Le due Cine di Jia Zhangke, il cuore nel passato e lo sguardo al futuro

In Cinema

Ha passato tutti i festival, da Cannes a Toronto, da New York a Londra, a Torino, il nuovo film del regista Leone d’Oro a Venezia 2006 con “Still Life”. Tre momenti nella vita del suo paese, dal 2001 all’oggi, per vedere una trasformazione tumultuosa e spietata, che non risparmia città e campagna, esseri umani e stili di vita. Il tutto in una splendida confezione “melò noir”, in cui la bellissima Qiao cerca disperatamente Bin, il gangster che ha amato in gioventù, finendo per lui 5 anni in carcere

Nel 2001 a Datong, città mineraria della Cina del Nord, la bella e giovanissima Qiao (Zhao Tao) – magnifica protagonista di I figli del Fiume Giallo, il nuovo film di Jia Zhangke  gestisce una bisca insieme al suo amante, Bin (Liao Fan), un gangster in apparenza baciato dal successo e temuto da tutti. In realtà qualcuno ha deciso di liberarsi di lui, assaltando l’auto su cui viaggia. E sarà proprio Qiao a salvare la situazione mettendosi a sparare. Non ferisce nessuno, ma ugualmente verrà condannata a cinque anni di carcere.

Quando esce di prigione, non trova nessuno ad attenderla e scopre ben presto che molte cose sono cambiate. E indietro non si torna. In quella manciata di anni fuori dal mondo, è avvenuto un cambiamento radicale e irreversibile, nel piccolo mondo di Qiao e nell’immensa Cina alle prese con trasformazioni sempre più ampie e a ritmo convulso. Un cambiamento che la protagonista si rifiuta di accettare, e infatti, ostinatamente, fino allo struggente finale, non farà altro che inseguire il suo uomo che non la vuole più.

Jia Zhangke ragiona sulla recente storia della Cina riflettendo anche e soprattutto sul proprio cinema, a partire dalla scelta di suddividere la narrazione in tre segmenti collocati in tre diversi anni (2001, 2006, 2018) e in due luoghi molto precisi e significativi: Datong, sull’arido altopiano dello Shanxi (regione natale del regista stesso e sfondo di molti suoi film, da Unknown Pleasure a Al di là delle montagne) e Fengjie, nella regione di Chongqing e delle Tre Gole, dove era ambientato Still Life, film del 2006 vincitore del Leone d’oro a Venezia. In Still Life una donna (interpretata sempre da Zhao Tao, musa e moglie del regista) cercava disperatamente l’uomo che amava, che non si era presentato all’appuntamento, sullo sfondo della costruzione dell’immensa diga sul fiume Yangtze, destinata a stravolgere la vita di milioni di persone.

In I figli del Fiume Giallo, passato nel 2018 dal Festival di Cannes a quelli Londra e New York, e da Toronto a Torino, l’ostinata Qiao vaga per Fengjie sulle tracce dello sfuggente Bin, tentando ossessivamente di recuperare una felicità passata che ormai non esiste più. E si muove alla ricerca del tempo perduto anche l’ultimo frammento di film, di nuovo ambientato a Datong. Ma se il primo segmento somiglia a un noir di John Woo degli anni Ottanta, di quelli dove Chow Yun-Fat inevitabilmente moriva da eroe sullo sfondo di colombe in volo e pallottole danzanti, il terzo appare segnato da una composta disperazione, fondata sulla piena consapevolezza di tutti gli sbagli commessi e sull’impossibilità di tornare indietro.

Questo vale per la fragile, indomita, a tratti ottusa ma sempre meravigliosa protagonista, ma anche per la Cina intera, alle prese in questi ultimi decenni con una serie di brutali trasformazioni, che hanno irreversibilmente mutato il volto delle sue città e dei suoi paesaggi naturali, correndo incontro al futuro a scapito spesso della qualità di vita del presente, oltre che della radicale rimozione del passato.

Trasformazioni che Jia Zhangke non si stanca di raccontare nel suo cinema, procedendo con coraggio e intelligenza, senza timore di confrontarsi con i generi, inanellando film di grande intensità dove il gangster movie si mescola con il melodramma, il noir con il dramma sociale. Con uno sguardo lucido e appassionato, a tratti disincantato, sempre straordinariamente preciso.

I figli Fiume Giallo di Jia Zhangke, con Zhao Tao, Liao Fan, Zheng Xu, Casper Liang, Feng Xiaogang, Yinan Diao.

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