De Sica, terza generazione, esordio ok: ecco i giovani squali della upper class

In Cinema

Con “I figli della notte” Andrea De Sica, nipote del grande Vittorio e figlio di Manuel, il musicista recentemente scomparso che avrebbe dovuto comporre la colonna sonora di questo film del figlio, disegna con atmosfere quasi horror e un clima teso, intrigante, un racconto con qualche riferimento e intenzione più ambiziosi. Giulio ed Edo, volti opposti di una generazione ricca, sfuggono in notturne avventure alle leggi del prestigioso college che stanno frequentando, in cerca del loro lato oscuro.

In confronto ai film italiani in sala in questo periodo un po’ fiacco, il lungometraggio d’esordio del figlio d’arte Andrea de Sica, I figli della notte, non è da sottovalutare. Non a caso è stato presentato, unico film italiano in concorso, al 34moTorino Film Festival, anche se non ha tardato a dividere la critica tra netti detrattori e timidi sostenitori.

La storia ruota attorno al rapporto tra Giulio (Vincenzo Crea), ragazzino di sedici anni appena entrato in un prestigioso collegio per giovani ricchi, e l’amico Edoardo detto Edo (Ludovico Succio), coetaneo e della stessa estrazione sociale, ma decisamente più ribelle e indisciplinato. Giulio è il classico personaggio impacciato e ubbidiente, con la faccia a metà tra il protagonista di Ovosodo di Paolo Virzì e quello del recente Short skin di Duccio Chiarini. Edo invece è il Lucignolo della situazione, pronto a trascinare l’amico nel lato oscuro, in situazioni decisamente più eccitanti di quelle che il collegio dorato offre loro di solito. I due si scelgono subito, sono opposti che si attraggono, e iniziano il loro comune percorso di crescita, fatto principalmente di trasgressioni e corse notturne nella neve per raggiungere un luogo proibito: la locanda a luci rosse con le sue belle e giovanissime prostitute, una specie di rivisitazione nostrana dell’One Eyed Jacks di Twin Peaks.

La regia valorizza soprattutto i primi piani dei giovani protagonisti, le loro espressioni spesso impaurite, curiose, angosciate. La cinepresa segue i personaggi e sta loro addosso, dando allo spettatore l’impressione di essere dentro il racconto, ma ogni tanto lo lascia respirare con inquadrature di esterni in mezzo alla neve, e campi lunghi dell’algido collegio in stile Overlook Hotel di Shining. In effetti nel film si ritrovano numerose citazioni e riferimenti a grandi film e autori decisamente affermati, più o meno evidenti, da David Lynch a Marco Bellocchio passando per Jacques Tati. Sicuramente un segnale di una crescita umana e professionale permeata di storia del cinema.

 

Il tocco veramente personale, De Sica lo aggiunge però occupandosi personalmente della colonna sonora. Infatti questa “favola nera”, come l’ha definita il regista, vuole essere un omaggio al padre, morto prima che potesse dedicarsi alla creazione delle musiche originali per il film. “La sua scomparsa è stata un grande dolore. Avrebbe dovuto fare lui la colonna sonora, così, poi, ho deciso che l’avrei voluta realizzare io”, dice il regista, che pur non disdegna l’uso di brani pop un po’ vintage come Ti sento dei Matia Bazar o Vivere di Tito Schipa.

Un esordio tutto sommato positivo, peccato che il racconto acceleri un po’ troppo velocemente nel finale, dopo aver costruito, con situazioni e atmosfere horror, un clima teso e intrigante.

I figli della notte, di Andrea De Sica, con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone 

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