso Spotlight e The Post, due degli esempi più recenti di cinema americano politicamente e civilmente impegnato, ma in realtà risulta essere più sottile di entrambi grazie a una messa a fuoco ben definita.
Trascorriamo la maggior parte del film con Daniel Jones (Adam Driver), un dipendente della senatrice Dianne Feinstein (Annette Bening) incaricato di redigere un rapporto su eventuali anomalie nelle modalità di comportamento della CIA verso i detenuti sospettati di terrorismo dopo gli attentati alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono. Per fare questo ha dovuto confrontarsi con milioni di documenti, che lo hanno portato, in un viaggio di ben sei anni, a dimostrare importanti discrepanze nelle versioni dei fatti e gesti di estrema brutalità.
La decisione di limitare la narrazione del film solo al compito che il protagonista sta svolgendo, senza raccontare anche altri aspetti della sua vita, conferisce alla pellicola una singolarità irresistibile, ma forse potrebbe alienare alcuni spettatori. Il personaggio è sviluppato attraverso le azioni condotte sul posto di lavoro senza accenni alla sua esistenza privata, anche perché Jones non ne ha avuta una durante il periodo in cui ha scritto il rapporto. E allo spettatore viene fornita una ricostruzione altrettanto scarna, senza fronzoli, con una densa rivelazione di informazioni che richiede attenzione assoluta. Il film inizia su una base narrativa un po’ incerta, con alcuni salti di tempo fin troppo rapidi, ma presto si sistema, mentendo l’attenzione per le due ore seguenti.
Sono davvero tanti i dettagli condivisi col pubbblico, ma lo scrittore e regista Scott Z. Burns, noto soprattutto per aver collaborato con Steven Soderbergh alle sceneggiature di Contagion, Effetti collaterali e Panama Papers, ha ingegnosamente costruito un film che riesce a essere rigoroso e quasi freddo, ma del tutto coinvolgente. Il suo copione è un’impresa, con dialoghi rapidi, ben congegnati, che riempiono ogni angolo di ogni scena, e mai risulta soffocante grazie alla sua attenzione ad evitare i cliché; e Burns è consapevole che la base fattuale di ciò che è accaduto è abbastanza emozionante per qualsiasi spettatore. Il dramma politico medio forse guarderebbe a una realtà del genere suscitando di più la disapprovazione di chi guarda. Ma parte dell’intelligenza seducente di The Report è che Burns vuole capire tanto quanto sventolare una bandiera morale.
Fresco della sua prima nomination all’Oscar per BlackKklansman, Driver si mostra a suo agio con un materiale spesso difficile, impegnativo, quasi intimidatorio. Come la sceneggiatura, è altrettanto sfacciato e convincente, un uomo che segue ostinatamente le sue convinzioni, e i suoi monologhi pieni di informazioni meritano silenziosi applausi. Ma in nessun luogo l’equilibrio tra idealismo e praticità, valore e coraggio, è incarnato più squisitamente che nella superba interpretazione di Annette Bening che è Dianne Feinstein. Dai suoi capelli da negozio di bellezza al suo sguardo da donna di ferro, alla sua voce di delicata volontà, la Bening è perfetta.
Insomma The Report è un film galvanizzante, arrabbiato e urgente, che però raramente ha bisogno di alzare la voce: trasmette in modo intelligente disumanità e ingiustizia, senza drammi inutili.
The report, di Scott Z. Burns, con Adam Driver, Annette Bening, Jon Hamm, Sarah Goldberg, Michael C. Hall