Concerti per lo più concentrati nell’autunno compensati da tante uscite discografiche, spesso di ottima qualità. Selezione, dunque, ardua più del consueto. Ma anche quest’anno non ci siamo sottratti al compito di scegliere. Ciascuno secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni musicali
Neil Young and Crazy Horse – Barn
Un disco fuori dal tempo, registrato in un fienile (da cui il titolo) che recupera in pieno le sonorità del miglior Neil Young, quello acustico, malinconico e rilassante. Ma anche con canzoni dove attacca l’ampli alla chitarra e diventa il profeta del grunge. Estremo e bellissimo, come la sua carriera. (E.B.)
Les Talens Lyriques / Christophe Rousset – Armida di Antonio Salieri
La giovanile Armida di Antonio Salieri, scritta a Vienna quando il compositore era protegé di Gluck, è una delle numerose opere tratte dalla Gerusalemme liberata nel corso del Settecento. La ricchezza della partitura è esaltata nell’esecuzione dell’ensemble Les Talens Lyriques ottimamente diretti da Christophe Rousset reduce dal successo recente delle recite della Calisto di Cavalli alla Scala. (M.L.P.)
Lise Davidsen / London Philharmonic Orchestra / Sir Mark Elder – Arias and Songs
Il giovane soprano finlandese Lise Davidsen è diventata in poco tempo una delle artiste più richieste nei teatri europei. Questa incisione ne svela le impressionanti doti vocali, soprattutto nel repertorio romantico tedesco. Più che le sfumature, sono la qualità e quantità della sua voce a colpire chi la ascolta ad esempio nei wagneriani Wesendonck-Lieder. Da scoprire. (M.L.P.)
Alessio Lega – A.L. canta Ivan Della Mea
Ivan Della Mea (1940-2009), lucchese di nascita e milanese di adozione, colonna del Nuovo Canzoniere Italiano e del nostro canto politico, è stato anche un grande chansonnier visionario. Alessio Lega mette bene in luce questo suo aspetto in ombra con un album appassionato, ricco di suoni e di ospiti. Tra le perle, le splendide Rosso un fiore e Io so che un giorno, e l’ultima canzone scritta e registrata da Paolo Pietrangeli, la struggente Il Mea. (R.C.)
Daniil Trifonov – Bach: The Art of Life
Bach e la sua cerchia: i figli C.P.E., Johann Christian, J.C.F., Wilhelm Friedemann. Pagine che rendono la varietà di umori che circolavano in famiglia, dal severo al geometrico al galante. Assai belle le variazioni di Ah, vous dirai-je, maman che verranno riprese da Mozart, sublime l’Arte della Fuga con l’ultima Fuga a tre soggetti completata dallo stesso Trifonov. Due cd dal format assai intelligente. Il trentenne pianista russo padroneggia lo strumento in modo miracoloso. (R.C.)
Christopher Rountree & wild Up – Vol.1: Femenine di Julius Eastman
Julius Eastman è stato un compositore afroamericano dallo spiccato talento e una grande originalità. In questo splendido album l’ensemble wild Up guidato da Christopher Rountree propone Femenine, un pezzo scritto nel 1974 che ci apre le porte ad un universo sonoro d’incanto. Le influenze minimaliste si mischiano all’avanguardia e perfino a toni più leggeri in un percorso segnato da continue sorprese. Una volta terminato l’album il primo impulso è quello di farlo ripartire subito da capo. (G.B.B.)
Alexander Hawkins – Togetherness Music (For Sixteen Musicians)
A metà tra jazz (improvvisazione e swing) e musica classica, questo album pone una sfida all’ascoltatore, lo incuriosisce e lo interroga, senza dargli alcuna risposta precisa. Il disco presenta sei brani dal carattere molto diverso, ognuno intrigante a modo proprio. Stupefacente, sagace, emozionante, una bella scoperta. (G.B.B.)
Ducktails – Impressions
Le impressioni Di Matt Mondanile, ex chitarrista dei Real Estate e ideatore e fondatore dei Ducktails, si esplicano in queste tracce e ci parlano di suoni e colori che ci portano nella penisola ellenica, dove lui vive, e di reminiscenze sugli anni 80. Meno low-fi dei precedenti lavori e molto più calibrato, Matt ci presenta e ci infiocchetta questo piccolo gioiello, che è stato realizzato assieme a un collettivo locale di musicisti. (M.L.)
The War on Drugs – I Don’t Live Here Anymore
Bel disco, solido, senza picchi ma senza neanche burroni profondi. La band che sarà a Milano il 5 aprile prossimo, ha raggiunto una discreta maturità e ha voluto mettere i puntini sulle i, consolidando un’ idea di sound che può mettere d’accordo un ascoltatore super indie con un rocker più classico e portando alla luce un disco più che onesto. Si potrebbe dire che al quinto disco ci si aspettava qualcosa di diverso ma squadra che vince non si cambia. (M.L.)
Sons of Kemet – Black To The Future
Sempre politici ed evocativi, con il simbolismo dei loro testi, fedeli al ritmo afrobeat. I Sons of Kemet tornano a incantare la scena jazz (ormai internazionale oltre che londinese) con le sonorità calde del sax di King Shabaka (Hutchings) e con i bassi che animano l’album e la band. In questa incisione, tra le numerose voci, quelle della britannica Lianne La Havas e della poetessa americana Moor Mother. (C.C.)
Iosonouncane – Ira
Arrabbiato, come un artista deve essere. Ricchissimo di suoni, di invenzioni, di elettronica ma anche di strumenti. Ancora più strumentale del successo precedente, DIE. Un album suonato, che infatti sarebbe dovuto uscire prima “dal vivo” (in concerto, nel tour 2020) per poi, solo in seguito, essere distribuito. Ma sappiamo come sono andate le cose con la pandemia… Non ci resta che ascoltarlo, magari in LP, in attesa dei concerti del 2022.
(C.C.)
Francesco Di Marco, Andrea Micucci – Edvard Grieg: Complete Works for Piano 4 Hands
Due giovani pianisti, professori al Conservatorio di Gallarate, alle prese con un repertorio poco “frequentato” del grande musicista norvegese ed eseguito con professionalità e rigore. Sufficiente per raccomandarne l’ascolto. (A.M.)
Sam Fender – Seventeen Going Under
È un album più maturo del precedente questo secondo lavoro di studio del giovane cantautore inglese Sam Fender. Dice di averci lavorato durante il lockdown e che questo ha reso i suoi testi più intimi e riflessivi rispetto al suo primo album, Hypersonic Missiles. Dentro ci sono sempre un bel rock e riferimenti a Bruce Springsteen, ma il salto qualitativo è notevole. (S.B.)
Damon Albarn – The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows
Si ispirano alla natura e ai paesaggi islandesi queste 11 tracce del nuovo lavoro solista del frontman di Blur e Gorillaz. Albarn è poliedrico, non ama ripetersi, ma ogni volta riesce a stupire; The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows è un piccolo gioiello fatto di atmosfere contemplative, quasi catartiche. (S.B.)