Fino al 5 aprile Novara ospita “Divisionismo. La rivoluzione della luce”. Una mostra decisamente da non perdere.
Il titolo già invita in modo intuitivo e immediato a porre attenzione sul concetto di luminosità pittorica in un’epoca in cui la luce era quantomai essenziale protagonista.
La fine dell’800 rappresenta infatti una sorta di rivoluzione copernicana per la pittura, perché il progresso irrompe con macchine fotografiche e, soprattutto, con l’invenzione del cinema, che fa animare le immagini. Il rappresentare ancora con un pennello la realtà diventa stretto, si cercano metodi per riprodurre la velocità, il tempo, la dinamicità. Serve altro, per competere con le nuove invenzioni, che catturano la vita in immagini reali e in movimento.
Ecco che la lentezza della poesia pittorica e la velocità del progresso generano sperimentazioni in cui il colore si sfalda, diventa materia sé stante alla tela, diventa pennellata frenetica, punto, macchia. Diventa soggetto e non più mezzo.
Dall’Impressionismo l’uso del colore e della luce diventano elementi fondamentali. Lo studio dell’ottica apre nuove indagini sulla resa cromatica nelle tele.
Da qui il titolo della mostra “Divisionismo. La rivoluzione della luce”. Nel Divisionismo la luce viene creata per effetto ottico accostando tratteggi e svirgolate di colori puri e complementari sulla tela e le pennellate staccate che lo sguardo ricompone attraverso una sintesi tonale, diventano immagini luminose, avvolgenti e vibranti.
Il Divisionismo nasce a Milano e si espande a poco a poco dalla Lombardia al Piemonte; pertanto il castello Visconteo Sforzesco di Novara ne è contenitore perfetto per raccontare temi politici e paesaggi rurali autoctoni attraverso questo periodo artistico.
Il percorso si articola in 8 sale, che contengono oltre 70 capolavori, uno più bello dell’altro, provenienti da grandi Musei, Fondazioni e collezioni private e mette subito il visitatore a proprio agio, accogliendolo con la grandiosa opera di Previati Maternità accanto al bookshop. Se la domanda del cosa ci fa un’opera così importante nell’atrio di una mostra sta abitando i vostri pensieri, in realtà la risposta ha a che fare con un gesto decisamente altruista e nobile: l’opera, di proprietà del Banco BPM, non era mai stata esposta nel capoluogo piemontese e in questo modo è un omaggio a tutta la cittadinanza, che può ammirarla gratuitamente.
La mostra si apre con uno sguardo rivolto agli artisti della Galleria Grubicy. Grandi nomi come Tranquillo Cremona, Pellizza da Volpedo, Morbelli, Longoni, Previati, Segantini e Grubicy stesso introducono alla mostra evidenziandone le caratteristiche salienti: Dopo il Temporale di Segantini è un autentico studio sulla luce, attraverso cui prende forma un paesaggio nel quotidiano della pastorizia. Non ancora divisionista, il dipinto mostra impasti fluidi e materici che creano effetti luminosi caldi e senza tempo.
La I Triennale di Brera, tenutasi a Milano nel 1891, è il tema della seconda sala. Importantissimo evento, che sancisce ufficialmente l’entrata in scena del Divisionismo in Italia.
Da qui si prosegue con capolavori come All’ovile di Segantini e Sogno e realtà di Morbelli.
All’ovile fa parte di un ciclo di tre opere vincolate dalla sola luce di una lanterna in un ambiente buio. Il linguaggio di queste tele riprende l’indagine caravaggesca della luce che si fa presenza irradiante e rende preziosa e intima ogni cosa, in questo caso anche un luogo umile come un capanno per animali. Se ne percepisce il tepore, il calore fioco eppure vivo del momento.
La quarta sala è dedicata a Pellizza da Volpedo, con cinque opere di spiazzante sincerità rurale e poetica, che quasi fanno “entrare” i visitatori dentro allo spazio-tempo dilatato dei soggetti nei quadri.
Sul fienile è un capolavoro davanti al quale è impossibile restare indifferenti, colore, ombra, luce e soggetti toccano corde dell’animo umano con un’umiltà e semplicità disarmante, mentre il resto del paesaggio, invaso di sole in secondo piano, ci restituisce un mondo che continua.
Il percorso non affatica, le sale cambiano colore, per esaltarne le opere. Nella quinta il blu delle pareti contrasta perfettamente con le tonalità bianche dei paesaggi innevati. La neve è protagonista della stanza. Vale la pena soffermarsi su Sovigno sotto la neve di Segantini, che è anche soggetto della cartellonistica della mostra (ed è l’immagine di copertina di questo articolo). L’opera non veniva esposta dal 1970 e costituisce un unicum nella produzione dell’Artista. La valenza emotiva è portata all’estremo, la neve diventa sentimento, purezza per antonomasia, morte e rinascita di tutte le cose.
La sala 6 ha come protagonista il dipinto tripartito di Previati Migrazione in Val Padana: una processione di pecore attraversa un paesaggio ferrarese alberato, inondato di una luce visionaria, onirica e simbolista. Esposto al pubblico dopo cinquant’anni, il dipinto diventa un messaggio di catarsi, un pellegrinaggio spazio-temporale in cui si va lentamente verso un altrove, che non ci è dato conoscere.
Si prosegue, insistendo sulla potenza segnica di Segantini, fino ad arrivare all’ultima sala, dedicata al nuovo secolo e agli sviluppi del divisionismo. Qui la grande tela di Nomellini Baci di sole è un’inno alla gioia di vivere, alla tenerezza e a quella calda sensazione atemporale estiva, che pervade gli animi quando ci si circonda di serena leggerezza.
Il percorso della mostra è a U e di conseguenza il visitatore deve ripercorrere a ritroso tutte le sale già visitate. Sebbene questa scelta talvolta si riveli più un’esigenza che una felice soluzione di percorso, in questo caso non appesantisce affatto la visita, anzi la impreziosisce, fissando con ultimi sguardi ancora sognanti le opere viste. Il percorso ci accompagna così come al cuore della mostra, anche verso l’uscita, lasciandoci più luminosi, più sinceramente veri, mentre torniamo alla vita esterna.
Mostra decisamente da vedere e anche la città merita una piacevole gita, con uno sguardo al Broletto, al Duomo e, non ultimo, alla splendida cupola dell’Antonelli, più famoso per l’imponente mole, non a caso antonelliana, a Torino.
Divisionismo. La rivoluzione della luce, fino al 5 aprile, Novara, Castello visconteo sforzesco.
Immagine di copertina: Giovanni Segantini, Savognino sotto la neve, 1890.