Un anno di musiche. Tantissimi gli album usciti. Ecco i nostri preferiti. Quelli che ciascuno di noi della redazione di Cultweek Musica porterebbe con se nell’anno nuovo
Tool – Fear Inoculum
13 anni di attesa snervante spazzati via dal disco più lungo dell’intera produzione dei Tool. Un lavoro epocale, naturale evoluzione di quelli che l’hanno preceduto. Dall’incalzare dispari di Pneuma fino alla sequela di riff di 7empest, Fear Inoculum è già un must. (M.V.)
Cult of Luna – A dawn to fear
Se cerchi atmosfere cupe, capaci di violenza e di quiete dopo la tempesta, i Cult of Luna sono tutto quello di cui hai bisogno. Il loro ultimo disco è una cavalcata intensa e incombente capace di inquietare e rilassare al tempo stesso. (M.V.)
Kirill Petrenko, Berliner Philharmoniker – Čaikovskij, Sinfonia n.6.
Pochi dubbi. Il tempo di Kirill Petrenko alla direzione della Filarmonica di Berlino, appena iniziato, volgerà al bello: lo predice il mattino di questa Patetica che non vi lascerà tranquilli sulla sedia. Un altro gioiello editoriale di casa Philharmonie. (C.M.C.)
The Winston – Smith
Non so voi, ma io nel 2019 mi sono definitivamente convertito al riascolto del progressive. Non solo di grandi suoni vintage provenienti dal secolo scorso, ma anche di band e LP meravigliosi come questo lavoro di Enrico Gabrielli, Roberto Dell’era e Lino Gitto, che confermano la loro capacità di reinventare un genere con classe, memoria e la giusta dose di follia. Divertitevi anche voi! (E.B.)
Autori vari – Note di viaggio
Dischi dell’anno? Non saprei, da vecchiaccio nostalgico scelgo Note di viaggio (Bmg/Universal), l’album tributo a Francesco Guccini prodotto dal grande Mauro Pagani. Perché fa crescere le musiche del Maestrone con arrangianti rispettosi ma ricchi di sottigliezze. Perché gli interpreti sono la crème della scena italiana e spesso e volentieri “fanno loro” le canzoni (su tutti Malika Ayane, Brunori Sas, Carmen Consoli, Ligabue, ma non c’è nessuna cover meno che bella). Perché c’è un inedito di Guccini (Natale a Pavana). E perché mi sono reso conto, riascoltando L’avvelenata e Quattro stracci, che con Guccini è meglio non litigarci: critico criticone o morosa in fuga che tu sia, se ti scontri con lui finisci nella storia universale dell’infamia. (R.C.)
Brittany Howard – Jaime
Il primo album da solista della cantante e chitarrista dei Alabama Shakes è un debutto brillante, eccezionale. Rock, soul, jazz; senza paura la Howard si diverte a sperimentare, supportata da musicisti del calibro di Robert Glasper o Nate Smith. Un album ricco e personale da ascoltare e riascoltare. (G.B.B.)
The Choir of St John’s College, Cambridge / Andrew Nethsingha – Magnificat
In questo album sono raccolti sei Magnificat e Nunc Dimittis di diversi autori moderni. Andrew Nethsingha è affascinato da come lo stesso testo possa aver ispirato musiche tanto diverse e ce ne dà una prova con questa registrazione di alto livello, in cui diverse atmosfere si susseguono formando un mosaico affascinante. (G.B.B.)
Creedence Clearwater Revival – Live at Woodstock
50 lunghi anni ci sono voluti per riesumare i brani suonati a Woodstock dalla band di John Fogerty e non presenti nello storico LP del concerto. 11 tracce davvero imperdibili (A.M.)
Mariss Jansons, Bavarian Radio Symphony Orchestra – Anton Bruckner, Symphony No.9
La sua morte lo scorso novembre ci ha costretto a ricordare quanto sia stato grande il direttore di origine sovietica. Innumerevoli le sue incisioni di riferimento. Qui lo ricordiamo con l’ultima, uscita nel 2019, la monumentale nona sinfonia di Bruckner. Un ennesimo gioiello. (A.M.)
Sharon Van Etten –– Remind Me Tomorrow
Il quinto album della cantautrice americana la trova al picco della maturità artistica, e qui, in modo coinvolgente e autentico, ci racconta pezzi della sua vita. Remind Me Tomorrow è pieno di canzoni devastanti nella loro bellezza, di un rock intenso e dinamico. Seventeen, in particolare, è già un inno, che racconta il senso di potenzialità dell’adolescenza dal punto di vista della donna ormai adulta. (C.A.)
Billie Eilish – When We All Fall Asleep, Where Do We Go?
È impossibile non aver mai ascoltato Bad guy, punta di diamante del primo lavoro della giovanissima Billie Eilish; il suo When We All Fall Asleep, Where Do We Go? è l’album più ascoltato del 2019 su Spotify. Un mix di generi racchiude arrangiamenti vocali, distorsioni, temi impegnati. Da ascoltare: you should see me in a crown.
(S.B.)
Nick Cave & the Bad Seeds – Ghosteen
Nick Cave ha avuto la capacità di trasformare un lutto devastante in pura arte; nel suo ultimo album l’artista affronta il dolore della perdita del figlio adolescente e crea una delle opere più belle e genuine della propria carriera; con i Bad Seeds fa l’occhiolino alla musica ambient e ci regala un album che entrerà a far parte della storia della musica.
(S.B.)
Nino Rota, Riccardo Chailly – The Fellini Album
Nel quarantesimo della scomparsa di Nino Rota, un anno prima dell’anniversario felliniano (Fellini è nato nel 1920), Riccardo Chailly dirige la Filarmonica della Scala in un’escursione surreal-nostalgica tra le suite delle colonne sonore dei capolavori di Fellini: Amarcord, La dolce vita, Otto e mezzo, Casanova. Musica imparentata con le cantilene donizettiane, le cui parentesi di malinconia non sono altro che una commovente sospensione. (M.L.P.)
Giovanni Antonini, Il Giardino Armonico – La morte della ragione
Un percorso di ostinato avvicinamento alla musica barocca, a partire dall’anonima Pavana cinquecentesca che dà il titolo all’ultimo album di Giovanni Antonini, che con il suo ensemble attraversa enigmi rinascimentali, pagine misteriose come istantanee di un’epoca che supera se stessa, con suggestioni che ci portano direttamente a Philip Glass. (M.L.P.)